Non si può dire che la notizia sia arrivata come un fulmine a ciel sereno visto che si tratta di un paese in guerra, ma la sua fonte è decisamente insospettabile: l’Onu.
La notizia, rilanciata in Italia dalla agenzia Agi, rivela che l’Onu ha avvertito che una guerra prolungata in Ucraina potrebbe creare le condizioni per trasformare il Paese in un centro di produzione di anfetamine.
“Lo abbiamo constatato in altri conflitti”, ha dichiarato Angela Me, coordinatrice Onu dell’Ufficio contro le droghe e il crimine (UNODOC). Secondo l’Onu il numero di laboratori di anfetamine che sono stati smantellati in Ucraina era già passato dai 17 del 2019 ai 79 del 2020.
Il rapporto Onu indica che sin da molto prima dell’invasione russa, nel febbraio scorso, in Ucraina si era registrato un aumento del traffico di eroina e della produzione di anfetamine. Le situazioni belliche, come è accaduto in Siria e Birmania, favoriscono il traffico di droghe sintetiche, che si possono produrre in qualsiasi località.
“Le economie del narcotraffico possono fiorire in situazioni di conflitto e debolezza dello stato di diritto, e possono, a loro volta, prolungare o alimentare il conflitto”, avverte un rapporto curato dall’Ufficio Onu. Intanto, rileva Angela Me, occorre vigilare anche su quali percorsi segua ora l’eroina che prima attraversava l’Ucraina clandestinamente.
“La capacità dell’Ucraina di produrre droghe sintetiche potrebbe crescere mentre la guerra continua”, ha aggiunto l’esperta dell’UNODOC, “Non hai la polizia che va in giro e ferma i laboratori nelle zone di conflitto”.
La notizia è decisamente pesante ma non sorprendente. Già con l’invasione Nato dell’Afghanistan la produzione di oppio aveva avuto un incremento notevole “nonostante” la presenza di migliaia di soldati delle potenze occidentali.
Già nel 2017, in piena vigenza dell’occupazione militare della Nato, i coltivatori di papaveri avevano battuto ogni record e raggiunto le novemila tonnellate di produzione di oppio: l’87 per cento in più rispetto al 2016, e sì che nel 2016 l’oppio prodotto in Afghanistan aveva raggiunto le 4.800 tonnellate; il record precedente risaliva al 2014, con 6.400 tonnellate. La produzione di oppio già nel 2006 aveva superato quella degli anni precedenti l’invasione della Nato.
Si potrebbe – e si dovrebbe – poi parlare del Kosovo “imposto e liberato” dalla Nato, sganciandolo dalla Federazione Jugoslava con la guerra del 1999. Il traffico annuale di eroina afghana attraverso il Kosovo è di circa 60 tonnellate, con un giro d’affari di oltre 3 miliardi di euro. Almeno il 70% di tutta l’eroina che raggiunge l’Europa passa dal Kosovo, fatto che ha permesso alla mafia kosovara di diventare uno dei gruppi criminali più potenti in Europa.
E tutto questo nonostante la presenza sul posto dei militari e degli agenti delle missioni NATO ed Eulex (Unione Europea). Il presidente imposto dalla Nato al Kosovo, Hashim Thaci, nel 2020 è finito in carcere all’Aja con l’accusa di crimini di guerra commessi nel paese durante il conflitto combattuto fra il 1998 e il 2000. Nel 2021 il Tribunale dell’Aja ha rifiutato la sua scarcerazione.
Al momento dunque una cosa può essere affermata, senza timore che finisca nel mirino dei cacciatori di fake news al servizio della propaganda Nato. Sui famosi e presunti laboratori statunitensi di armi biologiche in Ucraina ci sono solo le fonti di Mosca e quindi è proibito parlarne.
Ma sui laboratori di anfetamine in Ucraina questa volta c’è la certificazione dell’Onu, o forse – sulla base di quanto accaduto in Afghanistan e Kosovo – potremmo affermare che c’è anche la “certificazione” della Nato.
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