Questa volta non c’è nessuna “dietrologia” da fare: è tutto molto evidente e la rinuncia di Monti si spiega da sé. Infatti, è chiaro che quel “Se Monti si candida può dimenticarsi il Quirinale” detto da Berlusconi era il preannuncio del “metodo Boffo” applicato al Professore. E’ altrettanto chiaro che a Monti non sarebbe stato risparmiato nessun colpo e che anche il Pd ed i suoi sodali lo avrebbero attaccato (ieri, “Repubblica” on line aveva messo un video-blob con tutte le esternazioni in cui Monti giurava che non si sarebbe mai candidato: un anticipo di quello che sarebbe stato il fuoco di bordata per tutta la campagna elettorale).
Ed è intuitivo come i sondaggi non lo abbiamo incoraggiato, stimando una sua lista a meno del 10% che, sommato ad un ipotetico 8-9% dei centristi, lo avrebbe collocato sotto il 20%. Anche noi, nel nostro piccolo, avevamo provato a fare un ragionamento dal quale veniva fuori un elettorato potenziale fra il 24 ed il 28% e, considerando che nei casi più favorevoli, un partito raccoglie al massimo l’80% del suo elettorato potenziale, questo significa, appunto, che l’aspettativa reale si collocava fra il 19.5% ed il 22,5: decisamente troppo al di sotto del necessario per essere competitivi.
Certo: nel corso della campagna elettorale, avrebbero potuto prendere corpo tendenze come un massiccio spostamento dei voti di destra verso il centro per sbarrare la strada al Pd, oppure una emorragia di voti del centro sinistra verso Grillo o cose del genere. Ma si trattava di eventi, allo stato dei fatti, non probabilissimi e puntare su di essi sarebbe stata una scommessa decisamente audace. E Monti non è uomo audace, anzi, ad essere precisi, ha il coraggio di un coniglio (lo abbiamo detto più volte in questa sede) ed è interessato solo alle sue personalissime fortune. Sommando il tutto, la sua rinuncia attuale si spiega perfettamente.
Ma, qualcuno dirà, resta da capire cosa aveva da temere Monti dal “metodo Boffo”. Ci sarà chi dirà che Monti non ha scheletri nell’armadio ed è solo una persona che non regge la violenza e la volgarità dei suoi avversari. Ci sarà, invece chi dirà che se fa così è perché qualche scheletro ce l’ha ed anche bello grosso. Il Fatto di oggi rileva come circolasse una sigla nella bouvette di Montecitorio: Zurigo 11. No, non è un taxi, ma un conto per 11 milioni di euro che Monti avrebbe imboscato in una banca svizzera alla faccia della lotta all’evasione fiscale. Altri hanno ripreso a parlare dei suoi pretesi rapporti con la Massoneria o con il gruppo Bildberg e di inconfessabili operazioni condotte in questi contesti. E’ vero? Sono voci false? Non ne ho la minima idea, ma confesso che me ne importa assai poco.
Mi spiego: è possibilissimo che Monti abbia non uno, ma una collezione di scheletri nel suo armadio quattro stagioni: non ne sarei affatto meravigliato. Ma non ho alcun elemento per sostenere che sia così o non sia così. Però so che in ogni caso non cambia niente: se Monti ha qualcosa da nascondere vuol dire che è una persona poco pulita alla mercè del primo ricattatore. Se non ha nulla da nascondere, peggio ancora: è un vigliacco che se la fa addosso di fronte alle ombre. In ogni caso non è uomo adatto a certi ruoli. Che Capo dello Stato sarebbe? E, se vogliamo, che Capo del governo è stato?
Comunque vada, questa è la fine politica del Professore: tutti quelli che avevano puntato su di lui come i centristi, gli scissionisti in atto o in pectore del Pdl, persino i suoi amici in “Europa”, si trovano oggi spiazzati (con espressione meno elegante: “di sedere per terra”) e lo odieranno ferocemente. Il suo potere contrattuale è sceso a meno di zero e vedrete che nessuno si ricorderà di lui quando si voterà per il Quirinale. D’altra parte, a cosa volete che serva un capo dello Stato del quale si potrebbe sempre dire: “Ma, chissà cosa ci sarà stato sotto quella volta… Chissà perché rinunciò?”.
Monti, come dice Napolitano, resta una “riserva della Repubblica”. Ecco, si: vada in panchina...
Fonte
Non credo che il ritiro di Monti dai giochi elettorali debba essere automaticamente ascritto ad una sua capitolazione politica definitiva.
Monti è una pedina usata dagli ambienti finanziari a propria discrezione. Il fatto che il bocconiano sì sia tirato fuori dal pantano derivante dalla costruzione di una propria coalizione elettorale, penso sia un banale prendere atto che i risultati delle prossime elezioni sono prevedibili solo nella forma del caos, guarda caso il contesto che meglio sì presta, complice una bottarella di spread, a un nuovo ritorno del professore, di cui magari non si potranno più millantare le doti tecniche, ponendo invece l'accento sul prestigio internazionale dopo la sua partecipazione in pompa magna al vertice del PPE.
Non dimentichiamoci, poi, che Napolitano scalpita per offrire nuovamente una sponda istituzionale alla finanza speculativa prima di approdare al proprio semestre bianco.
Comunque vada sarà una disfatta.
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