I reazionari sono degli idioti, specie quando pensano di essere furbissimi e di poter approfittare senza sforzo della disgrazie altrui.
Il sindaco di Bergamo, in quota Pd (o vai a sapere in quale scantinato “centrista” sia finito per il momento) ha promosso il gemellaggio tra la città che sciaguratamente governa e quella ucraina di Bucha, dove sarebbero stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità da parte delle truppe russe. Esistono, come sempre in guerra, anche versioni opposte, ma non è questo il punto.
Il punto è nella motivazione che lo stesso Gori ha dato per la sua decisione: “Impossibile per noi non ritrovarvi alcuni tratti in comune con la vicenda della nostra città, a sua volta divenuta simbolo di un altro evento tragico, quello della pandemia di Covid19 che a Bergamo, tra marzo e aprile del 2020, ha causato 700 vittime, e oltre 6000 nella nostra provincia”.
In pratica, è l’ammissione che le istituzioni italiane si sono comportate verso la popolazione del proprio paese – Bergamo è solo uno degli esempi, anche se il più tragico – esattamente come i responsabili della “strage di Bucha”.
Ricordiamo sinteticamente l’opposizione di Gori e Sala (quota Pd), insieme ad Assolombarda e leghisti, contro ogni ipotesi di zona rossa in Val Seria, agli inizia della pandemia.
Quegli slogan finto libertari che arrivavano dai palazzi del potere – “Bergamo non si ferma”, “Milano non si ferma”, ecc. – erano il velo che copriva malamente l’intenzione di lasciar dilagare il virus e contare poi i morti a decine di migliaia, pur di non disturbare l’ansia di profitto degli industriali (lombardi ed europei).
Criminali contro l’umanità, insomma, con l’aggravante di essere in tempi di pace e di aver scientemente lasciato morire migliaia di persone che dovevano invece essere protette, dal punto di vista sanitario, dalle istituzioni di questo paese.
Geniali, nella propria perversa ottusità!
Qui di seguito il comunicato con cui i familiari delle vittime della pandemia a Bergamo sottolineano la “confessione” del sindaco Gori. In modo ovviamente sottilmente ironico...
Il sindaco di Bergamo, in quota Pd (o vai a sapere in quale scantinato “centrista” sia finito per il momento) ha promosso il gemellaggio tra la città che sciaguratamente governa e quella ucraina di Bucha, dove sarebbero stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità da parte delle truppe russe. Esistono, come sempre in guerra, anche versioni opposte, ma non è questo il punto.
Il punto è nella motivazione che lo stesso Gori ha dato per la sua decisione: “Impossibile per noi non ritrovarvi alcuni tratti in comune con la vicenda della nostra città, a sua volta divenuta simbolo di un altro evento tragico, quello della pandemia di Covid19 che a Bergamo, tra marzo e aprile del 2020, ha causato 700 vittime, e oltre 6000 nella nostra provincia”.
In pratica, è l’ammissione che le istituzioni italiane si sono comportate verso la popolazione del proprio paese – Bergamo è solo uno degli esempi, anche se il più tragico – esattamente come i responsabili della “strage di Bucha”.
Ricordiamo sinteticamente l’opposizione di Gori e Sala (quota Pd), insieme ad Assolombarda e leghisti, contro ogni ipotesi di zona rossa in Val Seria, agli inizia della pandemia.
Quegli slogan finto libertari che arrivavano dai palazzi del potere – “Bergamo non si ferma”, “Milano non si ferma”, ecc. – erano il velo che copriva malamente l’intenzione di lasciar dilagare il virus e contare poi i morti a decine di migliaia, pur di non disturbare l’ansia di profitto degli industriali (lombardi ed europei).
Criminali contro l’umanità, insomma, con l’aggravante di essere in tempi di pace e di aver scientemente lasciato morire migliaia di persone che dovevano invece essere protette, dal punto di vista sanitario, dalle istituzioni di questo paese.
Geniali, nella propria perversa ottusità!
Qui di seguito il comunicato con cui i familiari delle vittime della pandemia a Bergamo sottolineano la “confessione” del sindaco Gori. In modo ovviamente sottilmente ironico...
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Familiari vittime covid: Con il gemellaggio a Bucha, il Comune di Bergamo ammette crimini contro l’umanità nella bergamasca durante la pandemia
Familiari vittime covid: Con il gemellaggio a Bucha, il Comune di Bergamo ammette crimini contro l’umanità nella bergamasca durante la pandemia
Come associazione dei familiari delle vittime del covid #sereniesempreuniti non possiamo che elogiare l’iniziativa di cui il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, si è fatto promotore in veste istituzionale e che prevede il gemellaggio tra il Comune di Bergamo e la cittadina ucraina di Bucha.
Ci hanno, infatti, molto colpito le parole con cui rilancia il suo imminente viaggio verso una comunità in cui sono stati recentemente commessi atroci crimini contro l’umanità per mano dell’esercito Russo: “Impossibile per noi non ritrovarvi alcuni tratti in comune con la vicenda della nostra città, a sua volta divenuta simbolo di un altro evento tragico, quello della pandemia di Covid19 che a Bergamo, tra marzo e aprile del 2020, ha causato 700 vittime, e oltre 6000 nella nostra provincia”, ha dichiarato il sindaco di Bergamo.
Un accostamento che rimanda ai mesi di febbraio, marzo ed aprile 2020 ed alla tragedia che l’intera comunità bergamasca ha dovuto affrontare per quello che inizialmente si credeva essersi riversata sull’intera provincia come una inaspettata calamità ma che una accurata ricerca documentale ha rilevato essere concomitante ad una interminabile catena di negligenze istituzionali in alcun modo, a nostro avviso, riconducibili a semplici “errori”.
Questo gemellaggio ha un valore simbolico molto forte per la nostra comunità, chiamata oggi ad essere solidale con chi ha dovuto attraversare ingiustamente il buio e la solitudine della morte.
Per questo motivo vogliamo esprimere la nostra gratitudine al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che in questo ennesimo atto di generosità e di solidarietà (a cui i bergamaschi siamo certi non si sottrarranno) ha trovato il coraggio di un implicito atto di denuncia istituzionale per quanto avvenuto a Bergamo nel marzo 2020.
Un atto di denuncia che siamo certi saprà fungere da incoraggiamento e da incentivo anche alla laboriosa Procura di Bergamo, capace in questi anni di un’inchiesta tanto difficile quanto coraggiosa.
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