Accolto sabato scorso da una poderosa manifestazione di protesta contro la guerra, a Madrid oggi si apre il vertice della Nato che durerà fino a domani.
Secondo l’Ispi, il vertice dell’organizzazione che si tiene a Madrid va considerato un punto di svolta: i paesi membri tracceranno gli orientamenti del prossimo decennio e, con essi, le nuove dinamiche di sicurezza del continente europeo.
Per conoscerne le coordinate principali occorrerà attenderne le conclusioni, ma qualcosa viene già delineato. In primis la Nato punta “al più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della Guerra Fredda” e porterà le forze di intervento immediato “oltre la soglia delle 300 mila unità” ha già fatto sapere il segretario Stoltemberg molto preso nel suo ruolo di “falco” nell’escalation della guerra contro la Russia in Ucraina.
L’Alleanza sarà “rafforzata in tutte le direzioni in ogni ambito: terra, aria e mare”, ha affermato Biden al vertice di Madrid. “Dispiegheremo capacità aeree aggiuntive e altre capacità in Germania e Italia”, ha già fatto sapere il presidente Usa. Forse non gli bastano le 113 basi militari già presenti in Italia.
Inoltre il nuovo Strategic Concept – il documento di indirizzo strategico verso il 2030 – citerà la Cina come una delle sfide future da affrontare. In realtà lo Strategic Concept della Nato è già in elaborazione dal 2021 ma è inevitabile che dovrà fare i conti con il brusco mutamento delle relazioni internazionali, sia in Europa che nel mondo, a seguito dell’intervento militare russo in Ucraina e della guerra che si trascina da più di quattro mesi.
Secondo Affari Internazionali, tra gli obiettivi della Nato c’è indubbiamente un aumento delle ambizioni di intervento, ben oltre quelle dell’area europea o propriamente atlantiche. L’Alleanza potrebbe e dovrebbe sostenere gli sforzi militari per stabilizzare Nord Africa e Medio Oriente, fornendo supporto in termini politico-militare, di intelligence, e di capacità specifiche che solo la Nato possiede.
L’ipotesi di nuove operazioni militari paragonabili a quelle in Afghanistan o in Libia, però, non sembra incontrare entusiasmi (visti anche i clamorosi fallimenti di entrambe, ndr), nel merito pesano come macigni la tragica ritirata da Kabul il 31 agosto 2021 e le prime bombe russe su Kiev il 24 febbraio 2022.
Resta, tuttavia, evidente, sia come causa sia come conseguenza della guerra in Ucraina, che il focus principale della Nato sarà il fronte Est. Nel 2022 si è già passati al rafforzamento dei contingenti militari Nato in Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia (con responsabilità ben precise della Francia in Romania e dell’Italia in Bulgaria).
Ma se l’attenzione e il rafforzamento militare della Nato è prevalente sulla frontiera Est, qualcuno sottolinea però che questo potrebbe provocare una minore attenzione al fianco sud: quello Mediterraneo.
È evidente che in questo quadrante sia cresciuto in modo pesante il ruolo di una potenza Nato come la Turchia.
E questo peso è leggibile anche nel ricatto che Ankara ha posto sul via libera all’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia: l’espulsione e la consegna alla Turchia dei dirigenti e dei militanti del PKK curdo rifugiatisi in quei paesi e la cessazione di ogni azione diplomatica a supporto della causa kurda. “Non usateci per negoziare con la Turchia” ha affermato Zubeyr Aidar, dirigente kurdo rifugiato in Svezia. Ma martedì è venuto meno il veto di Ankara al via libera della Turchia a Svezia e Finlandia nell’alleanza. È stato sottoscritto un memorandum che accoglie le richieste turche sulla lotta contro il PKK e la fine dell’embargo alle forniture militari svedesi e finlandesi ad Ankara. I kurdi usati dalle potenze occidentali come carne da cannone contro l’Isis adesso vengono di nuovo sacrificati, ma questa volta in nome dell’allargamento della Nato.
Tra i punti da dirimere nel vertice Nato di Madrid c’è anche quello dei partenariati con i paesi che chiedono di aderirvi. L’azione militare della Russia ha rimosso l’ambizione dell’Ucraina ad entrare nella Nato, restano le domande di Georgia e Moldavia. La prima già nel 2008 rischiò di scatenare un conflitto tra Russia e Nato simile a quello in corso in Ucraina, la seconda sta subendo pesantemente le onde lunghe della guerra in corso.
Infine, ma non certo per importanza, nel nuovo Strategic Concept della Nato ci sarà un capitolo anche sulla competizione frontale con la Cina. Non si tratterebbe di impegnare apertamente la Nato in operazioni militari nel Indo-Pacifico, ma di rafforzare il vantaggio militare sulla Cina da parte dell’Anzus, in pratica la gemella della Nato nel Pacifico. Non a caso è prevista la presenza al vertice di Madrid dei Primi ministri di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
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