I servizi sanitari palestinesi hanno aggiornato il bollettino di vittime a Gaza che appare sempre più drammatico strage dopo strage: secondo l’ultimo bilancio sono saliti a 10.022 i palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani, di cui 4.104 minori e 2.641 donne, e 25.408 sono rimasti feriti. Inoltre, almeno 2.660 persone sono ancora sotto le macerie.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha accusato che Gaza sta diventando “un cimitero di bambini”.
Dopo aver circondato Gaza City, le truppe israeliane nelle ultime ore sono avanzate all’interno della città da Nord e da Sud. È stato bombardato il campo profughi di Al Shati e la zona portuale della città, a ovest di Gaza. Violenti scontri con gruppi di palestinesi armati, intanto, si sono verificati a Tal al Hawa, a sud della città di Gaza, in precedenza bombardata dalle forze armate israeliane. Le Brigate Al-Qassam affermano di aver distrutto 4 carri armati israeliani da lunedì mattina nel nord di Gaza.
Ma Israele continua anche a lanciare attacchi aerei in tutta la Striscia, compreso il Sud. Secondo fonti palestinesi, nelle ultime ore ci sono state esplosioni a Khan Younis, che è a Sud di Gaza, e in un attacco a Rafah, la località dove sono rifugiate centinaia di migliaia di palestinesi fuggiti dal Nord dopo che Israele ha ordinato l’evacuazione da Gaza City, sono morte 20 persone.
Il 42% del numero totale di vittime palestinesi è stato ucciso nelle regioni meridionali di Gaza, che sono state dichiarate “sicure” da Israele.
Cisgiordania. Raid israeliani. Uccisi due palestinesi
Sei palestinesi, tra cui una donna, sono rimasti feriti durante l’assalto delle forze di occupazione israeliane al campo di Tulkarm all’alba di oggi.
Il corrispondente della WAFA ha detto che due giovani sono stati feriti dai frammenti di un missile sparato da un drone di occupazione, mentre una donna è stata ferita da un proiettile alla spalla. È stata identificata come la madre del palestinese Izz al-Din Awad, ucciso dalle forze di occupazione ieri sera.
Un palestinese è stato ferito stanotte dai proiettili sparati dalle forze di occupazione israeliane durante le proteste scoppiate nella città di Yabad, a ovest di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, hanno detto fonti locali e di sicurezza.
Fonti hanno informato WAFA che le forze israeliane hanno preso d’assalto la città di Yabad e hanno schierato i loro cecchini sui tetti degli edifici e delle case dei residenti, portando a scontri.
Un giovane palestinese è stato ucciso nelle prime ore di martedì e altri due sono stati feriti, uno dei quali in modo grave, dalle forze di occupazione israeliane durante un raid nella città di Sa’ir, a nord di Hebron.
Libano. Ancora bombardamenti israeliani. L’Italia invia due navi militari
Le Forze armate israeliane hanno bombardato questa mattina all’alba la regione di Labbouneh, in prossimità della città di Naqoura, vicino alla Linea blu, che marca il confine de facto tra Libano e Israele.
L’Italia intanto ha inviato due navi militari, la ‘Fasan’ e la ‘Margottini’ nel mare antistante Gaza e il Libano, dove sono presenti 1300 soldati italiani nell’ambito delle missioni di pace Unifil. Gli Usa, oltre ad una portaerei, hanno dispiegato un sottomarino con missili Tomahawk nella regione.
Iraq e Siria. Attacchi contro le basi militari USA
Le basi militari statunitensi in Iraq e in Siria hanno subito 38 attacchi dallo scorso 17 ottobre. Lo ha dichiarato ieri il portavoce del Pentagono, il brigadier generale Patrick Ryder, precisando che di tali attacchi, che hanno causato il ferimento di 45 militari statunitensi, 20 sono avvenuti in Iraq e 18 in Siria. la Resistenza islamica in Iraq, coalizione di milizie sciite filo-iraniane, ha annunciato ieri di aver compiuto sei attacchi contro quattro basi militari statunitensi in Siria e in Iraq. Lo si apprende in una dichiarazione rilasciata ieri dalla stessa coalizione, precisando che tre attacchi sono stati lanciati contro la base di Ain al Assad, nell’ovest dell’Iraq, e uno contro la base di Al Harir, nel governatorato di Erbil, nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno. In Siria, invece, la Resistenza islamica ha rivendicato attacchi contro le basi di Tal Baydar, nel governatorato nord-orientale di Al Hasakah, e di Al Tanf, nel governatorato meridionale di Homs. La coalizione di milizie aveva annunciato il proprio intervento nel conflitto tra Israele e il movimento islamista Hamas a sostegno della “causa palestinese” e contro le operazioni militari dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza, dichiarando le basi statunitensi nella regione come obiettivi.
Onu. “A Gaza è una crisi dell’umanità”
La Cina chiede al Consiglio di sicurezza dell’Onu un urgente cessate il fuoco umanitario. Il rappresentante cinese al Consiglio di sicurezza ha affermato che il suo paese chiede un cessate il fuoco umanitario perché è urgentemente necessario: “Esortiamo tutte le parti ad adottare misure per cessare le ostilità per garantire la protezione dei civili.
Secondo quanto riferito, sono stati uccisi più giornalisti in un periodo di quattro settimane che in qualsiasi conflitto in almeno tre decenni. Sono stati uccisi più operatori umanitari delle Nazioni Unite che in qualsiasi altro periodo comparabile nella storia della nostra organizzazione. La catastrofe in corso rende la necessità di un cessate il fuoco umanitario più urgente ogni ora che passa. Le parti in conflitto – e, di fatto, la comunità internazionale – affrontano una responsabilità immediata e fondamentale: fermare questa disumana sofferenza collettiva ed espandere drasticamente gli aiuti umanitari a Gaza. Gli attacchi israeliani hanno preso di mira ospedali, campi profughi, moschee, chiese e strutture delle Nazioni Unite, compresi i rifugi. L’incubo a Gaza è più di una crisi umanitaria. È una crisi dell’umanità”.
Proteste nel mondo
Negli Usa un centinaio di giovani attivisti hanno ostruito ogni punto di ingresso all’edificio 598 della Boeing nel Missouri, dove si svolge la produzione delle bombe e delle munizioni usate da Israele a Gaza.
L’impianto di produzione è responsabile della fornitura di quasi 1.000 bombe, tra cui bombe di piccolo diametro e munizioni per attacchi diretti congiunti a Israele.
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