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02/03/2016

“Tripoli Bel suol d’amore”: lo sapete che quest’anno cade il 120° anniversario di Adua?

A quanto pare ci siamo: italiani, francesi ed inglesi si preparano ad un intervento di terra in Libia con il supporto aereo dalla costa e del solito codazzo di droni. In teoria l’intervento dovrebbe avere carattere chirurgico contro il Califfato di Derna, ma le cose forse non sono così semplici come si dice.

A quanto pare, l’idea di una Libia riunificata, con un governo di unità nazionale, è andata a farsi benedire e non se ne parla più. Sin qui è solo la constatazione di quello che era chiaro già dalla prima metà del 2012 ed aver insistito sull’idea di una Libia riunificata ha fatto solo perdere tempo. Si poteva lavorare sin da allora ad un progetto di confederazione, salvando l’indipendenza. Adesso viene fuori non solo che la Libia si divide ma che ciascuna delle tre parti sarà posta sotto il protettorato di uno dei tre partecipanti a questa gloriosa impresa: “Tripoli, bel suo d’amore, sarai italiana al rombo del cannon”.

Infatti è abbastanza chiaro che la Cirenaica toccherà agli inglesi e realisticamente la Tripolitania all’Italia mentre il Fezzan servirà ai francesi da retrolinea per gli interventi in centro Africa (Mali, Ciad, Repubblica Centrafricana ecc.).

Insomma un patto Skypes-Picor cento anni dopo. Una grottesca impresa coloniale fuori tempo. Ed una cosa molto più pericolosa di quanto non si creda: intanto la cosa coincide con una situazione difficile del regime egiziano nel quale il caso Regeni ha fatto intuire spaccature interne al regime stesso. E se l’intervento facesse da detonatore ad una forte ripresa dei Fratelli Musulmani? Sai che allegria con il Califfato in Siria ed Iraq, isole in giro come Boko Haram e poi un Egitto che torna in mano alla fratellanza!

Lascia sbalorditi che in questa situazione non si sia neppure tentato di coinvolgere quei paesi africani (dal Senegal alla Costa d’Avorio, al Ghana) dove la Libia era un tradizionale investitore di prima grandezza e dove la cosa sta producendo una marcata destabilizzazione.

Tutto quello che i nostri eccelsi decisori sono stati capaci di escogitare è un intervento delle più tradizionali potenze coloniali, chiaramente interessate a spartirsi i pozzi petroliferi. E’ una operazione di una imbecillità politica senza limiti.

Ma non è neppure detto che l’operazione militare abbia poi effettivamente successo. Quest’anno cade il 120° anniversario della disfatta di Adua… meditate gente, meditate.

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