Più di 10 mila lavoratori hanno
assediato per tutta la giornata di martedì la sede del Parlamento del
Michigan. Era in discussione e in votazione la legge Right strong>to work,
diritto a lavorare, voluta dal governatore dello Stato e dalla
maggioranza repubblicana. A prima vista sembrerebbe la classica lotta di
resistenza dei lavoratori per impedire un ulteriore attacco ai loro
diritti e alle loro condizioni di vita e di lavoro. E' così, ma solo in
parte. Siamo in Michigan, la patria dell'industria automobilistica americana. A Detroit hanno la loro sede la Chrysler, la General Motors e la Ford. Qui è nata, nel 1935, l'Union Auto Workers
il potente e ricco sindacato dei lavoratori dell'auto. Sempre in
Michigan l'UAW ha 151 mila iscritti addetti alla produzione sui 380 mila
totali e 200 mila iscritti pensionati sui 600 mila a livello
nazionale. E possiede consistenti pacchetti azionari delle tre grandi
aziende automobilistiche.
All'inizio dell'anno il governatore Snyder ha
presentato una proposta di legge che cancellava l'obbligatorietà
dell'iscrizione al sindacato per essere assunti attraverso le quote,
previste dai contratti di lavoro, gestite sindacalmente. E per abolire
l'automatismo delle trattenute in busta paga - anche per i non iscritti
al sindacato - per i mai sufficientemente specificati "diritti sindacali di negoziazione".
Leggi simili negli Usa esistono già in 23 stati, governati sia da
democratici che da repubblicani. Non c'è alcun dubbio che tali leggi
siano state fatte facendo strumentalmente appello a un sacrosanto
diritto di scelta ma che in realtà hanno lo scopo di minare alla base i
diritti dei lavoratori. Infatti non si limitano solo a sancire la
libertà di aderire a un sindacato ma contengono sempre incentivi,
agevolazioni fiscali e normative, finanziamenti a fondo perduto per
nuove e vecchie imprese.
In aprile Bob King,
il leader della Uw, ha lanciato una raccolta di firme per un
emendamento, da sottoporre a referendum e inserire nella Costituzione
del Michigan, che prevedeva l'obbligatorietà dell'iscrizione sindacale,
delle trattenute anche ai non iscritti e il divieto di sciopero dei
dipendenti pubblici. Il sottotesto era chiaro e veniva esplicitato nei
volantini e nei comizi: il sindacato dell'auto dev'essere riconosciuto
nella Costituzione, fa parte del sistema istituzionale dello Stato ed è
un soggetto economico al pari delle imprese. Attaccarlo sul piano
economico significa ledere i diritti di un'azienda e quindi gli
interessi della nazione. Per formalizzare quel riconoscimento veniva
sacrificato il diritto di sciopero dei lavoratori del pubblico impiego
alimentando la più classica e stupida divisione tra lavoratori. La
campagna è costata al comitato di sostegno, di cui l'Uaw era l'attore
principale, 25 milioni di dollari.
Il
referendum si è svolto il 6 novembre in concomitanza con le elezioni
presidenziali con una Uaw tra i maggiori sponsor di Obama. In Michigan
Obama ha preso il 54% dei voti e l'emendamento è stato bocciato dal 58% degli elettori.
Obama ha raccolto 2 milioni 560 mila voti e la proposta di modifica
costituzionale 1 milione e 940 mila voti. Dopo questo risultato il
governatore Snyder ha colto la palla al balzo ed ha accelerato l'iter di
discussione della legge. Martedì è stata approvata con i voti della
maggioranza repubblicana, anzi ne sono state approvate due uguali: una
per i lavoratori pubblici e l'altra per i privati. Obama si è detto
contrario e dispiaciuto per l'esito, non lo era stato però quando leggi
simili furono approvate da maggioranze democratiche. Che cosa è
successo in Michigan ? E' sempre complicato avventurarsi sul terreno
dell'analisi dei flussi elettorali ma alcune considerazioni più generali
si possono fare.
La campagna per
l'emendamento è stata percepita da parte dei lavoratori non iscritti al
sindacato o precari, sopratutto afroamericani, come l'ennesimo privilegio a favore di una classe operaia bianca sindacalizzata
che tra l'altro costituisce solo il 17% dei lavoratori. All'interno di
alcuni settori di lavoratori dell'auto non si è ancora assopita la
rabbia per i brogli, ad opera del sindacato, durante la votazione del
contratto dello scorso anno. Un contratto che riduceva sia il salario
che i diritti, approvato ufficialmente dal 55% dei lavoratori. Tra i
dipendenti pubblici non ha regnato certo la soddisfazione di votare a
favore di un divieto a scioperare. Tutto ciò è da imputare solo ad una
strategia disastrosa messa in campo dall'Uaw oppure indica la natura più
vera e profonda di un sindacato, inspiegabilmente considerato, in
Italia e in Europa, progressista se non di sinistra? Entrambe le cose.
Le iniziative per bloccare la legge sono state condotte, fino a ieri,
solo sul piano legale ed elettorale senza una reale mobilitazione,
dissimulando anche i contenuti reali dell'emendamento. Si è operato in
modo che si identificasse la difesa dei diritti dei lavoratori con la
difesa dei gruppi dirigenti e della struttura sindacale mantenendone i
ruoli, i principi di funzionamento e l'opacità della gestione
finanziaria.
Ora, purtroppo, i
lavoratori del Michigan si trovano tra l'incudine del sindacato e il
martello del governatore. Se dovessero vincere e far ritirare la legge
si ritroverebbero con un sindacato uguale a prima, se non peggio,
perché ne uscirebbe riconfermato. Nel caso perdessero si aprirebbe un
varco consistente in cui passerebbero altri provvedimenti decisamente
peggiori. Ci sarebbe tuttavia anche una terza possibilità. La
mobilitazione, il conflitto e il protagonismo dei lavoratori crescono a
tal punto da mettere in discussione le organizzazioni sindacali e
percorrere strade alternative. Le probabilità non sono molte ma è
l'unico modo per vincere davvero. Una lezione di cui far tesoro non solo
negli Stati Uniti.
Nessun commento:
Posta un commento