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06/12/2012

Siria. Manipolazione di guerra in corso

E' possibile dimenticare Colin Powell, il segretario di stato Usa nel 2003, che agita una provetta di “armi batteriologiche” mentre interviene all'Onu? Era falso ma venne preso per buono e spianò la strada alla guerra e all'invasione dell'Iraq. Lo scenario si ripete con la Siria. Chi è disposto ancora a cascarci?

 
Fonti” israeliane hanno denunciato trasferimenti sospetti di armi chimiche in Siria. I movimenti sarebbero, a quanto dichiarato, diversi da quelli eseguiti in occasioni precedenti afferma un articolo sul New York Times. Questo è bastato alla Segretaria di Stato USA e alla Nato per dichiarare che gli Stati Uniti in caso di uso provato di armi chimiche interverranno in qualche modo. L'aria di manipolazione mediatica a fini di guerra è fin troppo evidente. “Secondo fonti israeliane negli ultimi giorni c'è una apparente preparazione all'uso di queste armi ma potrebbe anche trattarsi di un bluff” a scriverlo così esplicitamente è addirittura Gianandrea Gaiani, l'esperto militare del Sole 24 Ore. Ma tanto è bastato, ad esempio, anche al sito di Repubblica per scrivere in un titolo che “la prova dell’ esistenza di armi chimiche” avrebbe come conseguenza l’ intervento statunitense. Nell’articolo la notizia era riportata poi nella maniera esatta (l' uso e non l'esistenza di armi chimiche) ma il titolo ha l'obiettivo di indurre confusione e approssimazione che sui media trionferà con l’ aggravarsi, probabilissimo, della crisi.

Se in un colpo di coda il regime siriano dovesse decidere di usare le armi chimiche di cui è in possesso la reazione della comunità internazionale sarà immediata": è questo il monito lanciato ieri dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. I ministri degli esteri dei 28 alleati, riuniti a Bruxelles, hanno anche deciso di dare luce verde al dispiegamento dei missili Patriot chiesti da Ankara per difendere la frontiera con la Siria. Rasmussen ha aggiunto: "sappiamo che hanno i missili" e che hanno "le armi chimiche". Una linea rossa, quella del possibile uso di gas nervino, invalicabile anche per la Russia. Con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che a Bruxelles, dopo l'incontro nell'ambito del Consiglio Nato-Russia, ha avvertito come "l'uso di armi di distruzione di massa avrebbe implicazioni gravi" aggiungendo che anche la Russia "non accetterebbe alcuna violazione dei trattati internazionali" se la Siria le usasse. Ma Mosca, per bocca dello stesso Lavrov ha definito "rumours" tutte le informazioni sui movimenti registrati in Siria attorno ai depositi di armi chimiche.

Il 6 febbraio del 2003, il Segretario di Stato statunitense, Colin Powell, si presentò all'Onu mostrando una provetta nella quale, secondo le sue affermazioni, c'era la prova dell'esistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq, la mossa spianò la strada all'attacco e all'invasione militare dell'Iraq qualche giorno dopo. Nell'aprile del 2004, un anno dopo l'invasione dell'Iraq, Colin Powell ha riconosciuto che quegli stessi elementi non erano solidi ne veritieri; tuttavia il segretario di Stato americano si è giustificato asserendo che lui non poteva saperlo, perché si era basato su quanto messogli a disposizione dalla Cia, alla quale si era rivolto.

I ministri della Nato dando il via libera al dispiegamento dei Patriot, hanno dichiarato che essi avranno funzione "esclusivamente difensiva" e che non saranno usati a sostegno della creazione di una no-fly zone, obiettivo strategico sul quale da tempo lavorano Usa, Arabia Saudita, Qatar e i ribelli anti-Assad per togliere alle truppe siriane la copertura aerea e ridurre l'evidente svantaggio militare delle milizie antigovernative.

Dal canto suo il governo di Damasco ha ripetuto anche lunedì 3 dicembre che le armi chimiche non saranno mai usate contro il popolo siriano.

Un altro brutto segnale dalla Siria arriva dalla decisione per cui nei prossimi giorni il personale non essenziale dell’ ONU lascerà il paese. Rientreranno immediatamente infatti 25 dipendenti delle Nazioni Unite. Sono state interrotte inoltre tutte le attività intorno a Damasco e nel resto del paese l’azione dell’ONU continuerà solo dove sarà possibile utilizzare personale locale.

Un flash dell’Ansa alle 3.00 di martedì 4 dicembre informa che anche l’ Unione Europea riduce la sua presenza diplomatica a Damasco per l’aggravarsi della situazione che metterebbe a rischio la sicurezza dei suoi dipendenti. 

Fonte 

Il percorso è più tortuoso del previsto ma penso che la Siria farà presto o tardi la fine della Libia. 

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