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06/10/2017

Kurdistan iracheno - I riflessi politici della scomparsa di Talabani

di Francesca La Bella

Messaggi di cordoglio sono giunti alla famiglia e al partito di Jalal Talabani dagli alleati di sempre così come da tutti i principali avversari politici. Il presidente kurdo-iracheno ha proclamato il lutto nazionale e il giorno successivo lo stesso premier iracheno al Abadi ha deciso di seguire l’esempio di Barzani. Nelle stesse ore i maggiori leader mondiali hanno ricordato con parole di stima l’ex presidente dell’Iraq e fondatore dell’Unione Patriottica del Kurdistan (Puk).

Talabani, dal 2005, anno della sua elezione alla presidenza dell’Iraq, aveva assunto un ruolo di mediazione tra le istanze kurde e quelle irachene e, grazie ai legami di lungo corso con Teheran, era riuscito a cementare una rete di alleanze trasversali che attraversava i confini del Krg passando per Sulaymaniyya. L’eredità dell’anziano leader rimane oggi nelle mani del suo partito, nato alla metà degli anni ’70 come scissione del Kdp oggi al Governo, della moglie e dui due figli. Il primo, Bafel, uomo di intelligence fuori dalla scena politica ufficiale e il secondo, Qubad, attuale vice primo ministro del Governo regionale del Kurdistan iracheno.

Una linea di successione solida che dovrebbe portare a non temere uno sconvolgimento degli equilibri interni alla galassia politica kurdo-irachena nonostante la dipartita di Talabani. Il contesto in cui la scomparsa è avvenuta rischia, però, di cambiare in maniera sostanziale l’evolversi degli eventi. Il voto referendario del 25 settembre ha consolidato il potere del Kdp e della famiglia Barzani, riportando nettamente il potere decisionale verso Erbil.

Il Puk e le altre forze di opposizione, come Gorran ad esempio, dopo un’iniziale titubanza hanno deciso di non opporsi al voto e schierarsi a favore del nuovo progetto di indipendenza. Nonostante questo, gli oneri e gli onori della vittoria sembrano essere nelle sole mani del governo in carica che, con la legittimità acquisita con il voto, potrebbero decidere di restringere ulteriormente gli spazi di apertura verso le opposizioni. Le prime avvisaglie si sono già palesate. La costituzione di una nuova entità, il Political Leadership of Kurdistan – Iraq, che gestisca il processo post-referendario ha incontrato l’opposizione sia di Gorran sia del Puk che, per bocca della moglie di Talabani, Hero Ibrahim Ahmed, ha definito l’istituzione del nuovo organo come un “grave errore” dovuto all’errata valutazione della situazione contingente.

La dirigenza del Krg ha, però, proseguito per la sua strada mentre all’orizzonte si profilano le elezioni del prossimo mese. Dopo più di due anni di rinvii, il primo novembre dovrebbero, infatti, tenersi le elezioni parlamentari e presidenziali per il governo della regione autonoma. Non ancora un atto di secessione, ma un tentativo da parte di Barzani e del Kdp di capitalizzare il sostegno ottenuto con il referendum. In questo senso, la debolezza del Puk, incapace in questa fase di essere reale alternativa al partito di governo, potrebbe essere amplificata dallo sbandamento dovuto alla scomparsa di Talabani.

A questo si aggiunga che il contesto d’area non è favorevole alla stabilità politica interna del Krg. L’interdipendenza con gli eventi che coinvolgono la popolazione curda negli altri territori dell’area, in Siria così come in Turchia o in Iran, la competizione tra il modello proposto dal Kdp e quello diffusosi grazie all’azione del Pkk e del Pyd e la chiusura totale dei confini a seguito del risultato referendario pongono i partiti locali davanti a scelte politiche cruciali.

Per un’eventuale rottura con l’attuale (e probabilmente anche futura) maggioranza di governo, le opposizioni, e il Puk in particolare, necessiterebbero di solide relazioni interne e internazionali, di un progetto organico per fare fronte ai numerosi bisogni della società locale e, probabilmente, anche di un leader capace di rendere questo processo accettabile dentro e fuori dai confini del paese.

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