“Mi rivolgo ai lavoratori e
alle lavoratrici: nessuna conquista vi è stata regalata. Avete lottato e
sostenuto duri sacrifici perché vi siete trovati contro il grande
padronato, le destre, i governi della Democrazia cristiana. Per ogni
lotta è stata decisiva la presenza e l’azione del Partito comunista:
dare voti alle destre significherebbe compromettere le conquiste
raggiunte e rendere più aspre le lotte per nuovi miglioramenti che sono
necessari. Dare più voti al Pci significa creare le condizioni per nuove
avanzate della classe operaia, dei braccianti, dei contadini, degli
impiegati, dei tecnici, del popolo del Mezzogiorno, dei pensionati. Ai
pensionati la Dc ha saputo solo promettere aumenti di poche decine di
lire. I pensionati sanno che l’avanzata del Pci può garantire la
soddisfazione della loro aspirazione che non è quella di ricevere
elemosine, ma aver diritto a una vecchiaia serena.”
“Ci
rivolgiamo a tutti coloro che amano la libertà. La Dc ha gravemente
ceduto a destra, ha fatto ricorso ai voti fascisti per eleggere il
presidente della Repubblica, si dichiara pronta a far rientrare nel
governo il Partito liberale, non si vergogna di mettere sullo stesso
piano fascisti e comunisti. Il Partito comunista è la più grande forza
antifascista che ripete oggi allo scherano fascista le parole che Piero Calamandrei
volle incise nella lapide di Cuneo: “Su queste strade se vorrai
tornare?ai nostri posti ci ritroverai,?morti e vivi, con lo stesso
impegno, popolo serrato intorno al monumento?che si chiama,?ora e
sempre,? Resistenza.”
“Ci rivolgiamo a
tutti gli italiani che vogliono la pace, l’indipendenza per il nostro
popolo e per tutti i popoli. Il presidente degli Usa afferma che la
guerra nel Vietnam minaccia la pace del mondo. Ma da chi viene questa
minaccia? Forse dal popolo vietnamita? Esso non fa che opporsi a
un’aggressione atroce e crudele. Noi siamo al suo fianco. La Dc sta
dalla parte dell’aggressore e si ostina a voler mantenere l’Italia in
una condizione di soggezione e di sovranità limitata.”
“Ci
rivolgiamo al cuore e alla ragione di tutti gli italiani che vogliono
una società più giusta, liberata dalle discriminazioni di cui soffrono
milioni di lavoratori, di giovani e soprattutto di donne. Mi sia
consentito rivolgere un benvenuto affettuoso ai nostri connazionali che
vengono dall’estero per votare: sono solo una parte dei cinque milioni
costretti dalla politica della Dc a percorrere la via amara della
ricerca di un lavoro in terra straniera. Votiamo anche per loro. Votiamo
perché tutti gli italiani possano avere un lavoro, vivere una vita
libera e dignitosa nelle loro terre, nella nostra patria”.
Scampoli d’una tribuna elettorale del 1972:
contesti lontani, circostanze diverse, quasi due Repubbliche fa.
Intanto Enrico Berlinguer è scomparso da tutti i pantheon del
centrosinistra. Eppure questo suo appello al voto – oggi che il Pd
sceglie il candidato premier – non è solo un omaggio
all’incommensurabile statura politica, ma soprattutto un piccolo ripasso
della parola “sinistra”.
Trascorsa l'infatuazione per il "grande partito", mi chiedo quanta passione autentica e quanta retorica elettorale ci fosse nelle parole di Berlinguer.
Peccato non aver vissuto quelle stagioni e quel personaggio.
Nessun commento:
Posta un commento