Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

01/03/2016

La contestazione a Panebianco: e se i ragazzi avessero ragione?

Come si sa, Angelo Panebianco, docente ordinario di scienza della politica a Bologna e importante politologo, abituale editorialista del Corriere della Sera, ha scritto un articolo che invitava a “preparare il popolo alla guerra di Libia”. A seguito di esso, i ragazzi del Collettivo Universitario Autonomo lo hanno contestato per un paio di volte chiamandolo assassino ed interrompendone la lezione.
 
Ne è seguito un caso nazionale, con la stampa insorta a difendere l’insigne politologo, la polizia che gli assegna una scorta (non c’è stato nessun accenno di violenza), la Procura che sembra apra un fascicolo per “interruzione di pubblico servizio” (criterio con il quale, fatte le dovute proporzioni,  nel sessantotto avremmo dovuto essere tutti deferiti ad una corte marziale) mentre Rettore ed autorità accademiche, che evidentemente, non hanno nulla di più serio da fare, studiano misure disciplinari per i responsabili e via su questa strada, mentre l’illustre studioso ha fatto balenare la possibilità di denunciare i contestatori.

Di Panebianco ho letto e spesso citato i libri come il suo ottimo “Modelli di Partito” che, però è di 34 anni fa, so che è uno dei pochi docenti italiani noti all’estero. Trovo le forme della contestazione un po’ rituali, ripetitive ad anche un po’ rozze (nel 1977, almeno, c’erano gli “indiani” che usavano l’arma dell’ironia e della creatività), ma, detto questo, mi pare che nella sostanza i ragazzi abbiano ragione.

Ma insomma, ci sono state 4 guerre maggiori (Golfo 1, Golfo 2, Afghanistan, Libia) e una pioggia di interventi minori (Somalia, Sudan, Costa d’Avorio, Mali ecc. ecc.) e non uno dei casi si è concluso positivamente, anzi ogni guerra ha posto le premesse per un’altra guerra ed ha lasciato dietro stati falliti, aprendo la strada agli jihadisti e, anzi che riflettere su tutto questo e sul perché di 25 anni di fallimenti, tutto quello che i vertici europei riescono a trovare è un’altra guerra che, per di più ha ottime probabilità di trasformarsi in un disastro militare?

Ed un celebre politologo, non trova di meglio che fare il coro d’appoggio a questi scriteriati, per una impresa sconclusionata e votata al fallimento come questa. Insomma, inizio a dubitare che sia poi quel grande politologo che ci era parso, anche perché il livello dell’articolo è quello della Maggioranza Silenziosa degli anni settanta (altro che intellettuale liberale). Peraltro, quando si scrive su un grande quotidiano e si assumono posizioni che hanno immediata influenza politica, si assumono delle responsabilità che espongono anche ad essere contestati. I fischi fanno parte della lotta politica in democrazia; magari i ragazzi sono andati oltre i fischi, ma insomma, neanche tanto, non mi pare che ci sia stata alcuna violenza. Vice versa, la posizione di Panebianco, sul piano morale, più ancora che politico, mi sembra molto più grave ed anzi, usiamo i termini giusti, proprio indecente.

Per cui, mi spiace, ma sto dalla parte dei ragazzi.

Nessun commento:

Posta un commento