Molti di voi avranno letto, qualche settimana fa, questa criptica dichiarazione
del Governatore della BCE Mario Draghi secondo cui l’Italia, in caso di
uscita dall’euro, dovrebbe saldare un conto di 358 miliardi (pari a
circa il 20% del PIL!). Parliamo di un’eventualità concreta? No.
Diciamolo subito. Quest’uscita maldestra suona come uno degli ultimi
disperati atti delle élites europee che provano a scongiurare la
fine inevitabile dell’unione monetaria affidandosi al terrorismo
psicologico. Prima di spiegare il motivo di questo ragionamento,
però, facciamo un passo indietro spendendo due parole sull’italiano più
potente d’Europa.
Breve e incompleta biografia di un banchiere centrale
Una volta superata la spessa cortina fumogena creata dai media mainstream la figura di Mario Draghi, presidente
della Banca Centrale Europea, già governatore della Banca d’Italia e
funzionario del Ministero del Tesoro (prima di un rapido giro di
valzer a Goldman Sachs) appare molto più interessante. Se volete farvi
due risate guardatevi questo video in cui l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ne da una sua personalissima descrizione. Qui sotto c’è la nostra.
Da funzionario del ministero del Tesoro nei primi anni ’90 Draghi fu protagonista della grande stagione delle privatizzazioni
ovvero una delle più grandi svendite di patrimonio pubblico della
Storia europea seconda forse solo alla privatizzazione delle industrie
della Germania Est dopo la riunificazione.
Da governatore della Banca d’Italia (dunque responsabile della vigilanza sulla operazioni interbancarie) avallò la dubbia
(eufemismo) operazione di acquisto di Banca Antonveneta da parte di
Banca Monte dei Paschi di Siena per 9 miliardi (più 7 di debiti).
Soltanto un anno prima il Banco Santander aveva comprato
Antonveneta da Abn-Amro per poco più di 6 miliardi. L’acquisizione
distrusse le finanze della terza banca italiana e gettò le basi per la
recente rovina dei risparmi di diverse migliaia di azionisti,
obbligazionisti, e potenzialmente, anche correntisti di MPS.
Da governatore della Banca Centrale Europea ricordiamo la sua missiva
(scritta nel 2011 a quattro mani con il governatore uscente Trichet)
circa i provvedimenti che il governo italiano avrebbe dovuto prendere
con la massima urgenza per arginare la crisi del debito sovrano. Quella
lettera, che da 6 anni definisce il fallimentare programma economico e
sociale dei governi italiani (Monti, Letta, Renzi e Gentiloni), sancì la
caduta dell’ultimo esecutivo espresso da un processo democratico.
Gli esperti considerano Draghi l’uomo che nel Luglio 2012
salvò l’euro quando, mentre gli interessi sui titoli di Stato dei PIIGS
salivano alle stelle, rilasciò la famosa dichiarazione del “whatever it takes”, preannunciando l’inizio del quantitative easing, iniziato quasi 3 anni dopo. Questo è il virgolettato:
There is another message that I want to tell you today.
It is that within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes
to preserve the euro. And believe me, it will be enough!
C’è un altro messaggio che voglio darvi oggi. Rimanendo nel nostro
mandato, la BCE è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessaria per
preservare l’euro. E credetemi. Sarà sufficiente.
Immediatamente dopo questa dichiarazione lo spread (cioè i punti
percentuali di differenza) tra il tasso di interesse sui titoli di stato
a scadenza 10 anni della periferia e quelli della Germania si ridusse
drasticamente. Potete apprezzarlo osservando il grafico qui sotto,
relativo ai BTP italiani. La linea rossa verticale è il Draghi moment.
Sarebbe bello chiedere a Mario Draghi perché abbia deciso di
annunciare il QE solamente nel Luglio del 2012 dopo che per più di un
anno in mezza Europa vennero imposte misure di austerità lacrime e
sangue sotto il ricatto dell’insostenibilità dei tassi di interesse sul
debito. Non si sarebbe potuto rassicurare i mercati prima delle
inutili riforme del governo Monti? O forse lo spettro dello spread
serviva a convincere i popoli europei ad accettare di buon grado
provvedimenti rivolti esplicitamente alla riduzione dei loro redditi?
I nostri amici Greci invece se lo ricordano per aver salvaguardato il regolare svolgimento del processo democratico congelando la liquidità disponibile per le banche Greche in vista del referendum
sul piano di riforme proposto della Troika. Una decisione obbligata si
disse, già, ma obbligata da cosa? Non certo da una mancanza di denaro
visto che, come tutti ben sappiamo e come lo stesso Draghi ci conferma, la BCE il denaro lo crea dal nulla. E quindi perché sono stati presi certi provvedimenti? Perché con tale tempismo?
Tutte domande molto interessanti che purtroppo però non riceveranno
mai nessuna risposta. Nel favoloso mondo di Eurolandia il governatore
della BCE è indipendente da tutti i governi (tranne forse che da uno) e
deve rendere conto solo a se stesso e (se esiste) a Dio come lo Imperatore. D’altra
parte gli €uristi non hanno mai fatto mistero di apprezzare la società
medioevale. Vi lascio con le parole di Giuliano Amato in una celebre intervista del 13 Luglio 2000 con Barbara Spinelli:
E perché non tornare all’epoca precedente Hobbes? Il Medio Evo
aveva un’umanità ben più ricca, e una pluri-identità che oggi può
servire da modello. Il Medio Evo è bellissimo: sa avere
suoi centri decisionali, senza affidarsi interamente a nessuno. E’ al
di là della parentesi dello Stato nazionale. Anche oggi, come allora,
riemergono nelle nostre società i nomadi. Anche oggi abbiamo poteri
senza territori su cui piantare bandiere. Senza sovranità non avremo il
totalitarismo. La democrazia non ha bisogno di sovrani.
(continua...)
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