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18/12/2016

Tangentopoli infinita su Roma e Milano. Ma il caso Marra è più grave

Se la vicenda Sala è ordinaria e prevedibile, quella di Marra indica una pericolosa debolezza strutturale dentro il M5S

Guardare la politica da vicino fa bene, la fa uscire da quella dimensione letteraria, ed identitaria, che la rende spesso inutile come strumento di un qualsiasi cambiamento. Guardare la politica da lontano fa altrettanto bene, aiuta a capire quello che gli sguardi concentrati su un raggio di trenta centimetri e trenta minuti, la misura massima dello spazio e del tempo nella politica di oggi, non riescono a razionalizzare. Guardando la politica da lontano, osservando i fatti di Milano (autosospensione sindaco Sala) e di Roma (arresto uomo di fiducia del sindaco Raggi) vediamo una certa regolarità di movimento nella Tangentopoli infinita che agita il paese da un quarto di secolo.
 
Prima di tutto il ruolo della magistratura: qualcosa che sta tra lo strumento di lotta tra fazioni, il regolatore sistemico e la corporazione in grado di esaltarsi nel proprio ruolo.

Poi quella che viene chiamata convenzionalmente la politica: inevitabilmente in grado di riprodurre solo i nessi interni di potere, incapace di farsi blocco sociale, debole nei processi di legittimazione. E’ una politica strutturata solo secondo la logica, sterile e compulsiva, dell'economia della predazione che si differenzia solo per contesti locali ed età della formazione dei cartelli elettorali. Così quando arrivano le ondate di inchieste – che tanto più si mostrano come azioni che tendono ad abbassare i costi della politica e a mettere i piedi nel sistema degli appalti, tanto più si legittimano – tutto ciò che è politica istituzionale cade o vacilla pericolosamente. Senza un blocco sociale e delegittimata, la cordata politica di turno fa presto a naufragare.

In questo caso, nella reciproca delegittimazione che i sindaci di Milano e Roma ricevono dagli atti della magistratura, sembrerebbe che, dal punto di vista dello spettacolo, si fosse davanti a un pari. Un problema per uno, tra Pd e 5 stelle, e tutti a casa.

Ma partita doppia della morale, quella che assegna i punteggi di rispettabilità alle parti, tra PD e movimento 5 stelle, stavolta pero’ non è pari. Non certo perché i riflettori accesi sul mondo di Sala non rivelino niente di grave. Expo appartiene all’economia della predazione di piccoli e grandi appalti, di piccole e grandi reti finanziarie e bancarie attorno a questo mondo, come poche altre cose costruite in Italia negli ultimi anni. E Sala dava la netta impressione di essere intrappolato entro le logiche, ferree e complesse assieme, di questa economia già dai tempi della nomina a commissario di Expo. Poi, sulle ricadute giuridiche della questione non siamo certo noi a giudicare. Il punto è che il nesso appalti, economia della predazione, intervento della magistratura è strutturale. Quando proliferano gli appalti si attiva un'economia della predazione, legata a questi appalti e alle banche, e poi arriva il regolatore, sia sistemico che dei conti: la magistratura.

Il renzismo ha provato a farsi un’immagine neutralizzando quest’ultima, la candidatura di Sala e la nomina dell’angelo degli appalti Cantone sono sinergiche, ma evidentemente non ci è riuscito. Sala, il candidato di Renzi, usando un linguaggio da Gazzetta, non ha neanche mangiato il panettone e si è autosospeso causa indagini.

La maggiore gravità dei fatti romani rispetto a quelli milanesi non si misura però nel peso economico delle aree oggetto di intervento della magistratura. La vicenda Marra è più grave perché il movimento 5 stelle ha chiesto consenso in nome del ripristino della morale pubblica e non sta affatto riuscendo a ripristinarla. I Sala, in quest’ottica, sono nel conto, i Marra non devono esserlo. L’arresto del braccio destro della sindaco Raggi – braccio destro che si è rivelato un tratto di continuità tra Alemanno, Polverini e Marino lungo quindi tutta Mafia Capitale – rivela una debolezza strutturale del movimento 5 stelle. Quella di non saper costruire una organizzazione solida, con i dovuti anticorpi, con un programma strategico, e strutturato, di uscita dei territori da una economia della predazione. Del resto, ancora oggi, ci sono i Fico che teorizzano che il M5S non deve essere strutturato. Tenetevi allora i Marra viene da dire, con la debolezza organizzativa dovute alle cerchie di amicizie e alla improvvisazione strutturale, le lotte intestine, le scomuniche reciproche, le dimissioni di assessori neanche fossero allenatori di Zamparini, la rabbia dei militanti.

Se il M5S romano appare infiltrato, e l’arresto di Marra va nella direzione della conferma di questa impressione, il fatto una cosa la dice. Ovvero che un movimento che si è solo caratterizzato, come forma organizzativa, per le espulsioni, per il primato di una azienda 2.0 come infrastruttura interna (la Casaleggio) deve fare i conti con una formula politica e di governo che è nettamente insufficiente a governare metropoli complesse. Tantomento confidando in leggi elettorali, come il doppio turno, che gonfiano i voti ma da sole non possono gonfiare la capacità di governo. Capacità che, come si è visto, non passa tanto dalla nomina di specialisti con curriculum degno di Jp Morgan, e da un po’ di movimento di post e commenti su Facebook, ma da una solida struttura dal basso, da saperi collettivi, da un intreccio tecnologico e sociale dove la base conta non solo quando vota in rete.

Tutti sappiamo che il governo di Roma è di una complessità pari a quella di un ibrido tra Calcutta e Manhattan. Gli Alemanno, e i Rutelli e i Veltroni prima, l’hanno affondata. Non aver saputo dare un’alternativa, fino ad adesso, credibile, dopo averla a lungo invocata è un fatto grave. Il resto, Sala, è normale amministrazione, economia della predazione in automatico. Ed è da questa che ci dobbiamo liberare.

Redazione, 16 dicembre 2016

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