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18/03/2017

Super Mario TARGET2 – prima parte

Molti di voi avranno letto, qualche settimana fa, questa criptica dichiarazione del Governatore della BCE Mario Draghi secondo cui l’Italia, in caso di uscita dall’euro, dovrebbe saldare un conto di 358 miliardi (pari a circa il 20% del PIL!). Parliamo di un’eventualità concreta? No. Diciamolo subito. Quest’uscita maldestra suona come uno degli ultimi disperati atti delle élites europee che provano a scongiurare la fine inevitabile dell’unione monetaria affidandosi al terrorismo psicologico. Prima di spiegare il motivo di questo ragionamento, però, facciamo un passo indietro spendendo due parole sull’italiano più potente d’Europa.

Breve e incompleta biografia di un banchiere centrale

Una volta superata la spessa cortina fumogena creata dai media mainstream la figura di Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, già governatore della Banca d’Italia e funzionario del Ministero del Tesoro (prima di un rapido giro di valzer a Goldman Sachs) appare molto più interessante. Se volete farvi due risate guardatevi questo video in cui l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ne da una sua personalissima descrizione. Qui sotto c’è la nostra.

Da funzionario del ministero del Tesoro nei primi anni ’90 Draghi fu protagonista della grande stagione delle privatizzazioni ovvero una delle più grandi svendite di patrimonio pubblico della Storia europea seconda forse solo alla privatizzazione delle industrie della Germania Est dopo la riunificazione.

Da governatore della Banca d’Italia (dunque responsabile della vigilanza sulla operazioni interbancarie) avallò la dubbia (eufemismo) operazione di acquisto di Banca Antonveneta da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena per 9 miliardi (più 7 di debiti). Soltanto un anno prima il Banco Santander aveva comprato Antonveneta da Abn-Amro per poco più di 6 miliardi. L’acquisizione distrusse le finanze della terza banca italiana e gettò le basi per la recente rovina dei risparmi di diverse migliaia di azionisti, obbligazionisti, e potenzialmente, anche correntisti di MPS.

Da governatore della Banca Centrale Europea ricordiamo la sua missiva (scritta nel 2011 a quattro mani con il governatore uscente Trichet) circa i provvedimenti che il governo italiano avrebbe dovuto prendere con la massima urgenza per arginare la crisi del debito sovrano. Quella lettera, che da 6 anni definisce il fallimentare programma economico e sociale dei governi italiani (Monti, Letta, Renzi e Gentiloni), sancì la caduta dell’ultimo esecutivo espresso da un processo democratico.

Gli esperti considerano Draghi l’uomo che nel Luglio 2012 salvò l’euro quando, mentre gli interessi sui titoli di Stato dei PIIGS salivano alle stelle, rilasciò la famosa dichiarazione del “whatever it takes”, preannunciando l’inizio del quantitative easing, iniziato quasi 3 anni dopo. Questo è il virgolettato:

There is another message that I want to tell you today. It is that within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough!
 
C’è un altro messaggio che voglio darvi oggi. Rimanendo nel nostro mandato, la BCE è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessaria per preservare l’euro. E credetemi. Sarà sufficiente.


Immediatamente dopo questa dichiarazione lo spread (cioè i punti percentuali di differenza) tra il tasso di interesse sui titoli di stato a scadenza 10 anni della periferia e quelli della Germania si ridusse drasticamente. Potete apprezzarlo osservando il grafico qui sotto, relativo ai BTP italiani. La linea rossa verticale è il Draghi moment.


Sarebbe bello chiedere a Mario Draghi perché abbia deciso di annunciare il QE solamente nel Luglio del 2012 dopo che per più di un anno in mezza Europa vennero imposte misure di austerità lacrime e sangue sotto il ricatto dell’insostenibilità dei tassi di interesse sul debito. Non si sarebbe potuto rassicurare i mercati prima delle inutili riforme del governo Monti? O forse lo spettro dello spread serviva a convincere i popoli europei ad accettare di buon grado provvedimenti rivolti esplicitamente alla riduzione dei loro redditi?

I nostri amici Greci invece se lo ricordano per aver salvaguardato il regolare svolgimento del processo democratico congelando la liquidità disponibile per le banche Greche in vista del referendum sul piano di riforme proposto della Troika. Una decisione obbligata si disse, già, ma obbligata da cosa? Non certo da una mancanza di denaro visto che, come tutti ben sappiamo e come lo stesso Draghi ci conferma, la BCE il denaro lo crea dal nulla. E quindi perché sono stati presi certi provvedimenti? Perché con tale tempismo?

Tutte domande molto interessanti che purtroppo però non riceveranno mai nessuna risposta. Nel favoloso mondo di Eurolandia il governatore della BCE è indipendente da tutti i governi (tranne forse che da uno) e deve rendere conto solo a se stesso e (se esiste) a Dio come lo Imperatore. D’altra parte gli €uristi non hanno mai fatto mistero di apprezzare la società medioevale. Vi lascio con le parole di Giuliano Amato in una celebre intervista del 13 Luglio 2000 con Barbara Spinelli:

E perché non tornare all’epoca precedente Hobbes? Il Medio Evo aveva un’umanità ben più ricca, e una pluri-identità che oggi può servire da modello. Il Medio Evo è bellissimo: sa avere suoi centri decisionali, senza affidarsi interamente a nessuno. E’ al di là della parentesi dello Stato nazionale. Anche oggi, come allora, riemergono nelle nostre società i nomadi. Anche oggi abbiamo poteri senza territori su cui piantare bandiere. Senza sovranità non avremo il totalitarismo. La democrazia non ha bisogno di sovrani.

(continua...)

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