di Michele Giorgio il Manifesto
Oltre 200 ex
generali ed ufficiali delle forze armate ed agenti dei servizi segreti,
che si definiscono “Comandanti per la sicurezza di Israele”, criticano
pubblicamente la mancanza di iniziativa da parte del governo Netanyahu e
hanno elaborato un “piano” per sbloccare la situazione di stallo con i
palestinesi. Non si tratta di una proposta particolarmente
avanzata e rispettosa di tutti i diritti dei palestinesi. Chiede però un
ampio ritiro israeliano dai territori occupati nel 1967 per consentire
ai palestinesi di costruire un loro Stato indipendente.
Il presidente del gruppo, Amnon Reshaf, ha condannato i
“mercanti di paura” secondo i quali non ci sarebbe un partner
palestinese per trattare un accordo. Un riferimento evidente
agli esponenti della maggioranza di destra che negano l’esistenza di una
controparte per eventuali negoziati e descrivono il presidente dell’Anp
Abu Mazen come un nemico e un sostenitore del terrorismo.
Il piano chiede uno stop della costruzione di insediamenti
ebraici nei Territori occupati, l’accettazione dell’iniziativa di pace
araba del 2002 e il riconoscimento di Gerusalemme Est, la parte araba
della città, come capitale dello Stato palestinese.
L’iniziativa allarga la spaccatura tra i militari e il governo Netanyahu
che si è fatta ancora più profonda nei giorni scorsi dopo l’improvvisa
nomina dell’ultranazionalista Avigdor Lieberman a ministro della difesa
al posto di Moshe Yaalon, un ex comandante delle forze armate.
Intanto la Francia si prepara ad ospitare, il 3 giugno, un incontro
con i ministri degli esteri di diversi Paesi finalizzato alla
convocazione, in autunno, di una conferenza internazionale per
rilanciare il negoziato israelo-palestinese. L’iniziativa francese è
stata respinta da Netanyahu che si è detto disposto solo ad incontrare
Abu Mazen.
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