Ci sono tante ragioni per cui un impegno in politica di Luca Cordero di Montezemolo è poco opportuno nel Paese del conflitto di interessi:
i suoi rapporti con la famiglia Agnelli-Elkann (è ancora presidente di
Ferrari, controllata di Fiat), la sua recente vicepresidenza
dell’Unicredit in quota dei fondi arabi, l’investimento nel più regolato
dei business, quello ferroviario, con il Nuovo Trasporto Viaggiatori di
cui ha da poco lasciato la presidenza. Ma c’è un’altra storia, solo in
apparenza minore, che spiega meglio la tela avvolgente di interessi e
tentazioni in cui si troverebbe (meglio dire si troverà) Montezemolo
quando la sua associazione Italia Futura diventerà la colonna su cui si regge la lista Monti. La storia è quella della Octo Telematics e delle scatole nere da mettere nelle automobili per ridurre le frodi in caso di incidente.
IL DECRETO - La Octo Telematics è un’azienda di Reggio Emilia in cui il fondo Charme promosso da Montezemolo ha investito nel 2010. E ora, secondo quanto rivelato da Carlo Festa sul Sole 24 Ore, è pronta per essere ceduta al colossale valore di un miliardo di euro,
stando alle stime riservate di Goldman Sachs. Le fortune della Octo
Telematics, nata nel 2002, derivano dal talento emiliano del fondatore
Germano Fanelli, ma le prospettive future sono rosee soprattutto grazie a
uno dei ministri più montezemoliani del governo Monti, Corrado Passera.
Nell’ultimo bilancio della Octo Telematics si legge che “il mercato
assicurativo, nel ramo responsabilità civile auto, sta attraversando una
nuova fase in seguito della recente introduzione del decreto legge 24
gennaio 2012 recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo
sviluppo delle infrastrutture e la competitività”. E’ il decreto Liberalizzazioni che ha messo le premesse per il boom del mercato delle scatole nere sulle auto come strumento antifrode.
All’articolo 32 si legge infatti che se l’assicurato installa la
scatola nera sull’auto, tutti i costi sono a carico della compagnia che
offre anche una “riduzione significativa” della tariffa, tanto poi si
rifà grazie alla riduzione delle frodi e dei costi di contenzioso. Non
solo: il decreto lascia la possibilità al ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti (oggi inglobato nel superministero dello Sviluppo) di
stabilire per quali altri “ulteriori dispositivi” valga questo regime
che è forse nell’interesse di tutti, ma i cui beneficiari maggiori sono i
produttori della tecnologia richiesta.
L’AFFARE È PRONTO -
Infatti nel bilancio della Octo Telematics, alla voce “evoluzione
prevedibile della gestione” è indicato praticamente solo l’impatto del
decreto grazie al quale “sono in corso negoziazioni con alcuni clienti
attuali per adeguare i contratti vigenti al modello di business regolato
dalla legge e parimenti sono stati avviati contatti con clienti
potenziali che dovranno implementare nel loro portafoglio le polizze
telematiche”. La norma governativa è arrivata al momento giusto: un fatturato già considerevole per la Octo Telematics, 70 milioni
di euro, è considerato in crescita potenziale da Goldman Sachs fino a
100 milioni. Proprio a gennaio, lo stesso mese del decreto, il fondatore
Germano Fanelli e i suoi soci vendono il loro 30 per cento detenuto
tramite la MetaSystem alla Octobi, società capogruppo, che così detiene
il 90 per cento (tutto in pegno alle banche). La Octobi è controllata al 60 per cento
dalla Montezemolo & Partners sgr, con un investimento di 18,5
milioni di euro tramite il fondo di investimento Charme 2 (in cui con
Montezemolo ci sono vari soggetti, tra cui il gruppo indiano Tata). Se
fossero corrette le valutazioni di Goldman Sachs riportate dal Sole 24 Ore
e la Octo Telematics venisse valutata un miliardo, il fondo di
Montezemolo potrebbe vendere la sua quota del 90 per cento realizzando
una plusvalenza teorica colossale, oltre 880 milioni
di euro. Difficile che vada davvero così, ma comunque si prospetta un
buon affare. Sempre che al ministero dello Sviluppo non arrivi un
ministro poco compiacente che magari cambi le regole sulle scatole nere,
rovinando le prospettive della società emiliana. E sempre che Enrico
Bondi, il superconsulente ingaggiato da Monti per la spending review
e che ora deve vigilare sui conflitti di interesse dei candidati nelle
liste montiane, non abbia qualcosa da ridire sulla vicenda (pare poco
probabile).
INQUIETUDINI FERROVIARIE - C’è un solo ministro dello Sviluppo che Montezemolo teme davvero ed è Mario Moretti, l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato che secondo alcuni retroscena giornalistici Pier Luigi Bersani vorrebbe portare al governo. Nei giorni scorsi Massimo Mucchetti, sul Corriere della Sera, ha ipotizzato che dopo le elezioni si affronti la nuova crisi di Alitalia con un’alleanza
con le Fs, invece che con una ricapitalizzazione o cedendo le quote dei
“patrioti” italiani al partner industriale Air France. Così la
concorrenza si ridurrebbe ancora, concentrando i due operatori
principali del trasporto (soprattutto sulla redditizia tratta
Roma-Milano) a tutto danno della Ntv di Montezemolo. Ieri Alitalia ha
smentito ogni ipotesi di alleanza “ in modo assoluto e categorico”. Ma
gli azionisti di Ntv, e soprattutto le banche creditrici che hanno in
pegno gran parte delle azioni, si sentiranno più rassicurati se la lista
Monti sostenuta dalla montezemoliana Italia Futura avrà un buon
risultato alle urne. Luca Cordero di Montezemolo probabilmente non sarà
candidato, ma se le cose vanno bene (per lui) potrebbe ritrovarsi ministro.
Ma se Monti è coerente con le proprie dichiarazioni sulla volontà di
evitare conflitti di interesse, Montezemolo non potrà occuparsi di
automobili, banche, assicurazioni, giornali, immobili, televisione (la
ex compagna produce fiction e lui, dicono le intercettazioni
dell’inchiesta P4, faceva il possibile per farla lavorare in Rai).
Magari gli daranno il ministero delle Pari opportunità.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento