Nella storia della rivoluzione francese ci sono
figure che attraversano, pienamente, il campo medico e quello politico.
Una di queste fu, nella Francia prerivoluzionaria, dottore reggente
all’università di Parigi, la carica più alta all’epoca, insegnando
patologia, anatomia e fisiologia. Ed è la stessa figura che promosse la Pétition des citoyens domiciliés rivolta al sovrano per l’istituzione del principio una testa un voto per l’elezione dei delegati agli Stati Generali.
Eletto come deputato di Parigi agli Stati Generali fu lui a proporre la Sala della Pallacorda, nella quale i rappresentanti del terzo stato si dichiararono Assemblea nazionale, risultando sia tra i primi firmatari del celeberrimo giuramento della Pallacorda sia tra i delegati dell‘Assemblea
che presentarono a Luigi XVI la costituzione e la dichiarazione dei
diritti dell’uomo. Occupandosi di riforma penale propose, sempre all’Assemblea,
il principio della separazione delle responsabilità dei parenti
rispetto a quelle delle persone giudicate colpevoli e fece approvare,
all’Assemblea, il principio dell’uguaglianza della pena a prescindere dal censo.
Imprigionato durante il Terrore
fu scarcerato e questo episodio segnò comunque la fine della sua vita
politica. Riprese la vita civile impegnandosi duramente per la
diffusione del vaccino contro il vaiolo scoperto da Edward Jenner.
Insomma, un esempio di vita dedicata, oltre che all’insegnamento universitario, alla democrazia e alla causa della vaccinazione e della eguaglianza della pena in nome dell’illuminismo e dell’uscita dalle tenebre del pregiudizio.
Bene, mettendo tra parentesi il dibattito storiografico sulla sua appartenenza o meno alla massoneria, stiamo parlando di Joseph-Ignace Guillottin inventore della famigerata ghigliottina simbolo del Terrore,
della spettacolarizzazione della pena di morte del mondo moderno, e
della serializzazione della pena capitale che, lasciando la fase
artigianale, prende così sembianze e produttività del nascente mondo
industriale.
Prima di Guillotin la pena capitale era differenziata
per classi sociali e per reato commesso, rendendo macchinosa e
complicata la dinamica amministrativa e logistica di distribuzione ed
erogazione della pena. Dopo Guillotin la pena capitale assume, oltre ai
caratteri di universalità (una unica pena erogabile per tutti), anche
quelli di serialità, velocità, efficienza e maggiore igiene. Dalla
figura di Guillotin oltre alla democrazia e alla vaccinazione
spunta così anche la dimensione della razionalizzazione e della
accelerazione dell’istituzione della pena di morte. In Guillotin si toccano quindi biopotere, potere di dare e salvaguardare la vita, e potere tanatologico, potere di lasciar morire e dare la morte.
Sembrerà strano ma la promozione del vaccino anti Covid
non ha nessuno dei caratteri di universalizzazione della democrazia e
della vaccinazione tipici dell’epoca di Guillotin e nemmeno della
razionalizzazione della pena di morte. Ma ha sicuramente un tratto in
comune che è molto poco novecentesco: quello dell’egemonia delle professioni liberali nei processi strategici durante un periodo di crisi e di rivoluzione.
Oggi la vaccinazione si propone non come cooperazione, come nelle
politiche nazionali all’epoca di Jenner, ma come competizione,
tecnologicamente accelerata, nella corsa alla produzione del vaccino.
Una competizione che sovrappone a quella tra stati, quella tra grandi
multinazionali della medicina. La democrazia, nella crisi Covid,
non si propone nella sua dinamica estensiva, come in Guillotin, ma in
quella della esternalizzazione dei propri poteri a favore della governance sanitaria e finanziaria. E oggi non si razionalizzano le tecniche della pena di morte,
semplicemente si lasciano morire le persone nelle zone dove non si
interviene nella cura, nella prevenzione perché il servizio pubblico si
contrae e si ritira. Ma il tratto comune è indiscutibilmente uno: le professioni liberali,
oggi come allora, mutate nella forma e nelle competenze, sono alla
testa di questi processi. Allora nelle rivoluzioni politiche, oggi in
quelle tecnologiche necessarie per il contrasto al virus. Da allora ad
oggi il sacrificio dei molti, a causa di logiche della razionalizzazione
diverse tra le epoche ma pur sempre dominanti, fa parte di questi
processi. Se la superstizione ed i pregiudizi, anche ai nostri giorni, si riproducono sempre, come accade con il complottismo e i novax, bisogna comunque guardare con sospetto critico
all’evoluzione politica e sociale di democrazia e vaccinazione per
capire come pensare e agire in un altro modo rispetto alle correnti oggi
dominanti.
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