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03/03/2018

Elezioni 2018. Chi paga la campagna di Emma Bonino?

Impossibile non notare che, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, dappertutto campeggia uno slogan “Il voto utile per battere l’odio” ed una faccia, sempre la stessa: quella di Emma Bonino.

La paginona sul Corriere della Sera; la paginona sulla Stampa; la pubblicità di apertura sul sito di Repubblica, megacartelloni luminosi alle stazioni, cartelloni sui bus e manifesti enormi sui muri.

Quella di #EmmaBonino sembra una campagna per le presidenziali USA, costosa ed aggressiva come non se ne vedevano da tempo.

Allora le domande sono sempre la stesse: chi sta finanziando la campagna elettorale di Emma Bonino? Com’è possibile che una tizia che non ha raccolto nemmeno una firma per candidarsi a queste elezioni si possa permettere una campagna elettorale simile senza avere alle spalle nè un gruppo parlamentare, nè un partito?

Si, perchè anche il suo ex partito – il partito radicale – ha deciso per l’astensione a queste elezioni per protesta contro il governo per la mancata approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario su cui, peraltro, il mite e pacato Gentiloni aveva dato la propria parola in diretta televisiva.

Ma che glie ne frega, ormai, ad Emma Bonino delle drammatiche condizioni delle carceri italiane e delle promesse mancate del governo su una riforma attesa da tantissimi anni. Ora Emma ha altro a cui pensare.

Tuttavia, anche a prescindere dalle sue scelte attuali – l’Europa prima di tutto – la Bonino avrebbe il dovere di spiegare, qui ed ora, chi sta pagando questa roba perchè non è difficile immaginare che nel caso in cui venisse eletta dovrebbe, quanto meno, restituire i lauti favori ricevuti in campagna elettorale.

Ma non era un cavallo di battaglia dei radicali la trasparenza sulle relazioni tra lobby e politici?

A quanto pare Emma Bonino ha preferito abdicare anche a questi principi appartenenti al repertorio tradizionale dei radicali italiani pur di accaparrarsi uno scranno sicuro.

Lo stato di salute di una democrazia si misura anche da queste cose ed il silenzio che la Bonino sta opponendo ostinatamente alle domande che le piovono da più parti circa la sua personale e dispendiosissima campagna elettorale ci racconta di una democrazia profondamente malata.

Una democrazia malata, in cui un movimento nato dal basso come #Poterealpopolo deve conquistarsi con le unghie e con i denti il superamento della famigerata soglia del 3%, senza soldi e solo con il lavoro dei volontari; mentre ad una rappresentante della casta fedele agli eurocrati e a chissà chi, basta semplicemente inventarsi due settimane prima delle elezioni un simbolo che non rappresenta niente e nessuno ed incassare l’ok di Renzi su un’operazione che serve solo a portare acqua al mulino delle prossime larghe intese.

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