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Cara Luciana,
sono Viola, portavoce nazionale di “Potere al popolo!”.
Tu non mi conoscerai, ma io sono cresciuta con i tuoi testi, apprezzando la tua apertura mentale, e ti confesso di essere rimasta delusa dal tuo breve scritto di oggi, per come liquida un’esperienza larga e finalmente entusiasmante come “Potere al popolo!”.
“Potere al popolo!” nasce in seguito all’appello di un gruppo di giovani del centro sociale napoletano “Je so’ pazzo”, con l’idea di sfruttare questa tornata elettorale davvero deprimente per far sentire la voce degli esclusi, per rappresentare i non-rappresentati, che in questo paese sono maggioranza.
Questo appello ha emozionato al punto che in un solo mese migliaia di persone in tutta Italia hanno deciso di lanciare più di 100 assemblee che hanno rimesso insieme non solo il variegato mosaico della sinistra “partitica”, ma soprattutto associazioni, comitati, centri sociali, singoli senza partito ma con tanta voglia di attivarsi.
Questa partecipazione dal basso, che è solo all’inizio e che andrà ben oltre le elezioni, può diventare la culla di una nuova organizzazione delle classi popolari, e non a caso è stato subito riconosciuta da Podemos, da Momentum, da France Insoumise... La nostra strategia è chiara: ricostruire un terreno sociale tramite pratiche di lotta, mutualismo, solidarietà, controllo popolare delle istituzioni; ri-politicizzare ampi settori di masse; riportare una grossa fetta giovanile a parlare di politica, a sentirla come uno strumento, a sentirsi protagonisti del loro futuro, a ricominciare a sognare.
La strategia che invece tu ci proponi è di andare insieme a D’Alema, Speranza, Bersani, a coloro che sono fra i responsabili del collasso della sinistra e dell’arretramento delle nostre condizioni di vita, odiati dalle masse. Politici che, persa la lotta di potere dentro al PD, cercano di raccogliere voti per riproporci un nuovo centrosinistra. Non ci pare una grande strategia, ma la riproposizione di qualcosa che la storia ha già sconfitto. Qualcosa di triste e di corto raggio.
Dubitiamo fortemente che, come tu scrivi, Lenin, Gramsci e Togliatti sarebbero stati sostenitori di D’Alema e Bersani. Poi magari li abbiamo letti male noi, eh.
Di sicuro quello che ti chiediamo non è di condividere il nostro progetto, ma di informare correttamente. Di continuare a essere curiosa, anche solo portando avanti questo confronto, e soprattutto di pensare ai giovani, non soffocando nella culla ogni loro speranza di trasformare davvero questo paese.
Grazie e speriamo a presto!
Viola Carofalo
Portavoce Nazionale “Potere al Popolo!
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Qui di seguito l’articolo di Luciana Castellina su Il manifesto
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L’errore di strategia della lista «Potere al popolo»
Pasquale Vozza, con il garbo che gli è proprio (ormai raro nel corrente dibattito politico) mi ha rimproverato in una lettera pubblicata ieri sul manifesto per aver osservato in un recente articolo che la proposta di Potere al popolo, sostenuta (direi capeggiata) da Rifondazione Comunista ignora la complessità del pensiero comunista. Con lo schematismo imposto dallo spazio osservo che la mera espressione di bisogni pur sacrosanti, non accompagnata da una qualsivoglia analisi della situazione in cui si opera, e da una strategia che renda quella rivendicazione praticabile, avrebbe incontrato la critica più aspra di tutti i comunisti cui vale la pena di richiamarsi: da Lenin a Gramsci a Togliatti. Per dire una sola cosa: non valutare l’importanza della esplosione del Pd, l’equivoco che ha paralizzato ogni iniziativa di sinistra e anzi discreditato l’idea stessa di sinistra in tutti questi anni, a me pare una seria sciocchezza. Quanto accaduto – che è il risultato anche delle lotte che tutti abbiamo combattuto – a cominciare da quella contro il Jobs act e contro la proposta referendaria di Renzi, non è certo risolutivo, ma apre uno spazio per ridar fiducia a un nuovo inizio. Oltre a costituire un prezioso contributo a costruire nel nuovo pericoloso parlamento un presidio democratico che impedisca non improbabili colpi di mano contro quella Costituzione che tutti abbiamo difeso. Quanto a chi predica l’astensione, spero che Pasquale non sia fra coloro che pensano sarebbe assunta come una critica di sinistra, una proposta alternativa, anziché come l’ennesima espressione della dilagante sfiducia nella possibilità di cambiare le cose.
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