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10/12/2017

Germania. La deriva suicida dell’Spd

Il Partito socialdemocratico tedesco, SPD, non dà l’impressione di aver compreso la gravità della situazione in cui si trova. Anche se continua a perdere migliaia di iscritti, un profondo riposizionamento programmatico e personale è da escludere. Si tratta comunque di un processo che non ha mai interessato alcuni fra i maggiori rappresentanti del vertice del partito, impegnati soprattutto nel mantenimento delle loro poltrone ministeriali.

Costoro non sono affatto dispiaciuti della decisione del loro congresso federale di aprire trattative a tutto campo con il partito democristiano, CDU, in vista della formazione di un nuovo governo di grande coalizione. Non saranno trattative semplici. C’è da temere che, ancora una volta, la coesione del partito abbia il sopravvento su ogni altra considerazione. Nel congresso se ne è avuta un’anticipazione. Non vi è stata nessuna rielaborazione critica del dibattito successivo all’esito disastroso delle elezioni politiche di settembre e non è emersa nessuna critica forte alla direzione del partito.

Tuttavia, la decisione non è definitiva. Per i socialdemocratici, le altre opzioni possibili sono tre: interrompere le trattative con i democristiani, andare all’opposizione o mettere in conto nuove elezioni. D’altronde, solo i giovani militanti potrebbero, in teoria, impedire una grande coalizione o una stretta cooperazione con i democristiani. Le ragioni non mancano. Qualsiasi modello “rosso-nero” sarebbe un altro chiodo sulla bara della socialdemocrazia. E non bisogna dimenticare che, se la politica attuale sarà proseguita, per richiedenti asilo, lavoratori a basso reddito, pensionati impoveriti e disoccupati sarà ancora più dura.

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