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14/12/2012

Il Pd vota 1 miliardo di aumento delle spese militari. Ora votateli

Quando si è trattato di tagliare l'articolo 18, che non verrà ripristinato come ammesso da Bersani al Wall Street Journal, o di tagliare pensioni e sanità il Pd non ha battuto ciglio. Alzando la retorica dei necessari sacrifici, per finanziare la voragine delle banche europee causata dalla speculazione, da farsi per senso di responsabilità. Quando, come ieri, si è trattato di votare un miliardo di aumento di spese militari il Pd non ha battuto ciglio lo stesso. Anche perché, oltre ai fabbricanti di armi, le banche gradiscono molto questo genere di settore (dove sono possibili fantasiose operazioni offshore).
E così, nonostante il governo in crisi, l'aumento delle spese militari è passato con i voti decisivi del Pd. All'interno di una riforma dove aumentano le spese per le armi e diminuiscono quelle per la forza lavoro. Tanto per ribadire un concetto applicato altrove: valorizzare i capitali, licenziare le persone. Anime belle che vogliono "spostare a sinistra il Pd", sarà il caso di prendere atto del mondo reale. (red) 12 dicembre 2012

Si fa un gran parlare di tagli, austerità, sacrifici, in tutti i settori, ma ce n'è uno che pure in tempi di crisi sembra sempre godere di ottima salute: il comparto della Difesa. Nonostante le belle parole, Di Paola riuscirà infatti nel miracolo di vedere, per il triennio 2012-2015, un aumento del proprio budget.

Eppure lo stesso “ministro-ammiraglio” Di Paola di recente aveva ammesso in qualche modo la necessità della riduzione di alcuni costi relativi al proprio ministero.

Peccato che, come sempre accade quando si parla di spese militari, tra il dire e il fare c'è sempre una gran quantità di fumo negli occhi.

Ad affermarlo, le associazioni Sbilanciamoci! e Rete Disarmo, che da sempre non mancano di denunciare la poca trasparenza e gli sprechi del governo in questo settore.

Ed ecco che - come denunciano nel Rapporto 2013 uscito pochi giorni fa - nonostante le belle parole, proprio Di Paola riuscirà nel miracolo di vedere, per il triennio 2012-2015, un aumento del proprio budget.

“Il bilancio del ministero – si legge nel rapporto – passerà dai 19.962 milioni del 2012 a 20.935 di euro nel 2013, fino a 21.024 milioni di euro nel 2015”.

In pratica, un aumento, in tre anni, del 5,3% delle proprie risorse, pari a più di un miliardo di euro.

La Legge delega sulla riforma delle forze armate, approvata in Senato e ora in discussione in commissione difesa alla Camera (dove probabilmente verrà fatta passare in fretta e furia, senza modifiche), doveva andare in tutt'altra direzione.

Studiato per riequilibrare una spesa militare italiana troppo sbilanciata sul personale e gli stipendi, il provvedimento sembrerebbe improntato in effetti alle esigenze di taglio della spesa pubblica: prevede infatti, da oggi al 2014, la riduzione degli organici dell’esercito da 190mila a 150mila soldati, e la riduzione del personale civile dalle quasi 30mila in servizio oggi a circa 20mila unità.

Totale: 50 mila esuberi.

Peccato che questi tagli “non andranno a toccare l’altra parte della spesa: quella che serve a comprare nuovi, sofisticati, inutili e soprattutto costosi armamenti”.

Inoltre, sempre secondo il report Sbilanciamoci 2013, la riduzione degli organici potrebbe non garantire il risparmio sperato, dato che in molti casi il personale in esubero “transiterebbe nelle altre amministrazioni dello stato con problemi di competenze e con un conseguente aumento della spesa pubblica”.

Ma questi sono dettagli poco importanti dato che, sempre secondo le associazioni, tutti gli eventuali risparmi finirebbero sempre e comunque nel calderone degli investimenti sulle armi.

Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, afferma che “è vero che nel provvedimento sono previsti, grazie ad emendamenti votati in Senato, maggiori controlli sulle procedure di acquisizione degli armamenti per le nostre Forze Armate”.

“Ma – aggiunge – va sottolineato come tali controlli parlamentari saranno efficaci solo per i programmi di armamento futuri e non già iniziati ad oggi. Salvando quindi da qualsiasi possibile blocco le decine di acquisizioni di sistemi d’arma già in corso”.

Una su tutte: i “costosissimi e problematici F35, per la gioia dell’industria bellica che così si vede confermati fondi presenti e futuri”.

Il nuovo rapporto di Sbilanciamoci! non manca poi di menzionare le spese per le missioni militari all'estero, per le quali nel 2013 il governo Monti ha deciso di impegnare oltre un miliardo di euro, “lanciando un segnale preoccupante per quanto riguarda sia gli oneri, sia le scelte di politica estera e di ricorso allo strumento militare”.

“Il miliardo in più di spesa pubblica destinato alle spese militari – si legge ancora nel report – se dirottato su altri obiettivi come istruzione, ricerca e sviluppo economico mostrerebbe un maggiore impatto nel contrastare il declino economico del paese”.

E invece basta vedere, ad esempio, come i fondi per il Servizio Civile siano passati in pochi anni da 300 a 71 milioni per capire da che parte tira il vento degli interessi del governo. Di questo, come dei governi passati.

“In realtà le spese per la difesa vengano usate in modo strumentale da tutte le forze politiche e non ci sono differenze nell'alternarsi dei governi – aveva notato Massimo Paolicelli, presidente di Associazione Obiettori Nonviolenti, durante un forum sul tema del disarmo – Prodi, ad esempio, aveva aumentato le spese militari del 31%”.

Secondo Vignarca, però, Di Paola è riuscito a fare di più: “In tempi di spending-review – scrive nell'ultimo comunicato – un militare riformerà il comparto militare, come non è dato fare per gli insegnanti e gli studenti sulla scuola, o per i pensionati sulle pensioni, o per medici e pazienti sulla sanità”.

Risultato che il coordinatore della Rete Disarmo definisce “impossibile ad altri”.

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