Fra poco più di due mesi la Francia sceglierà il Presidente, ma questo avrà effetti che non si limiteranno alla Francia e riguarderanno anche i precari equilibri italiani.
La prima conseguenza sarà di carattere generale e riguarderà l’Europa:
se a vincere sarà la Le Pen, non c’è dubbio che salterà tutto in aria,
Euro, Ue e compagnia cantante (dico subito che, nonostante la mia
ostilità a questa Europa, non auspico affatto questo risultato perché
una fascista, per quanto annacquata, all’Eliseo non è cosa che poi non
comporti altre conseguenza assai meno desiderabili). Ma se dovessero
vincere Fillon o Macron (e credo sia più probabile il secondo) questo
non risolverà la crisi della Ue, ma, al massimo, gli darà un po’ di
fiato per qualche tempo, soprattutto se la Le Pen dovesse superare il 45%.
Peccato che Melenchon e Hamon non abbiano trovato un accordo
che avrebbe portato un candidato della sinistra al ballottaggio e che
si sarebbe rivelato un candidato più insidioso per la Le Pen, perché
raccoglierebbe voti anche nelle sue fila, cosa molto più difficile ad un
tecnocrate di centro, comunque si chiami. Del resto, le elezioni
tedesche potrebbero riaprire tutta la partita, ma ne parleremo a parte.
Ma veniamo all’Italia e vediamo gli effetti dei sue scenari in vista delle prossime politiche.
Vittoria della Le Pen: ovviamente il maggior
beneficiario sarebbe Salvini, che potrebbe aspirare alla leadership
della destra e ad un risultato con almeno il 2 davanti per il suo
partito, soprattutto se Toti ed i suoi amici dovessero staccarsi da Fi.
Simmetricamente, calerebbe, sino a tramontare del tutto, la stella del
Cavaliere che dovrebbe rassegnarsi alla marginalità o ad accettare la
leadership di Salvini. Scenario da incubo per il Pd che dovrebbe
fronteggiare una marea anti euro e non avrebbe neppure un possibile
alleato di governo (Fi), costretto a schiacciarsi contro la sua sinistra
e cercare qualche intesa con il M5s. Se il segretario fosse ancora
Renzi, il suo declino accelererebbe e la crisi del Pd si approfondirebbe
con rischio di nuove scissioni.
Scenario non bello neanche per il M5s che scoprirebbe che la Lega non
è un possibile alleato, ma un temibile concorrente che inizierebbe a
insidiare il suo elettorato.
Per il Mdp potrebbero aprirsi spazi nel caso di crisi del Pd, ma
potrebbero ridursi se questo portasse ad una nuova segreteria più di
“sinistra” del Pd che potrebbe portare al rientro di almeno una parte
del partito appena nato. Sinistra Italiana, in questo caso, potrebbe
giovarsi del rapido declino di Mdp, ma molto dipenderebbe dal suo
dinamismo politico.
Morale generale: fine della legislatura già dal giorno dei risultati e nove elezioni entro sei mesi.
Vediamo, invece lo scenario che vede la Le Pen sconfitta.
Ovviamente, il maggiore danneggiato sarebbe Salvini che forse
pagherebbe il prezzo di una scissione di Bossi e vedrebbe archiviato il
suo sogno di diventare il leader di tutta la destra. Per converso,
questo segnerebbe il rilancio del Cavaliere che potrebbe tornare ad
essere il punto di attrazione della destra e non solo per i leghisti e
FdI, ma anche per la residua area di centro (Alfano, Casini, Verdini e
frattaglie varie, da Tosi a Marchini a Fitto e ai resti dell’ex area
Giannino ecc.) e questo potrebbe riportare Fi oltre il 20 e l’area di
centro destra verso un pericoloso 34-35%.
Per il Pd sarebbe una (amarissima) mezza vittoria, perché gli darebbe
l’alleato con cui fare un governo di “unione nazionale” o giù di lì, ma
potrebbe farlo diventare terzo schiacciato fra la nuova destra ed il
M5s: brutto affare che riproporrebbe la crisi interna. Il M5s potrebbe
uscirne bene, evitando la concorrenza della Lega (che però, in uno
scenario del genere, difficilmente potrebbe appoggiare dall’esterno un
governo Di Maio, ammesso che i voti possano bastare), ma, se (come
sembra probabile) non dovesse raggiungere il 40%, si troverebbe a fare i
conti con la delusione della sua base (ma di questo parleremo a parte).
Per Mdp la situazione potrebbe farsi difficile qualora i suoi voti
fossero determinanti per un governo Pd-Fi. Sinistra Italiana dovrebbe
giocare di conserva infilandosi nelle contraddizioni altrui.
Morale: probabile governo Fi-Pd e durata un po’ più lunga della legislatura, diciamo 2 anni.
Ci sono poi altre due conseguenze extra politiche:
sino al ballottaggio francese resterebbe in bilico la scelta della nuova
City: se vincesse la Le Pen il discorso di Parigi sarebbe chiuso, e
l’alternativa secca sarebbe Milano-Francoforte. Se la Le Pen perdesse,
Parigi surclasserebbe Francoforte e diventerebbe una rivale molto forte
di Milano.
Secondo effetto extra politico è quello che riguarda
la campagna acquisti in Italia di Bollorè e soci: una sconfitta della
Le Pen rafforzerebbe quella campagna perché schiererebbe alle spalle di
Vivendi un governo amico e vice versa nel caso di vittoria della Le Pen.
Riparliamone a metà maggio.
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