I suicidi fra le truppe statunitensi sono aumentati del 15% nel 2020 rispetto all’anno precedente, una tendenza preoccupante che ha costretto il Pentagono a moltiplicare le iniziative per combattere il fenomeno. Nel 2020 580 soldati sono morti per suicidio rispetto ai 504 del 2019, secondo i dati del Congresso e del Dipartimento della Difesa. Nel 2018, ci sono stati 543 morti suicidi tra le truppe. Nei rapporti non ci sono spiegazioni sui motivi del calo avvenuto nel 2019 e poi seguito da un aumento notevole nel 2020.
La maggior parte dei militari che si sono tolti la vita sono giovani arruolati da poco. L’ esercito ha registrato il picco di suicidi in particolare fra i suoi soldati stanziati nelle basi dell’Alaska. In quei luoghi il freddo raggiunge temperature di meno 60 gradi, a cui si aggiungono il ritmo serrato dell’addestramento, l’isolamento geografico e sociale, il costo della vita alto, l’abuso di alcol e i disturbi del sonno causati dalla luce che passa dalle 4 ore al giorno in dicembre fino alle 21 ore di giugno. Tutti fattori che hanno creato problemi per la salute mentale negli elementi più giovani fra i militari.
Una ricerca del 2019 condotta nella base di Fort Wainwright, sotto il comando dell’Us Army Garrison Alaska, ha rilevato che il 10,8% dei militari aveva manifestato idee di suicidio. I soldati hanno anche espresso preoccupazione per il cibo fornito e il problema (che riguarda un terzo del campione) della mancanza di soldi per comprare alimenti di qualità. Un altro elemento denunciato concerne la distanza e i costi per le famiglie che vogliono raggiungere i ragazzi in servizio, visite quasi del tutto azzerate durante la pandemia da covid. Il generale dell’esercito Mark Milley ha dichiarato, testimoniando dinanzi alla Commissione della Camera che si occupa delle forze armate, che di sicuro il ritmo dell’addestramento ha influenzato il tasso di suicidi tra le truppe. L’esercito ha speso più di 200 milioni di dollari negli ultimi anni per migliorare la qualità della vita e prevenire il suicidio nelle sue basi in Alaska.
Nel rapporto del 2019 i funzionari dell’esercito hanno prescritto una serie di rimedi che vanno dalle tende oscurate per garantire un sonno migliore all’incremento dei consulenti per la salute mentale. Tuttavia nell’esercito c’è chi considerata ancora una debolezza la ricerca di aiuto per problemi psichici.
Dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 l’esercito ha regolarmente schierato soldati dell’Alaska nelle guerre in Medioriente. Chissà se questo c’entra: probabilmente i generali diranno di no (ma loro mica vanno a combattere).
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento