I leader di USA, UE e Nato sfornano di continuo affermazioni di condanna sempre più strillate sull’uso che la Russia starebbe operando del grano stoccato in Ucraina e che, se non esportato, affamerebbe il terzo mondo.
Queste affermazioni, dette da leader, europei in particolare, che senza problemi lasciano morire affogati in mare i migranti, di freddo al confine polacco o repressi in lager organizzati dalla Turchia con i soldi UE, hanno poca credibilità per cui tanta preoccupazione per il grano ucraino deve farci porre una domanda in merito: quale è il vero interesse dei capitalisti occidentali sulla questione del grano ucraino?
Accusare la Russia di impedirne l’esportazione è sicuramente falso, basterebbe che venisse sminato il porto di Odessa sotto controllo di un paese terzo (il Messico per esempio) e se ciò non viene fatto è perché le intenzioni sono altre.
Per capire le questioni è necessario fare riferimento alla storia, che insegna, ma poi non è ascoltato cosa insegna.
Nel 1859 l’impero britannico invase la Cina scatenando la “guerra dell’oppio”, imponendo il “libero commercio” in quel paese che ne voleva impedire l’importazione dall’India e occupando Hong Kong da dove poi i britannici importavano tale droga nel paese.
Sorvolando sulla infamia criminale dei capitalisti britannici, quello su cui ci si deve soffermare è che al capitalista quello che interessa in maniera vitale sono i profitti, il resto, anche se è infame, conta poco: mettere in discussione i profitti dovuti all’oppio, che creò dipendenza grave nel 10% della popolazione cinese di fine XIX secolo, era perciò vitale per l’impero britannico e i suoi capitalisti.
Quale è allora l’interesse economico dei capitalisti occidentali sul grano ucraino?
Non è semplicemente di speculazione economica, è molto di più.
Sappiamo dai mass-media che i paesi Nato, molto generosamente, stanno inviando armi al governo ucraino e addirittura il governo USA ha stabilito 40 (dico quaranta!) miliardi di dollari in aiuti per armamenti al governo ucraino (che è bene ricordare non fa parte della Nato e tanto meno dell’UE), tra l’altro sollevando qualche critica perché nulla di simile è stato finanziato per la sanità pubblica e la povertà negli USA.
Io so per certo che dietro, anche se non raccontato, non c’è nessuna generosità perché, come nel passato, le armi sono date in cambio di futuri pagamenti.
Insomma l’Ucraina ha stabilito (o meglio è stata sottoposta) a una concessione di credito e questo prestito va pagato con l’unica ricchezza di cui dispone l’Ucraina, il suo grano, come anche la Zakharova insinua.
Questo è perciò l’interesse occidentale sul grano ucraino, recuperare i finanziamenti in armi date ai fascisti di Kiev.
Questo però significa un ulteriore pericolo per le popolazioni europee.
Non poter recuperare i crediti tramite il grano ucraino diventa un motivo stringente per cui l’Ucraina non debba perdere la guerra, che se persa significa perdere i prestiti “generosamente elargiti per la democrazia”.
È perciò possibile che a fronte di una debacle dell’esercito ucraino la Nato decida di intervenire direttamente nel conflitto, con un possibile allargamento dello stesso.
Per evitare una tale eventualità chi sta nelle stanze del potere occidentale e della Nato ha una opzione intermedia: appaltare la guerra agli sherpa razzisti dell’ex blocco sovietico, segnatamente Polonia e paesi baltici.
Il blocco ferroviario verso l’oblast di Kaliningrad potrebbe essere il primo passo per spingere la Russia ad un intervento militare, per poi strillare all’aggressione, ma questa è una questione che andrà studiata nel merito.
Siamo perciò in mano ad apprendisti stregoni che nei loro ragionamenti vedono solo e sempre la difesa del profitto (per pochi).
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