11/06/2018
Il G7 non c’è più, ed è una buona cosa
La foto con la signora Merkel pronta alla carica verso un Trump a braccia conserte con l’aria del bulletto strafottente, mentre intorno tutti i leader degli altri paesi del G7 non sanno che dire, che fare, per chi parteggiare, quella foto la ricorderemo a lungo. Essa segna la fine definitiva di un’epoca, quella cominciata con il crollo del muro di Berlino e subito dopo dell’Unione Sovietica.
Quest’epoca, che muore senza alcun rimpianto, è stata segnata dal dominio assoluto sul resto del mondo da parte della coalizione occidentale aggregata attorno agli USA. La Russia asservita di Eltsin era stata associata a questa coalizione e così il G7 era diventato G8, con la presenza di un Putin che ancora non era quello di oggi.
Ricordate le giornate di Genova 2001, la Diaz e l’assassinio di Carlo Giuliani da parte di un carabiniere? A Genova c’era il G8 e il popolo di sinistra di tutta Europa contestava quel vertice nel nome del NO alla globalizzazione. La globalizzazione economica e le guerre imperiali nel nome della democrazia erano infatti la forma concreta con la quale il dominio del capitalismo occidentale voleva imporsi sul mondo. Del resto era stato Kissinger ad a affermare che la globalizzazione era solo “il sistema americano esteso a tutti”.
Poi la globalizzazione è entrata in crisi, per tre cause di fondo. La prima è stata la crescita del potere economico, politico ed anche militare dei paesi che l’Occidente voleva sottomettere. Russia, India, Cina, Sud Africa. I Brics dai quali gli Stati Uniti stanno cercando di riprendersi il Brasile con il golpe contro Lula. Tanta parte del mondo oggi non è più sottoposta al vecchio dominio occidentale.
La seconda causa di crisi della globalizzazione è stata la grande depressione e stagnazione economica iniziata nel 2007 e non ancora conclusa.
La terza è stata la scelta egoistica delle classi dirigenti e di ricchi dell’occidente di non spartire nulla dei loro successi. Le classi medie ed i lavoratori sono stati massacrati dalle classi dirigenti europee e americane mentre queste estendevano i loro guadagni in tutto il mondo. E il consenso interno negli stati guida della globalizzazione è crollato.
È cosi alla fine il sistema di potere affermatosi nel 1989 è entrato in una crisi irreversibile.
Ha un bel dire Trump che rivuole il G8 con la Russia. Quest’ultima oramai non è più interessata, si va verso un mondo multipolare dove gli USA non potranno più dettar legge. E fanno un buco nell’acqua Macron e Merkel quando invece ripropongono un’alleanza euroatlantica che sono gli USA stessi, indeboliti nonostante le sbruffonerie di Trump, a non potersi più permettere.
Il vecchio mondo sta crollando con una velocità fino a ieri impensabile e, anche se non si vede ancora quello nuovo e i rischi di terribili guerre sono sempre lì a minacciarci, una cosa è certa: la globalizzazione guidata dall’Occidente è il passato.
In questa situazione ci sarebbe davvero lo spazio per una diversa politica internazionale dell’Italia. Che mettesse in discussione quel pericolosissimo ferrovecchio che è la NATO assieme ad una Unione Europea che economicamente e politicamente non sa più dove andare.
Invece da un lato Gentiloni, il PD e la grande stampa sono diventati fanatici più che mai di un mondo che la foto di Montreal descrive nel suo stato autodistruttivo. D’altro lato il nuovo governo, al di là di qualche inutile battuta, pare dominato dalla paura della legittimazione, e si conferma euroatlantico proprio quando questa parola diventa un nonsenso. Restiamo servi senza neppure saper più bene di chi.
Così le classi dirigenti italiane, vecchie e nuove, mantengono il paese totalmente esposto ai colpi delle macerie del vecchio mondo che crolla.
Fonte
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento