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01/01/2015

La biografia «ufficiale» di Giorgio Napolitano tra importanti omissioni e falsità

Riceviamo e pubblichiamo:

*****


In un mondo dominato dalle apparenze, le balle hanno libera circolazione.

Un bell’esempio è la fantasiosa biografia (ufficiale) di Giorgio Napolitano.

Fantasiosa? Non tanto.


Napolitano fu sempre all’avanguardia nella difesa nazionalista  degli interessi della borghesia italiana:
prima con Mussolini (Hitler), poi con Togliatti (Stalin).

Infine, ha pensato ai propri, di interessi, e ha strizzato l’occhio al Berlusca, pronto a sganciar quattrini.

In combutta o in proprio, fu sempre contro i proletari.

Per biografia ufficiale intendiamo quella curata dal Quirinale (1). Di questa biografia colpiscono le omissioni e, in particolare, questa notizia consapevolmente falsa:

«Fin dal 1942, a Napoli, iscrittosi all’Università, ha fatto parte di un gruppo di giovani antifascisti».

Clamorosamente falsa perché, leggendo tra le altre varie biografie, si capisce infatti che Napolitano si iscrisse già nel 1941 ai GUF (gioventù universitaria fascista). Leggiamo (2)

«Nel 1941 la famiglia si trasferisce a Padova e così il giovane Napolitano è costretto a terminare le scuole secondarie al liceo Tito Livio di Padova».

Ancora liceale dell’ultimo anno al Tito Livio patavino, accede pertanto, sedicenne, al GUF già nel 1941 (Napolitano è della classe 1925), nella città del famoso giornale universitario, il “BO’”, dove il massone latinista Concetto Marchesi era rettore dell’Università e obbediente alla Gran Loggia di Londra. Col 1941 correva l’ anno dell’“Operazione Barbarossa”, concordata da Rudolph Hess con Winston Churchill, per portare una guerra dai connotati razziali contro la Cristianissima Russia, dove a sua volta Stalin aveva schiacciato quella che considerava la setta anti-partito ‘cosmopolita’ del bolscevismo, diventato il comune nemico.

In tale contesto, ecco cosa scriveva il nostro volontario militante dei GUF:

«L’Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi: dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali.»

(GIORGIO NAPOLITANO, in “BÒ”, giornale universitario del GUF di Padova, Luglio 1941).

L’anno successivo, il 1942, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Durante gli anni universitari, entra a far parte politicamente e concretamente dei Gruppi universitari fascisti (GUF), collabora attivamente al settimanale dei fascisti universitari di Napoli “IX maggio” in una rubrica di critica teatrale che si coniuga con la sua passione per il teatro, per cui debutta anche come attore, per parti di secondo piano, grazie alla compagnia teatrale GUF presso il Teatro degli Illusi al Palazzo Nobili. Nell’autobiografia, Dal Pci al socialismo europeo (Laterza), Napolitano tenta di stravolgere quell’esperienza di fascista autentico millantandola come una sorta di infiltrazione di antifascismo dentro quel crogiolo della brodaglia culturale della gioventù fascista maturata e condivisa (interventista, guerrafondaia a favore dell’Asse e contro le demoplutocrazie):

«L’organizzazione degli universitari fascisti era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste mascherato e fino a un certo punto tollerato». (sic !)

In realtà, il futuro presidente preferì imboscarsi nell’isola di Capri, nella villa di un facoltoso amico. Soltanto a conflitto terminato (dicembre 1945) aderiva al Pci. Successivamente giustificherà l’ennesima esperienza di voltagabbana “migliorista” maturando e affinando la pratica delle giustificazioni sofistiche delle frequenti giravolte al servizio del nuovo mentore stalinista e togliattiano, come lo schiacciamento della rivolta ungherese, per cui... i barbari dei territori orientali, diventano poi, a soli 15 anni di distanza, i salvatori della pace, mentre lui stesso smette la veste interventista e guerrafondaia per assumere quella dell’angelo bianco della pace:


«l’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente [operazione anglo-egiziana in Egitto, a Suez, con l'intervento israeliano], abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo.»
(Giorgio Napolitano, novembre 1956, giovane dirigente del P.C.I.)

Naturalmente le tappe della biografia del Quirinale di colui che ormai è consuetudine chiamare re Giorgio, vanno sottoposte a vaglio critico, ma qui non c’è tempo, se non per ricordare il suo messaggio, in un’ANSA del 26 giugno di quest’anno per il centenario dell’omonimo Giorgio, il fascista segretario di redazione della rivista Difesa della Razza nel 1938, Almirante:

«è stata espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio».

Vediamo solo un’ultima questione, la brutta faccenda dei marò, emblema di una diplomazia quella italiana, degenerata fin dai tempi di Vittorio Emanuele II. A natale, la narrazione mediatica nazionalista, dopo Monti, La Russa, Casapound e tanto sinistrume, ha raggiunto il parossismo della tossicità, proprio col presidente della repubblica intento a onorare lui pure due soggetti comunque imputati di aver ammazzato due poveracci (certo, di quel paese delle vacche sacre…), ma questi killer pagati dalle Forze Armate italiane per servire armatori privati secondo la legge voluta da La Russa e Berlusconi, erano e sono celebrati come… eroi nazionali.
Potenza della neolingua ! Da killer a eroi!


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