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03/07/2013

Colpo di stato in Egitto

E' la notizia del giorno.
Volutamente non ho fatto il consueto copia/incolla che contraddistingue questa pagina perché della mera cronaca m'importa sega, tanto i colpi di stato militari sono sempre gli stessi: blindati a presidiare i centri nevralgici di istituzioni e mezzi di comunicazione, coprifuoco imposto nelle principali aree urbanizzate con tanto di elicotteri a svolazzare sulla testa della gente per inasprire la già notevole deterrenza all'ordine esercitata dai soldati a terra.
Lo si è visto tante, troppe volte, la riproposizione di qualsivoglia cronaca avrebbe dunque poco senso.

Chi ha tempo e testa, però, potrebbe sfogliare le prime pagine in rete delle varie testate d'informazione che su questa notizia offrono un valido metro per valutare il "polso" dei media italiani.

Abituato a consultare prevalentemente pagine buone per comunisti antagonisti, non mi sono stupito del fatto che, in apertura alla notizia del golpe in corso nella terra dei faraoni, campeggino le più disparate foto di blindati tinta cachi (gli M113 dominano...) per le strade del Cairo.
Oltre a considerare come più corretta l'idea di rappresentare visivamente un colpo di stato militare per ciò che realmente è, penso che tale rappresentazione sia anche la più adatta a descrivere la lesione che gli avvenimenti in corso in Egitto infliggono a quella democrazia che, con tutti i problemi  e le rivolte popolari del caso tenta di farsi largo all'ombra delle piramidi.

Passando dalla stampa antagonista a quella di mercato il tiro cambia notevolmente nonostante il fatto rimanga il medesimo. La Repubblica apre la notizia a questa maniera


forse ad intendere che i carri armati in strada sono un momento di festa per la popolazione egiziana. Più sobrio, invece, il Corriere della Sera


che a mio giudizio non si discosta comunque dal pensiero secondo cui i garanti dell'Egitto sono i militari.
La pelosità del ragionamento sta nel fatto che agli occhi del lettore le forze armate che si ergono a difesa delle istituzioni (non si capisce poi quali dal momento che Morsi le elezioni dello scorso anno le ha vinte) diventano anche dei "paladini" della democrazia, quando nei fatti la scardinano forse col plauso di una larga fetta di egiziani ancora a corto di cultura democratica.

Tutta questa supercazzola per dire cosa quindi? Semplicemente che la chiave di lettura offerta dai due maggiori quotidiani nazionali non mi piace per nulla, soprattutto in tempi di crisi politica costante anche a casa nostra, dove i militari proprio non li vorrei vedere nelle strade di Roma a garantire le istituzioni tricolori...

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