Alla quarta votazione, la prima in cui il suo nome è stato messo ufficialmente in votazione, Sergio Mattarella è stato eletto come dodicesimo Presidente della Repubblica. Alle ore 12.59 la conta dei voti ha registrato il superamento del quorum richiesto (505 voti). Alla fine sono stati 664, a un soffio dai due terzi che sarebbero stati necessari durante le prime tre votazioni.
Alla fine hanno votato una persona fuori dai giochi proprio perché nessun altro sarebbe passato. E non ci sembra che Renzi, al di là del risultato che porta a casa facendo eleggere presidente il nome da lui proposto, sia davvero felice di ritrovarsi al Quirinale un democristiano poco incline a inciuci immondi (la sua fama di anti-berlusconiano è fondata su un fatto concreto come le dimissioni da ministro, non su chiacchiere da giornale). Un personaggio "anomalo", in qualche misura, di cui nessuno può ufficialmente dire "questo è il nostro uomo messo lì". Insomma: abbiamo per ora l'impressione che si tratti di una dimostrazione di debolezza, più che di forza, da parte di Renzi.
Di certo, non si tratta di un "garante per l'Unione Europea", vista la sua scarsa notorietà al di fuori dei confini nazionali. O perlomeno non lo è al momento. Non mancheranno a breve termine occasioni per verificare la sua capacità di coprire questo ruolo.
Nel frantumato quadro parlamentare attuale, il nome di Mattarella ha macinato ulteriormente sia il centrodestra (Sacconi si è dimesso da capogruppo dell'Ncd al momento della decisione di Alfano di cambiare idea), sia la minoranza interna al Pd, sia le già scarse velleità dei vendoliani di fare i finti "syrizisti" all'italiana. Ma non ha affatto rotto il tenebroso "patto del Nazareno".
Da domani ne avremo moltissime prove.
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