Mentre prosegue il balletto delle adesioni a Ginevra 2, si affievolisce
la speranza che la conferenza internazionale fissata per il 22 gennaio
porti a una soluzione della guerra in Siria, dove in mille giorni di
combattimenti tra le truppe fedeli al presidente siriano Bashar al Assad
e i diversi gruppi di opposizione, sono morte oltre 126.000 persone, tra cui almeno 11.000 bambini, e tre milioni di siriani sono scappati dal Paese.
Non ci sarà alcuna "svolta", ha avvertito il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius,
la situazione è troppo complessa ed è "difficile immaginare che
(Ginevra 2) porti subito a un risultato positivo". E già prima di
Fabius, dalle file della frastagliata opposizione siriana si erano
levate voci scettiche sulla possibilità che la conferenza avvii un
processo di pace in Siria.
George Sabra, leader del Consiglio nazionale siriano, componente
maggioritaria della Coalizione nazionale siriana(Cns) nonché gruppo di
opposizione in esilio, ha espresso forti dubbi anche sul fatto che la
conferenza si tenga, precisando che la partecipazione del suo gruppo
sarà decisa a metà dicembre. "Nessuno oserebbe andare a Ginevra senza
consultarsi con le forze sul campo, quelle che hanno un reale potere
negoziale", ha precisato Sabra.
Dal campo si è fatto sentire Salim Idriss, comandate dell'Esercito
siriano libero (Esl), il braccio armato del Cns, che ha ribadito che la
partecipazione dell'opposizione al negoziato è vincolata ad alcune
condizioni, prima tra tutte che Assad si ritiri. Sono le stesse
condizioni poste dalla Coalizione che aveva annunciato la sua adesione a
Ginevra 2 lo scorso mese, anche se tra mille riserve. Intanto, il
leader del Cns, Ahmad Jarba, ha fatto sapere che sarà presto a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
La Russia è l'alleato di ferro di Assad e lo scorso settembre ha
scongiurato una attacco armato guidato dagli Stati Uniti contro la
Siria. "Sono stato invitato venti giorni fa, ma non sono potuto andare a
causa di altri impegni", ha detto Jarba all'agenzia del Kuwait Kuna,
"Andrò in Russia per persuaderli che è un loro interesse stare con il
popolo siriano".
L'ipotesi di un addio di Assad al potere è stata rigettata dal governo
di Damasco, che a fine novembre aveva confermato la sua partecipazione
al negoziato: Assad non siederà al tavolo, ma la sua uscita di scena
non è in agenda. Gli occidentali e le opposizioni rinuncino alle loro
"illusioni", aveva fatto sapere Damasco, aggiungendo che il primo
punto di discussione dovrà essere la lotta al terrorismo. Anche se il
governo ha additato come terroristi tutti i gruppi ribelli che
combattono da quasi tre anni in Siria, non soltanto le numerose sigle di
stampo jihadista che spadroneggiano nel Paese e puntano a istituire uno
Stato islamico nella Siria del dopo-Assad. Le formazioni legate ad al
Qaeda e i jihadisti di altro stampo stanno organizzando nuove coalizioni
e alleanze e sin da subito hanno rigettato ogni ipotesi di dialogo con
Assad.
Nelle intenzioni degli sponsor di Ginevra 2, in prima fila gli Stati
Uniti, la conferenza dovrebbe dare inizio a un periodo di transizione
con un governo provvisorio senza Assad. Washington e Mosca auspicano
la partecipazione di governo e opposizione, per iniziare un dialogo
diretto, ma ormai il presidente siriano tratta da una posizione di forza:
sul campo di battaglia le truppe governative hanno riguadagnato
terreno, sottraendo ai ribelli città e zone strategiche della Siria.
Sabato scorso l'esercito, con il sostegno del movimento sciita libanese
Hezbollah che invia i suoi miliziani in Siria, ha riconquistato la città
di Nabak, nella regione di Qalamoun, al confine con il Libano,
sottraendola ai ribelli jihadisti del Fronte al Nusra e dello Stato
islamico dell'Iraq e del Levante. La presa di Nabak rafforza il controllo governativo su un'area di collegamento tra Damasco e la provincia di Homs. Intanto, nel Nord del Paese i bombardamenti governativi sulla città di Raqa, in mano ai jihadisti, hanno fatto 18 morti, secondo l'Osservatorio siriano per i Diritti umani di base in Gran Bretagna.
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