Il provvedimento era nell'aria da tempo, per adesso il ministro dell'economia Padoan ne ha definito il nome: Investment Compact. Di cosa si tratta? Del pacchetto di misure studiate dal governo per somigliare quanto più possibile al modello Singapore, vera stella polare di Renzi (e del tipo di capitalismo bancario londinese che lo appoggia). Significa preparare il terreno, amministrativo e giuridico, perché un'impresa faccia ciò che vuole, quando e quanto vuole nel momento in cui decide d'investire in un paese. Salario e diritti? Una variabile assolutamente dipendente dall'impresa, senza forza contrattuale, come dimostrano i decreti attuativi del Jobs Act. Cosa conterrebbe, una volta approvato, l'Investment Compact?
- Defiscalizzazione delle Pmi, da ricavarsi con tagli alla spesa pubblica, e finanziamento del fondo di garanzia per quelle innovative (e qui bisogna capirsi su cosa significa innovazione. Se innovativo significa job killer è un problema...).
- Misure di avvicinamento degli intermediari non bancari per le Pmi. In questo modo si ottengono due risultati: si dà come cotto il sistema bancario, e ogni possibile intermediario pubblico dell'impresa, e si affidano le Pmi, esplicitamente, alla dipendenza dalla finanza globale.
- Inserimento dei privati nella cultura che, senza investimenti pubblici, non produrrà ricchezza per tutti ma solo per i privati.
- Ultima misura, forse la più pericolosa, è l'avviamento dell'extraterritorialità delle imprese. Cosa significa? Lo dice lo stesso Padoan al Corriere della Sera: si tratta di: "Misure per l’attrazione degli investimenti dall’estero superando il cosiddetto rischio regolatorio, evitando cioè che un’impresa che si insedi in Italia subisca imprevisti cambi delle regole fiscali e amministrative".
Si capisce benissimo che si tratta di favorire, per un'impresa, quanto più possibile, una sorta di extraterritorialità per cui, in Polonia come in Italia, dovrebbe sempre trovare le stesse regole amministrative e fiscali. Mettendo così una pietra tombale a qualsiasi discorso serio di equità fiscale nel paese (equità fiscale è quando le multinazionali pagano, non come avviene oggi).
L'Italia, al momento, pullula di geni dell'attrazione degli investimenti dall'estero. Che avrebbero già risolto la crisi del capitalismo italiano con qualche click e qualche idea brillante. E di fenomeni del back-shoring, il ritorno delle imprese nel paese d'origine, che ora sapranno di cosa si sta parlando a livello governativo: far tornare in Italia le imprese che operano in Romania con le condizioni fiscali romene (e sui salari un'idea ce la possiamo fare).
Siccome l'Italia è anche un paese di illusi, ovvero che credono che in qualche modo le istituzioni salvaguardino comunque l' interesse generale, ecco le parole di Padoan: "prepareremo le misure con le imprese e con gli operatori finanziari". Sindacati ed enti locali totalmente esclusi, quindi. Ed è anche facile capire, visto che la finanza è egemone sull'impresa, il tipo di misure che potrebbero essere prese. È evidente il tentativo del governo Renzi-Padoan (consigliere del Fmi che ha spinto l'Argentina al default e la Grecia nell'abisso) di importare il peggio della globalizzazione economico-finanziaria.
Proteggere le condizioni di vita e i livelli di reddito delle persone diventa una sfida articolata e complessa ma, sempre di più, all'ordine del giorno.
Redazione - 30 dicembre 2014
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