Domenica è successo in televisione qualcosa che ci dice molto sullo stato dell’informazione e quindi dello stato del paese. Nel talk show Mezz’ora in più, su Rai 3, gli ospiti si sono lanciati in uno spericolato esercizio di benaltrismo commentando l’irruzione di sabato alla sede CGIL.
Tra l’approvazione dei presenti, il direttore del quotidiano la Repubblica, Maurizio Molinari, ha proferito un appassionato monologo sul movimento no tav, che riportiamo testualmente
“I No Tav sono un organizzazione violenta, quanto resta del terrorismo italiano anni '70. Diciamo che per un torinese, No Tav significa sicuramente terrorista metropolitano, chiunque vive a Torino ha questa percezione. La cosa più grave nei confronti dei No Tav è che siccome si avvolgono di una motivazione ambientalista, quando questa motivazione viene legittimata loro reclutano, con una dinamica che ci riporta davvero agli anni '70”.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che sabotaggi, manifestazioni, picchetti e disobbedienza civile sono pratiche di resistenza portate avanti dai movimenti ambientalisti in tutto il globo, tra l’altro regolarmente celebrate proprio sulle pagine del suo giornale purché si verifichino a quella distanza di sicurezza che non infastidisce i finanziatori del suo gruppo editoriale.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che la sua percezione del movimento no tav non è quella di “chiunque vive a Torino”, ma quella di un ristrettissimo circolino formato da qualche esaltato che si è entusiasmato per le madamine del Rotary club, il tempo di un happening in piazza Castello.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che nel movimento no tav si riconoscono, da decenni, centinaia di migliaia di cittadini tra Torino e la Val Susa, la totalità delle associazioni ecologiste italiane e dei partiti verdi che siedono al parlamento europeo senza contare sindaci, consiglieri regionali, unione montana e decine di enti in tutta la regione Piemonte.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che “i no tav” non sono un’organizzazione, violenta o non-violenta che sia, ma un movimento che fa paura per una sua peculiarità davvero unica in Italia: fa quello che dice e dice quello che fa.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che “il terrore” in Val di Susa lo elargisce uno Stato che manganella una popolazione che ha la sola colpa di aver tenuto la schiena dritta per troppo tempo, che minaccia di togliere i figli ai genitori che li portano a manifestare, che entra all’alba nella case per portarsi via parrucchieri, pescivendoli, studenti, commesse e pensionati per rinchiuderli tra quattro mura.
Forse vale la pena ricordare a Molinari che lui fa il direttore del principale quotidiano “di sinistra” e che sta parlando del più longevo e radicato movimento ambientalista italiano. E che è proprio fortunato a vivere in un paese in cui può vendere anche una solo copia dopo una sparata del genere.
P.S.
Che Maurizio Landini, presente in studio, se ne sia stato capo chino ad annuire a questa serie di enormità, pronunciate tra l’altro nel solo intento di ridimensionare l’assalto alla sede del sindacato di cui è segretario generale, la dice lunga anche sullo stato della CGIL.
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