E'
possibile dimenticare Colin Powell, il segretario di stato Usa nel 2003,
che agita una provetta di “armi batteriologiche” mentre interviene
all'Onu? Era falso ma venne preso per buono e spianò la strada alla
guerra e all'invasione dell'Iraq. Lo scenario si ripete con la Siria.
Chi è disposto ancora a cascarci?
“Fonti”
israeliane hanno denunciato trasferimenti sospetti di armi chimiche in
Siria. I movimenti sarebbero, a quanto dichiarato, diversi da quelli
eseguiti in occasioni precedenti afferma un articolo sul New York Times.
Questo è bastato alla Segretaria di Stato USA e alla Nato per
dichiarare che gli Stati Uniti in caso di uso provato di armi chimiche
interverranno in qualche modo. L'aria di manipolazione mediatica a fini
di guerra è fin troppo evidente. “Secondo fonti israeliane negli ultimi
giorni c'è una apparente preparazione all'uso di queste armi ma potrebbe
anche trattarsi di un bluff” a scriverlo così esplicitamente è
addirittura Gianandrea Gaiani, l'esperto militare del Sole 24 Ore. Ma
tanto è bastato, ad esempio, anche al sito di Repubblica per scrivere in
un titolo che “la prova dell’ esistenza di armi chimiche” avrebbe come
conseguenza l’ intervento statunitense. Nell’articolo la notizia era
riportata poi nella maniera esatta (l' uso e non l'esistenza di armi
chimiche) ma il titolo ha l'obiettivo di indurre confusione e
approssimazione che sui media trionferà con l’ aggravarsi,
probabilissimo, della crisi.
“Se
in un colpo di coda il regime siriano dovesse decidere di usare le armi
chimiche di cui è in possesso la reazione della comunità internazionale
sarà immediata": è questo il monito lanciato ieri dal segretario
generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. I ministri degli esteri dei
28 alleati, riuniti a Bruxelles, hanno anche deciso di dare luce verde
al dispiegamento dei missili Patriot chiesti da Ankara per difendere la
frontiera con la Siria. Rasmussen ha aggiunto: "sappiamo che hanno i
missili" e che hanno "le armi chimiche". Una linea rossa, quella del
possibile uso di gas nervino, invalicabile anche per la Russia. Con il
ministro degli Esteri Sergei Lavrov che a Bruxelles, dopo l'incontro
nell'ambito del Consiglio Nato-Russia, ha avvertito come "l'uso di armi
di distruzione di massa avrebbe implicazioni gravi" aggiungendo che
anche la Russia "non accetterebbe alcuna violazione dei trattati
internazionali" se la Siria le usasse. Ma Mosca, per bocca dello stesso
Lavrov ha definito "rumours" tutte le informazioni sui movimenti
registrati in Siria attorno ai depositi di armi chimiche.
Il
6 febbraio del 2003, il Segretario di Stato statunitense, Colin Powell,
si presentò all'Onu mostrando una provetta nella quale, secondo le sue
affermazioni, c'era la prova dell'esistenza delle armi di distruzione di
massa in Iraq, la mossa spianò la strada all'attacco e all'invasione
militare dell'Iraq qualche giorno dopo. Nell'aprile del 2004, un anno
dopo l'invasione dell'Iraq, Colin Powell ha riconosciuto che quegli
stessi elementi non erano solidi ne veritieri; tuttavia il segretario di
Stato americano si è giustificato asserendo che lui non poteva saperlo, perché si era basato su quanto messogli a disposizione dalla Cia, alla
quale si era rivolto.
I
ministri della Nato dando il via libera al dispiegamento dei Patriot,
hanno dichiarato che essi avranno funzione "esclusivamente difensiva" e
che non saranno usati a sostegno della creazione di una no-fly zone,
obiettivo strategico sul quale da tempo lavorano Usa, Arabia Saudita,
Qatar e i ribelli anti-Assad per togliere alle truppe siriane la
copertura aerea e ridurre l'evidente svantaggio militare delle milizie
antigovernative.
Dal canto suo il governo di Damasco ha ripetuto anche lunedì 3 dicembre che le armi chimiche non saranno mai usate contro il popolo siriano.
Un altro brutto segnale dalla Siria arriva dalla decisione per cui nei
prossimi giorni il personale non essenziale dell’ ONU lascerà il paese.
Rientreranno immediatamente infatti 25 dipendenti delle Nazioni Unite.
Sono state interrotte inoltre tutte le attività intorno a Damasco e nel
resto del paese l’azione dell’ONU continuerà solo dove sarà possibile
utilizzare personale locale.
Un
flash dell’Ansa alle 3.00 di martedì 4 dicembre informa che anche l’
Unione Europea riduce la sua presenza diplomatica a Damasco per
l’aggravarsi della situazione che metterebbe a rischio la sicurezza dei
suoi dipendenti.
Fonte
Il percorso è più tortuoso del previsto ma penso che la Siria farà presto o tardi la fine della Libia.
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