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11/07/2015

Nucleare iraniano, la saga continua

L’intesa finale sul nucleare iraniano c’è e potrebbe essere firmata lunedì prossimo, dopo la terza estensione del termine del negoziato in due settimane. Lo fa sapere la stampa israeliana – allarmata – dopo l’intervento in un dibattito tv di quello che è considerato il suo “più rispettato analista mediorientale”, Ehud Yaari: secondo Yaari, infatti, gli Stati Uniti avrebbero “capitolato” su “quasi tutte le questioni-chiave sollevate nelle ultime tre settimane”. La maggiore di queste concessioni alla Repubblica Islamica, secondo l’analista israeliano, sarebbe la programmazione delle ispezioni agli impianti nucleari del Paese: niente improvvisate, solo visite concordate e approvate in anticipo dalle autorità iraniane.

Sebbene nessuno si sia ancora pronunciato ufficialmente sul raggiungimento dell’accordo, che in origine era previsto per lo scorso 30 giugno, le dichiarazioni dei negoziatori e le voci di corridoio fanno pensare a un progresso vero nei negoziati: oltre al mantra statunitense “Non siamo mai stati così vicini a un accordo”, ripetuto per l’ennesima volta ieri dal segretario di Stato John Kerry, il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond avrebbe dichiarato che si “stanno facendo progressi, con dolorosa lentezza”.

La svolta pare sia arrivata ieri dopo che il ministro degli Esteri iraniano Mohamed Javad Zarif ha puntato il dito contro le potenze occidentali per lo stallo in corso: “Le loro pretese – ha detto tra una riunione e l’altra – sono eccessive”. Il quotidiano economico Bloomberg riporta invece una serie di “incidenti” che hanno avuto luogo nei giorni che precedevano il termine del 9 luglio, incidenti durante i quali sono esplose la frustrazione e la stanchezza delle parti, soprattutto di quella iraniana. Secondo quanto riporta Bloomberg, che cita l’agenzia stampa iraniana IRNA, nella giornata di lunedì Zarif e Kerry sarebbero stati sentiti litigare furiosamente in una stanza del Palais Coburg, fino a quando un assistente di Kerry non è entrato per dire che da fuori tutti lo stavano sentendo.

Il quotidiano riporta anche l’esplosione di Zarif sulla questione dell’embargo alle armi, che le potenze occidentali vorrebbero mantenere anche dopo un eventuale accordo: “Se vogliamo parlare di sicurezza regionale – avrebbe detto spazientito Zarif – dovrei trascinare ognuno di voi in un tribunale internazionale per aver sostenuto Saddam”, in riferimento al supporto dato al dittatore iracheno durante l’invasione dell’Iran nel 1980 e nella guerra che seguì per altri otto anni. Sempre secondo Bloomberg, Zarif sarebbe “esploso” insieme al suo omonimo russo Lavrov contro l’Alto Rappresentante UE per la politica Estera Federica Mogherini, dicendole di smetterla con tutte quelle “minacce”.

La tensione è palpabile, il tempo è poco – soprattutto per l’amministrazione Obama, che ha 30 giorni di tempo per presentare l’accordo firmato al Congresso e sperare che i democratici non gli remino contro unendosi ai Repubblicani nel respingerlo – e alcuni nodi restano. Sebbene l’agenzia stampa ufficiale cinese Xinhua abbia riportato che Teheran e le potenze del 5+1 si siano quasi accordate sul chiarimento del “presunto passato programma nucleare con scopo militare”, rimangono la questione delle ispezioni nei siti militari – cui la Repubblica islamica si oppone strenuamente in quanto “possibile attività di spionaggio” – l’embargo sulle armi e la tempistica del sollevamento delle sanzioni, che Teheran vorrebbe tolte subito dopo la firma. Tutte questioni che dovranno essere risolte nelle prossime 72 ore.

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