L’esito referendario non assegna premi, assegna compiti.
Sovrapponendo i risultati del referendum
costituzionale con i dati della disoccupazione per provincia su
territorio nazionale forniti da Istat
abbiamo disponibile una mappa della disperazione, soprattutto giovanile
nella fascia 15 – 24 anni, con punte talmente estreme al sud da far
prevedere esodi di massa.
Il Governo lo sapeva, Renzi lo sapeva e
già con la Finanziaria 2015 (legge 28 dicembre 2015, n. 208),
rileggendola oggi col senno di poi, c’era stata tanta disponibilità ad
impegnare risorse per effettuare sconti fino al 40% della contribuzione
per posto di lavoro. Disponibilità in più rispetto alla contrazione
invece imposta dal Governo europeo per la Finanziaria imminente.
I trend
territoriali della disoccupazione sono davvero paurosi e non permettono
strumentalizzazioni né atteggiamenti da fughe in avanti di quella
politica di destra che addita motivazioni che tornano bene alla loro
stantia ideologia, quella del fuori tutti che noi siamo orgogliosi e
migliori, quella dell’autarchia in generale che li ha fatti affiancare
al NO.
Il Governo lo sapeva e bene, tanti erano
i giochini televisivi, le frasi a slogan immesse nei tg e in bocca al
rappresentate politico di turno seduto negli show di politica piazzati in prima fascia oraria.
L’Italia nelle difficoltà di una
“stagnazione secolare” ha dimostrato però di non essere quel paese di
scimmie che gli anglosassoni e i tedeschi vorrebbero che fosse per
sempre, un bacino di manodopera a basso costo dove i fondi privati
possono permettersi di tutto fin anche acquisire aziende per
farle chiudere in base a disegni strategici di quote di mercato a
livello internazionale.
L'Italia non è un paese di scimmie come
la piattaforma di Murdoch (dei suoi collaboratori ormai) con la sua
missione da compiere, fare egemonia culturale capitalistica, voleva
assicurare a tutta quella rete di operatori tra pubblici e privati
attivi nel mondo della finanza.
Ora però non c’è vittoria, ma c’è stata
solo una conta di quali siano le capacità effettive di percezione della
realtà da parte delle popolazioni della nostra penisola che versano in
stati differenti da sud a nord ma anche tra ovest ed est.
Se Renzi fosse stato più sincero forse
ci sarebbe stata una maggior comprensione delle difficoltà in cui
operava ma fino all’ultimo si è posto sul piano del superuomo sbagliando
in modo irrimediabile e facendo cesure ovunque, negando le reali
difficoltà. In contesti del genere è premiato solo chi riesce a
raccogliere forze politiche autentiche, economiche e sociali ma non
quelle che vivono di opportunismi, rapine e soprusi.
Il Cnel, quello appunto che Renzi voleva
liquidare, aveva pubblicato importanti report, depurati dagli influssi
propagandistici, che parlavano chiaro e dai quali ogni forza politica avrebbe potuto e dovuto prescindere.
Invece si è scelto la linea di contrasto sul piano comunicativo senza
spessore ritenendo con lo staff Murdoch che si potesse soffocare il grido di disperazione proveniente dai territori.
La sovrapposizione del voto e delle
mappe della disoccupazione collimano a tal punto che se non si porta
davvero in Europa una differente impostazione democratica si rischia di
consegnare comunità intere produttive e ben scolarizzate al primo
isterico di destra che passa, come sta già abbondantemente accadendo.
Per questo l’Austria di Van Der Bellen
ci conforta per qualche minuto ma è evidente che se poi la via da
percorrere è quella di una austerità pura e semplice senza mettere in
discussione il paradigma dei consumi iniziando a pensarne uno della
socialità e dei conseguenti bisogni da soddisfare allora ritorniamo alla
visione classica dell’economia che non ha soluzione, generatrice di
sazietà accanto all’indigenza di intere masse.
Per Senza Soste Jack RR
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