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13/05/2023

Guerra in Ucraina - La situazione a Bakhmut

di Francesco Dall'Aglio

La situazione nei dintorni di Bahmut continua ad essere molto fluida e, per le truppe russe, svantaggiosa. Mentre gli attacchi ucraini sul saliente meridionale sembrano essersi esauriti (e oggi è stata la volta dei russi a pubblicare filmati di mezzi nemici distrutti e soldati presi prigionieri), quelli sul saliente settentrionale stanno ottenendo successi.

La strada che collega Bahmut a Časiv Jar è tornata sotto controllo ucraino (ma resta sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione russa) e le truppe russe si sono ritirate fino al bacino di Berkhivs’ke.

Si sono, appunto, ritirate, senza accettare battaglia; non sembrano essere rimaste sorprese dall’avanzata ucraina, perché le truppe sorprese da un’avanzata nemica di solito fanno una brutta fine, sia che resistano sia che si ritirino.

Pare sia stata una scelta tattica, ma ovviamente è possibile che gli ucraini abbiano attaccato con pochi uomini, dando ai russi la possibilità di andarsene senza troppe perdite – teniamo presente che stiamo parlando, per tutta l’area dei due salienti, di un migliaio di uomini all’incirca. Grosse spinte non ce ne sono.

Che l’esercito ucraino abbia obiettivi ambiziosi per Bahmut potrebbe essere confermato da un particolare che non è sfuggito agli osservatori. Da qualche tempo i reparti ucraini stanno distruggendo i palazzi, piuttosto alti, che sorgono nella zona ancora in mano loro: e questo prima ancora di ritirarsi.

La spiegazione è ovvia: vengono fatti saltare per non lasciare al nemico punti di tiro e osservazione sopraelevati: ma se prima si ipotizzava che questo servisse a rallentare l’avanzata della Wagner verso Časiv Jar una volta che tutta Bahmut fosse caduta, ora potrebbe invece servire a non lasciare ai russi posizioni utili a contrastare un contrattacco ucraino.

Ma queste, naturalmente, sono supposizioni. Palazzi alti o no, riprendere il controllo di Bahmut è impresa assai seria.

Prigožin, naturalmente, si lamenta di ciò che succede ai suoi fianchi, della scarsa combattività dei reparti russi che si ritirano, dell’inazione dei vertici militari – e non su tutto ha torto. Il copione è sempre lo stesso: la mattina lamentele e, di solito, qualche colpo di teatro (oggi ha invitato Shoigu, con foglio protocollato, a venire di persona a Bahmut per rendersi conto della situazione, come se non la conoscesse), ma la sera si annunciano successi.

Oggi (ieri, ndr) altri 400 metri di città sono stati presi dalla Wagner (sempre senza munizioni eccetera). Come andrà a finire lo scontro tra Prigožin e i vertici dell’esercito russo ovviamente non lo sappiamo. Farà una brutta fine lui, farà una brutta fine Shoigu, faranno una brutta fine entrambi (possibile): ma certo qualcosa dovrà succedere, perché la situazione non contribuisce a rasserenare il fronte – a meno che, naturalmente, sia tutta una manovra e non ci sia in realtà nessun contrasto, chissà. Impossibile sbilanciarsi.

Però vorrei chiedere a Prigožin una cosa: se i fianchi stanno collassando, come dice lui, come mai la Wagner attacca ancora nella stessa direzione? Non teme (visto che, come dice lui, i fianchi stanno collassando) che le sue truppe vengano accerchiate?

La novità di oggi, invece, è che la zona industriale di Lugansk, che si trova a 127 chilometri da Kramators’k, cioè ben oltre la portata delle artiglierie ucraine (HIMARS inclusi) è stata colpita da due missili. Si è immediatamente diffusa la voce che si trattasse di due Storm Shadow, i sistemi che la Gran Bretagna ha appena annunciato di voler fornire (o avere già fornito?) all’Ucraina.

Lo Storm Shadow è un missile da crociera con una gittata che supera i 550 chilometri, cioè molto oltre qualsiasi sistema d’arma finora in possesso dell’Ucraina (Strizh esclusi), e come tutti i missili da crociera è molto accurato. È un missile aereo e verrà lanciato dai Su-24M ancora in possesso dell’Ucraina che sono stati appositamente modificati in Polonia, così come fatto tempo fa per mettere in grado i Mig-29 di utilizzare i missili antiradar HARM.

Non si sa quanti ne verranno forniti all’Ucraina, ma pare ovvio che verranno utilizzati contro bersagli di alto valore come posti di comando, aeroporti, navi eccetera, certo non su due fabbriche a Lugansk, tra l’altro inattive e nemmeno a troppa distanza dal fronte.

E infatti, a giudicare dalle ultime notizie, pare che si sia trattato di due Grom, di cui abbiamo già parlato in precedenza – ripeto: pare, notizie certe non ne abbiamo ancora.

La cosa più interessante di tutte, però, è che sempre a Lugansk, oltre ai rottami di un drone, è stato ritrovato un missile per inganno radar ADM-160B MALD (nella foto), che serve appunto a ingannare i radar simulando la traccia di un missile e innescando la contraerea, che poi non può intervenire sui missili veri (che è quello che l’aviazione russa sta facendo utilizzando vecchi missili decommissionati, ottenendo lo stesso risultato).

Il MALD è un sistema statunitense, ma l’amministrazione USA, sempre così prodiga di dettagli sugli armamenti che spedisce in Ucraina, di questo non ha mai parlato; così come ha sempre sostenuto (ancora una volta proprio oggi) di non volere inviare armamenti a lunga gittata, e il MALD raggiunge invece i 900 chilometri.

Certo, tecnicamente non è un’arma, nel senso che non esplode e non fa danno: però consente ad altre armi di farne. Sottigliezze.

Ad ogni modo, il comando russo è avvertito: non solo arriveranno gli Storm Shadow, ma ci sono già in giro i MALD. Aerei modificati in Polonia che lanciano missili inglesi col supporto di decoy statunitensi.

Diventa sempre più difficile, proprio dal punto di vista tecnico, continuare a considerare questa guerra come un conflitto tra Russia e Ucraina.

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