Ultim’ora. A Tel Aviv, dieci israeliani sono rimasti feriti in un attacco sferrato da un palestinese a bordo della sua auto e poi all’arma bianca. Tra i feriti, uno risulta in condizioni critiche e tre in condizioni “moderatamente gravi”. L’autore dell’attacco è stato identificato come Hassin Halilah, un giovane palestinese di 23 anni residente a Hebron, in Cisgiordania, entrato in territorio israeliano grazie a un permesso sanitario. Secondo alcuni media, citati da I 24 News, Halilah sarebbe un “malato in fase terminale” ed è stato ucciso in strada dopo l’attacco.
Il quotidiano palestinese Quds Press ha riferito che Hamas e la Jihad islamica hanno definito “l’operazione di Tel Aviv” come “la prima risposta ai crimini delle forze di occupazione israeliane contro il nostro popolo nel campo profughi di Jenin”.
Il quotidiano palestinese Quds Press ha riferito che Hamas e la Jihad islamica hanno definito “l’operazione di Tel Aviv” come “la prima risposta ai crimini delle forze di occupazione israeliane contro il nostro popolo nel campo profughi di Jenin”.
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La sanguinosa aggressione israeliana alla città palestinese di Jenin e al suo campo profughi continua per il secondo giorno consecutivo.
Secondo il ministero della Salute palestinese, l’attacco in corso ha ucciso almeno dieci persone, tra cui quattro minorenni, e ha lasciato più di 100 feriti (20 di loro sono in condizioni critiche). Anche un altro palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani vicino a Ramallah durante le proteste pro-Jenin.
Tutte le organizzazioni della resistenza palestinese a Jenin hanno continuato a fronteggiare l’aggressione israeliana, impegnando le truppe di Tel Aviv in violenti scontri armati su più quadranti della città, anche con ordigni artigianali, abbattendo 3 droni e danneggiando un veicolo militare.
Per oggi è stato dichiarato uno sciopero generale nella Cisgiordania occupata per protestare contro l’incursione dell’esercito di occupazione israeliano nella città di Jenin, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA.
I negozi sono stati chiusi e la vita si è fermata nella maggior parte delle città della Cisgiordania, per dare vita a proteste e manifestazioni a sostegno di Jenin e affrontare i soldati nei punti di contatto.
Già da ieri notte e stamattina presto sono stati segnalati scontri con soldati in diverse aree della Cisgiordania. A Gerico, una persona è rimasta ferita dopo essere stata colpita a una gamba durante uno scontro con i soldati.
Una marcia di protesta è stata segnalata ieri sera nel campo profughi di Deheishe a Betlemme.
La Giordania e l’Egitto lunedì hanno condannato Israele per il sanguinoso raid militare nella città palestinese di Jenin, in Cisgiordania, e nel campo profughi adiacente, avvertendo che azioni aggressive potrebbero aggravare la già instabile situazione.
Il ministro degli Esteri giordano ha aggiunto che “i ripetuti attacchi israeliani alle città palestinesi contribuiranno solo ad aumentare la tensione, alimentata anche da misure israeliane illegali che minano la soluzione dei due Stati e uccidono la speranza nelle possibilità di raggiungere una pace giusta e globale”.
Il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite ha espresso “allarme” per l’incursione, mentre Israele ha invitato i propri diplomatici in tutto il mondo a inviare messaggi esplicativi sul motivo per cui l’esercito era entrato a Jenin e su ciò che intendeva ottenere.
Secondo il Times of Israel oltre 1.000 soldati israeliani sono stati coinvolti nell'operazione iniziata lunedì mattina, la più grande in Cisgiordania da anni.
Contemporaneamente all’aggressione militare, si sono scatenati anche i coloni israeliani. A Nablus, i coloni hanno dato fuoco ad un camion palestinese, dopo aver attaccato il proprietario con bombe incendiarie mentre guidava tra le cittadine di Urif e Asira al-Qibliya, a sud della città.
A Betlemme, i coloni hanno sradicato alberi di mele, olive e mandorle a sud della cittadina di al-Khader. Un gruppo di coloni ha attaccato il parco comunale della città di Qarawat Bani Hassan, a ovest di Salfit.
Il ministro israeliano per le Costruzioni e l’Edilizia abitativa, Yitzhak Gudknopf, ha dichiarato, dopo la sessione settimanale del governo, che “500 famiglie ebree saranno sistemate nel nuovo insediamento di Ramat Erbil”. Ha sottolineato che “questo è il quarto insediamento stabilito dalla formazione dell’attuale governo israeliano”, vantandosi che questo esecutivo si sta muovendo verso la creazione di altri insediamenti.
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