di Guido Salerno Aletta
C'è una apparente discrasia tra la tendenza dei consumi a contrarsi, per via della contrazione dei redditi reali delle famiglie, e la dinamica delle imprese che accelerano gli acquisti di materie prime e di semilavorati, aumentando il magazzino e sostenendo per questa via i prezzi della produzione in vista di ribaltarli sulle vendite.
E sono proprio gli acquisti delle imprese a tenere viva l'economia, allontanando la prospettiva della recessione che appare e scompare un giorno dopo l'altro, come un miraggio.
In periodi di inflazione, si guadagna soprattutto sfruttando la differenza dei prezzi nel tempo.
Rispetto al prezzo di vendita sul mercato finale, guadagnano di più le imprese che hanno comprato prima, rifornendosi dunque a prezzi inferiori, rispetto ai concorrenti che si sono attardati.
Un gioco pericoloso, una scommessa: bisogna affrettarsi ad aumentare il fatturato, prima che il sistema si pianti: perché la recessione arriverà comunque, ma intanto chi può si avvantaggia.
Il rischio è di trovarsi con il magazzino pieno di merce ed il mercato che non tira più. E con i prezzi che calano, sia a monte che a valle, esposti sui costi ma fermi sui ricavi.
I modelli capitalistici di arricchimento non hanno più a che fare solo con la storica accumulazione dei profitti d'impresa, con il plusvalore derivante dallo sfruttamento dei rapporti di forza a sfavore del lavoro salariato.
Gli esempi sono molteplici.
Aumentare la propria dimensione, per le economie di scala che ne derivano, essendo i margini via via crescenti mentre i costi unitari diminuiscono, è la prima strategia.
Esternalizzare le funzioni ancillari, delegandole ad altre imprese specializzate, risparmiando sui costi di struttura per concentrarsi sul core business: è un tipico esempio di economia di scopo.
Questi due modelli considerano l'impresa come lo strumento da organizzare in modo più efficiente ai fini della accumulazione del profitto e non come l'oggetto stesso della creazione di profitto finanziario.
Fondere o acquisire imprese, per aumentarne la dimensione e l'efficienza, è una modalità analoga a quelle precedenti, così come lo è comprare una impresa per spacchettarla e rivenderla a pezzi, al fine di far emergere il valore nascosto dalla integrazione aziendale.
Il modello di competizione mercantilistica, che cerca di ridurre al massimo il costo dei fattori di produzione, è primitivo, primordiale.
Si sfruttano le asimmetrie conoscitive, le onde montanti: impacchettare e cartolarizzare i mutui, vendendoli per esternalizzare i rischi prima che si avverino; investire nei processi innovativi quando offrono prospettive di ritorni più elevati una volta che vengono incorporati nei sistemi aziendali correnti; speculare sulla scarsità di materie prime in vista di una dinamica favorevole del mercato; comprare ai fallimenti, a prezzi stracciati.
Chi ha fegato, rischia: magari guadagna molto, forse perde ancora di più.
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