Dalla stampa apprendiamo che il primo gennaio il rigassificatore di Livorno ha ricevuto 100mila m3 di gas liquido che stoccherà nei propri serbatoi nell’ambito, ci dicono, del piano di emergenza che il ministero dello sviluppo economico (MISE) ha organizzato per far fronte ad eventuali crisi nell’approvvigionamento del gas.
Occorre chiarire di cosa effettivamente si tratta.
Il GNL è stato scaricato dalla M/C LNG Leo, da tempo affittata dalla E.On, uno dei proprietari del rigassificatore di Livorno.
Ufficialmente il gas è stato introdotto da una società olandese, la Gunvor International Bv, uno dei maggiori trader mondiali di prodotti energetici. La Gunvor è una società molto “chiaccherata” poiché fino al marzo 2014, cioè fino a che non sono scattate le sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina, era di proprietà di un noto oligarca russo Ghennadij Timchenko. Dopo l’inizio della crisi, Timchenko, notoriamente molto vicino a Putin, ha velocemente ceduto la sua quota di proprietà.
Il fatto che il trasporto sia stato fatto dalla LNG Leo, che aveva effettuato anche gli scarichi di prova dell’autunno scorso, lascerebbe intendere che il gas sia comunque di proprietà della E.On e che la Gunvor sia un'intermediaria, utilizzata per motivi che francamente ci sfuggono.
Ma, a parte il problema non secondario su chi effettivamente può aver avuto interesse a lasciare immobilizzati per tre mesi – il piano di emergenza prevede che lo stoccaggio termini il 31 marzo – 100mila m3 di gas, la questione centrale è un’altra: serve veramente questo stoccaggio agli interessi strategici dell’Italia?
Attualmente in Italia si consumano una media di 191 milioni (mln) di gas ogni giorno, con punte superiori d’inverno e inferiori d’estate. Il record è stato toccato nel dicembre 2010 quando si arrivò ad un massimo di 458 mln di m3 di gas (venerdì 17 dicembre). Considerato il calo verticale dei consumi di gas – oggi si utilizza tanto gas quanto nel 1998 – e la conseguente sovrabbondanza di gas in arrivo, è evidente che una crisi potrebbe avvenire solo in caso di un picco dei consumi dovuto ad una ondata eccezionale di freddo. Per far fronte a questi picchi i siti di stoccaggio italiani sono attualmente pieni al 97% della loro potenzialità, cioè l’Italia ha oggi 16 miliardi di m3 di gas di riserva.
Allora è lecito domandarsi (anche perché i media si guardano bene dal farsi questi “scomodi” interrogativi), in caso di crisi quale sarà il contributo dei 100mila m3 stoccati nel rigassificatore OLT di Livorno?
Due conti ci aiutano a comprendere: 100mila m3 di gas liquido sono pari a 60 mln di m3 di gas (la conversione è di 1 a 600, da li il vantaggio della liquefazione del gas per trasportarlo “compatto” via nave). Questo vuol dire che in caso di crisi e di punta dei consumi, poniamo, considerato il calo dei consumi, con punte di 350mln di m3, il gas stoccato nel rigassificatore di Livorno garantirà al massimo 1/6 del gas consumato per 1 giorno in Italia. Praticamente nulla!
Per questo "grande" contributo lo Stato italiano ha considerato il rigassificatore di Livorno “strategico” in modo da poter versare ai padroni della OLT 45 mln di euro ogni anno e per 20 anni, grazie all’aumento sulle bollette.
Questa storia dello “stoccaggio strategico” è quindi solo una buffonata che serve allo Stato italiano per giustificare il sussidio garantito ad un progetto fallimentare: dall’inizio ufficiale delle sue attività commerciali, 19 dicembre 2013, il rigassificatore di Livorno non ha immesso in rete un m3 di gas e senza la sovvenzione statale la E.On – che, sia detto per inciso, vuole abbandonare l’Italia ma non riesce a vendere la sua quota nella OLT perché nessuno la vuole – ma soprattutto la IREN, la società molto cara al braccio destro di Renzi, Del Rio, vedrebbero crescere la voragine di debiti creata dalla OLT.
Ma tanto, nel silenzio generale, paga Pantalone!
Per Senza Soste, Jack La Cayenne
5 gennaio 2015
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