Quando si parla di questione morale, di voto di scambio, di compromissioni con le mafie, quelli del Pd possono aprire bocca solo per dire “mi vergogno”. Dopo mafia capitale, dopo gli scandali bancari toscani (ho usato il plurale), dopo le decine di casi di amministratori beccati con le mani nella marmellata, un partito dovrebbe avere il buon gusto di non partecipare a certe discussioni, ma siccome al Pd non è la faccia quello che manca, adesso dà lezioni di morale al M5s per la vicenda di Quarto.
Come era prevedibile (e previsto: ne avevamo parlato a settembre) è iniziata la campagna di discredito del M5s che sta salendo troppo nei sondaggi. Certo: Quarto è un piccolo paese, non è Roma, però ci si attacca a quel che c’è.
Intanto ci sembra che Grillo si sia comportato benissimo invitando la Capuozzo a dimettersi per andare a nuove elezioni. Anche se lei, sinora, sembrerebbe piuttosto una parte lesa, è giusto che la sua formazione politica rimetta il mandato nelle mani degli elettori, perché non ci siano dubbi sul fatto che possa accettare voti inquinati. Chapeau! Il Pd ha mai avuto una sensibilità del genere? Devo fare l’elenco di tutti quelli che, per situazioni ben più “pesanti”, si sono imbullonati alla poltrona? E direi che la stampa potrebbe anche rimarcare questa differenza.
Dunque, non c’è dubbio che ci sia una campagna per delegittimare il M5s, presentandolo “come tutti gli altri” per riabilitare il Pd che, appunto, è come gli altri, per cui, se tutti sono corrotti, nessuno è corrotto. Film già visto.
Detto questo, però, c’è un discorso da fare anche al M5s che dovrebbe riflettere un po’ di più sulle sue scelte organizzative.
Cari amici del M5s, parliamoci chiaro: quando hai un gruppo limitatissimo di sindaci e, uno lo sfiduci tu stesso (Livorno), uno lo butti fuori (Gela), un altro ha le disavventure della Capuozzo, e quello che, sul piano amministrativo se la cava meglio (o, per lo meno, lo sembra), è un dissidente, vuol dire che qualcosa non funziona. Controprova, i parlamentari: in neppure tre anni di mandato, è stato espulso il 25%.
E potremmo continuare. Adesso non interessa stabilire chi avesse ragione e chi torto, se andassero espulsi tutti, alcuni o nessuno: non entriamo nel merito. Ma quando, a metà legislatura, hai già espulso 1 ogni 4 eletti (e se tanto mi dà tanto, a fine legislatura saranno 1 su due e, se ci applichiamo un po’ anche più della metà) vuol dire che o hai sbagliato ad espellerne troppi, oppure hai scelto malissimo quelli da mettere in lista.
Insomma, la soluzione non è quella di cacciare dopo ma di non includere prima. E qui tocchiamo un nervo che so molto sensibile: è questo il modo di scegliere i propri candidati? Capisco che tre anni fa, con le elezioni anticipate di qualche mese, non ci fosse altro modo di scegliere i candidati a meno di “nominarli” dall’alto e capisco anche il fascino della rete, il fatto che si abbia la sensazione di decidere stando comodamente seduti davanti al proprio pc, però, mi pare che l’esperienza fatta non sia delle più brillanti.
Insomma, la rete va benissimo per creare contatti “orizzontali”, ma siamo sicuri che per decidere sia la cosa più indicata? Intanto, in questo modo, io non ho altra idea della persona che quella che lui vuol mostrarmi. Per capire chi sei ho bisogno di vedere come vesti, che auto hai, chi frequenti, come ti comporti davanti ad un imprevisto ecc. Piaccia o no, la rete è sempre un filtro rispetto al contatto immediato fra le persone. In secondo luogo la rete funziona molto poco per lo scambio di idee: non va bene per testi troppo lunghi, è troppo condizionata dall’anonimato dei nick che sono una scuola insuperata di maleducazione, molti intervenuti sono falsi e si tratta sempre della stessa persona con trenta nick diversi, spezzetta la discussione in troppi rivoli, proprio per il mix fra anonimato e viralità, la rete si presta magnificamente alle operazioni di disinformazione, ma soprattutto (spiace dirlo, ma è così) dà la parola a troppi imbecilli, ignoranti e insolenti. Lo so che anche lo scemo del villaggio ha diritto a dire la sua e che bisogna essere tolleranti, ma la rete ha un effetto moltiplicatore: sia dei cretini che intervengono, sia del livello delle scemenze che scrivono. Si può e si deve tollerare, ma, ovviamente il livello qualitativo della discussione ne risente.
Soprattutto, la rete crea una illusione di comunità (che appunto resta... virtuale) ma alla fine hai solo una serie di persone isolate l’una dall’altra, nel chiuso delle loro stanze, si sfogano a pestare tasti (lo dico di me stesso in questo momento). Ma una forza politica ha bisogno di comunità reali che agiscano nel reale. Poi la rete crea opinione, ma non conflitto, per il conflitto sociale e politico bisogna scendere in strada e misurarsi con il Mondo, quello vero. Poi, per gente abituata a cammellare truppe nelle elezioni legali, diventa un gioco da ragazzi organizzare un seguito clientelare per vincere un’elezione on line. Soprattutto se poi bastano poche decine di voti per riuscire.
Ed una forza politica non può esistere solo in rete: nel M5s sono troppo pochi i gruppi organizzati sul territorio (e si vede nelle raccolte di firme) e raramente si incontrano, il più delle volte per sole questioni organizzative; non esistono organi di sorta salvo i gruppi parlamentari e consiliari che poi nessuno controlla nel loro operato quotidiano, salvo che per l’occasionale autodafè dell’espulsione di questo o quello, non c’è una struttura di studio (e insisto che la politica esige studio perché non esistono soluzioni facili ed intuitive a problemi complessi). Non esiste neppure una struttura articolata ai vari livelli territoriali e tutto funziona alla carlona. I movimenti vanno benissimo ma fare liste elettorali non è il loro mestiere. Ma voi davvero pensate che in questo modo si possa governare il paese? Davvero pensate di essere pronti a vincere le elezioni?
Capiamoci su un punto essenziale: la burocrazia è una pessima cosa, ma l’organizzazione è necessaria. Si possono prendere tutti gli accorgimenti di questo mondo per evitare che la seconda si trasformi nella prima, ma non se ne può fare a meno. E parlo di una organizzazione formalizzata, non del mucchio selvaggio senza regole e senza responsabilità personali definite. Passare dalla forma partito alla forma branco non è un passo avanti che garantisca più democrazia, ma semmai di meno, perché produce immancabilmente la figura del “burocrate spontaneista”, che è il peggior burocrate che esista.
L’organizzazione, fidatevi, non è l’Aids (e lo dico non solo a voi ma anche ai ragazzi dei centri sociali che non sopportano la forma partito perché non vogliono superare la forma tribù).
Guardate che sin qui, vi è andata bene (in fondo i casi gravi di elementi spuri non sono stati tantissimi), ma perché nessuno si aspettava il boom che ci fu tre anni fa, ma se si insiste su questa strada, la prossima volta il M5s sarà invaso da riciclati o figli di riciclati, mafiosi, camorristi, infiltrati dei servizi di varia natura e, soprattutto, una valanga di carrieristi a buon mercato. Insomma, al posto vostro starei discutendo di come organizzarsi per evitare che il movimento sia snaturato, voi fate come meglio credete.
Dixìt et salvavi animam meam.
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