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23/06/2022

Briatore e il mondo alla rovescia degli imprenditori italiani

Il nostro è davvero un paese alla rovescia...

Accade così che Flavio Briatore, mega imprenditore famelico e senza vergogna, possa in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, candidamente scagliarsi contro l'Agenzia delle Entrate e il sistema fiscale reclamando (udite udite!) maggiore equità fiscale... Al di là della vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto, il pretesto per la sua incredibile rivendicazione è il maxi yacht (una imbarcazione di 63 metri con al suo interno sala cinema, zona disco, palestra e naturalmente centro benessere e sala massaggi per riposarsi dopo cotante faticose attività) del quale sarebbe stato privato causa accanimento del fisco nei suoi confronti. Insomma, non esattamente la stessa condizione nella quale potrebbe trovarsi un qualsiasi disoccupato o un precario o anche un qualsiasi lavoratore dipendente o pensionato con un salario tra i più bassi d'Europa e sempre più eroso dalla galoppante inflazione...

Che si lamenti del sistema fiscale invocando giustizia sociale chi, proprietario di circa 20 locali tra Italia ed estero, ha accumulato un patrimonio di circa 200 milioni di dollari secondo quanto rilevato dalla rivesta Forbes e che, soltanto nel 2020 ha guadagnato 58 milioni di dollari diventando l'imprenditore più pagato al mondo secondo la classifica “People with money”, è qualcosa che grida davvero vendetta.

Così come gridano vendetta le sue parole trasudanti odio di classe indirizzate per l'ennesima volta qualche mese fa dall'alto del suo stratosferico patrimonio, nei confronti dei giovani rei a suo dire di non voler lavorare e cullarsi sul reddito di cittadinanza (500 euro al mese!).

Ma questa volta l'intrepido proprietario del Billionare si spinge più in là e addirittura presenta la sua ricetta invocando aliquote fiscali più eque, ovvero una flat tax tra il 25 e il 28 percento, in modo che un qualsiasi lavoratore dipendente o un pensionato con una retribuzione di 1500 euro (se va bene...) sia tassato con la medesima aliquota di un qualsiasi miliardario, con buona pace del principio costituzionale di progressività dell'imposta.

Ma al di là delle sue personali esternazioni, sappiamo che Briatore è in “buona” compagnia e che le sue parole sono ampiamente condivise da quel mondo imprenditoriale la cui “cultura” si fonda sull’accumulazione illimitata dei profitti, anche attraverso un sistema fiscale assai benevolo nei loro confronti, e sulla diseguaglianza sociale elevata a valore e forma di governo.

Evidentemente a questo mondo la recente riforma fiscale che ha ulteriormente ridotto le aliquote fiscali favorendo ancora il segmento di redditi medio alti non è ancora sufficiente.

Evidentemente un sistema di tassazione che ha mandato da tempo in soffitta il principio di progressività dell'imposta consentendo al 10% più ricco del nostro paese di concentrare il 55% della ricchezza complessiva è ancora troppo poco.

Evidentemente un sistema che scarica su lavoratori dipendenti e pensionati oltre l’80% del carico Irpef non basta ancora.

Ai Briatore presenti nel nostro paese noi rispondiamo nella maniera più semplice.

Tassare i grandi patrimoni per combattere le incredibili e crescenti diseguaglianze sociali e cominciare finalmente ad utilizzare la leva fiscale in un'ottica davvero redistributiva.

L'odio di classe che proviene dalle sue parole va ricambiato così.

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