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20/12/2012

Iran e Israele: l’Eritrea gioca su due fronti

Il Corno d'Africa sta diventando cruciale nel braccio di ferro tra Iran e Israele, entrambi interessati, come altre potenze regionali, a controllare il Mar Rosso e i traffici nel Canale di Suez. L'Eritrea sembra voler sfruttare il conflitto, concedendo basi militari a entrambi i contendenti.

Il lungo braccio di ferro tra Israele e l’Iran si allunga fino alle coste del Mar Rosso e in particolare dell’Eritrea, dove i due paesi sarebbero presenti con contingenti militari e basi di osservazione strategica. A sostenerlo è un rapporto della Stratfor Global Intelligence, rivista statunitense di analisi e sicurezza, secondo cui la marina militare di Tel Aviv ha dispiegato proprie unità di intelligence al largo dell’isola di Dahlak e nel porto di Massaua per monitorare le attività iraniane. Tra i compiti assegnati alla mini-flotta, ci sarebbero “il contrasto al contrabbando di armi che dall’Iran transitando per il mar Rosso, e attraverso governi compiacenti nel Corno d’Africa, giungerebbero nelle mani di gruppi armati e nazioni ostili allo stato ebraico” afferma il rapporto.
In passato l’aviazione israeliana ha più volte messo a segno bombardamenti e attacchi “mirati” contro convogli e obiettivi nel corno d’Africa e soprattutto in territorio sudanese. L’ultimo di questi episodi si è verificato a ottobre quando il governo di Khartoum ha accusato Tel Aviv di aver colpito durante un’incursione notturna la fabbrica di armi di Yarmouk, località alla periferia della capitale sudanese.
Allo stesso tempo – rivela il rapporto – il governo del presidente Isaias Afewerki avrebbe accordato a Teheran la possibilità di controllare con i propri mezzi militari lo stretto di Bab el Mandeb, unica via d’accesso per le navi che devono attraversare il canale di Suez. Con la propria flotta schierata nello stretto di Hormuz, e una crescente influenza in quello di Ba bel Mandeb, il governo iraniano si assicurerebbe quindi il controllo sulle due principali rotte per il trasporto navale di greggio al mondo.
“Nel 2008, Teheran ha stretto un accordo con Asmara finalizzato a mantenere una presenza militare ad Assab – ufficialmente per proteggere una propria raffineria di petrolio costruita in epoca sovietica” sottolinea il rapporto, secondo cui “in cambio, Asmara ha ricevuto denaro e altri aiuti militari da Teheran attraverso i canali diplomatici ufficiali e non”.
La scelta di fornire il proprio territorio a interessi strategici opposti da parte del governo di Afewerki si spiegherebbe infatti secondo gli osservatori con la necessità di rompere l’isolamento diplomatico,  sfruttando a proprio vantaggio economico i contrasti tra le potenze regionali.
Durante la lunga ribellione che in Yemen ha portato nel 2011 al rovesciamento del presidente Ali Abdullah Saleh, l’Iran avrebbe inoltre fornito “armi e addestramento ai ribelli yemeniti al Houthi in campi militari situati lungo la costa territorio eritreo. Questo – secondo gli analisti statunitensi – ha incitato l’Arabia Saudita a riallacciare i legami con l’Eritrea, dal momento che Riad vuole scoraggiare ogni forma di ribellione nella penisola”.

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