Tre cose fondamentali abbiamo fatto con queste votazioni. Una è che
abbiamo dato un voto libero e da questo voto libero è nata una cosa che
voglio sottolineare: il voto alle donne. Se il voto
fosse sempre stato libero, in Parlamento oggi avremmo molte più donne
che uomini. La seconda cosa è il permettere di conoscere i candidati,
che forse andranno in Parlamento, 3 mesi prima in modo che tu puoi
andare lì, discutere, conoscerli, votarli o non votarli. Consigliarli o
maledirli. E la terza cosa è che non abbiamo speso un euro. Tutto a costo zero.
A chi dice che non c'è stata democrazia perchè i voti sono stati pochi
io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille
parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo
dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a
me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto
arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, abbiamo
una guerra da qui alle elezioni. Finchè la guerra me la fanno i
giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro
non ne voglio più. Se c'è qualcuno che reputa che io non sia
democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto,
allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento. Noi dobbiamo avere una forza unita
per arrivare a fare un risultato che mai potevamo aspettarci di avere.
Abbiamo poco tempo e le nostre forze devono essere indirizzate su queste
cose, sulle cose reali, sul Programma, su quello che porteremo avanti,
sulla campagna che ci aspetta. All'ultimo sangue. Siamo in una guerra.
Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il MoVimento e
non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone
problemi della democrazia del MoVimento va fuori! Va fuori dal
MoVimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori.
Fonte
Deve essere il periodo delle bombe politiche questo.
Prima il ritorno di Berlusconi e il conseguente panico della finanza internazionale che non vuole lasciare alcuno spazio alle probabili velleità autarchiche del Cavaliere, poi Grillo, che reagisce di pancia al problema ormai palese della gestione politica ed organizzativa del Movimento 5 Stelle.
Un intervento in tal senso era doveroso, altrettanto doverosa sarebbe stata una comunicazione e un piano di gestione differenti rispetto a quelli prospettato da Grillo.
Passi per il fuori dai coglioni che avrei detto pure io, ciò che manca è la piattaforma ideologica in base alla quale si vorrebbe fare pulizia. Limitarsi a dire che l'elmetto in testa pone l'esigenza di cacciare fuori chi non fa quadrato intorno alla testuggine elettorale, non scioglie il nodo dell'identità politica che il Movimento intende darsi. Il cronicizzarsi di questa carenza, che non viene minimamente scalfita da alcun proclama di Grillo, potenzialmente si presta a compattare il Movimento stesso intorno ai soggetti dotati di meno acume politico e più interessati a fare becera carriera o peggio ancora condurre il Movimento a deragliare su posizioni ben diverse rispetto a quelle iniziali (i Renzi di turno sono dovunque).
Con queste prospettive, l'esistenza del Movimento 5 Stelle rischia di delinearsi breve, tumultuosa e probabilmente poco incisiva verso i problemi dell'Italia.
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