Stanchi delle provocazioni, del sabotaggio economico e soprattutto degli atti di violenza, i giovani hanno preso l’iniziativa e sono scesi in piazza in tutte le grandi e piccole città del Venezuela, per rinnovare la fiducia al governo bolivariano del presidente Maduro. Infatti subito dopo la conferenza stampa internazionale del presidente, il governo bolivariano ha assunto una posizione chiara, per denunciare senza mezzi termini la continuazione della brutale campagna mediatica realizzata soprattutto in Spagna e negli USA. Per poi stigmatizzare l’allucinante richiesta di Alvaro Uribe all’OEA di un intervento militare e l’ultima provocazione dell’Air Force imperialista che, per ben due volte, ha violato lo spazio aereo del Venezuela con i voli-spia dei Boeing Awacs.
L’incentivazione della guerra economica da parte del capo dell’opposizione, Henrique Capriles, e la politica di rappresaglia da parte degli Stati Uniti, hanno fatto capire ai settori popolari e in particolare ai giovani che in questo momento quello che in realtà è in gioco, non è solo l’incarico presidenziale di Nicolas Maduro, ma tutto il sistema socio-economico costruito in 17 anni di governo di Hugo Chavez. Un sistema che l’opposizione vuole a tutti i costi distruggere. Basta pensare che in quattro mesi i deputati dell’opposizione del MUD e lo stesso presidente del Parlamento Ramos Allup, non hanno presentato una sola proposta di legge per migliorare le condizioni del popolo.
Una realtà che non è sfuggita, soprattutto a quei settori popolari che finora avevano creduto alle menzogne della campagna elettorale o che hanno accettato di vendere il proprio voto per una manciata di dollari.
Per questo quando il presidente Maduro ha realizzato la videoconferenza stampa internazionale, in cui i giornalisti potevano partecipare a partire del segnale di Telesur trasmesso in tutte le ambasciate del Venezuela (1), i settori popolari e, soprattutto i giovani, hanno risposto all’appello del presidente e sono scesi in piazza per difendere la Rivoluzione Bolivariana, la Costituzione e la Democrazia!
Le manifestazioni di ieri, 26 maggio, – che nessun organo della “Grande Stampa” statunitense e europea ha riportato – rappresentano l’opportuna risposta politica ai tentativi delle centrali eversive di Miami e Madrid di far scoppiare un’apparente guerra civile, con cui poter giustificare “un intervento armato pacificatore”.
Infatti, i settori popolari hanno apprezzato la decisione del presidente Nicolas Maduro di decretare lo stato di emergenza costituzionale ed economico, accompagnato da un importante decreto legge per risanare e riordinare l’economia, risultante dal lavoro di analisi e di studio di una specifica commissione composta da economisti, industriali e membri del governo.
Un decreto legge che attacca i meccanismi della guerra economica, che come ha spiegato il Presidente Maduro: ”...sono meccanismi effettivamente brutali, perché sono stati ideati e realizzati per far soffrire i settori popolari più poveri e i lavoratori, cioè quelli che maggiormente appoggiano la Rivoluzione Bolivariana! Quelli che hanno voluto una Costituzione come la nostra! Quelli che amano il Venezuela e che vogliono viver in pace in un sistema politico dove loro hanno una voce, tale com’è la nostra democrazia partecipativa e protagonista!…”. Per poi sentenziare “...Se l’Assemblea Nazionale boccerà questo decreto, l’opposizione del signor Ramos Allup commetterà un’ignominia nei confronti del Venezuela, dimostrando, nuovamente, che la banda dei Capriles/Allup non ama la patria venezuelana. Per questo noi dovremo andare avanti senza più dipendere da tradimenti e dai traditori!...”
Parole durissime, proferite a voce alta e accorata, da un presidente che, pur conoscendo benissimo gli obiettivi del progetto eversivo del binomio Allup/Capriles, ha sempre rispettato fin nei minimi particolari le regole dell’ordine democratico. Basta ricordare che quando la polizia arrestò i 150 “pistoleros guarimbas”, responsabili della maggior parte dei 43 omicidi e di ben 850 ferimenti, gli stessi furono rimessi nelle mani dei giudici per avere un regolare processo. Mentre in altri paesi, incluso quelli europei, già sarebbe stato proclamato lo stato di guerra, ricorrendo alle “leggi speciali anti-terrorismo”. Ma perché la banda Capriles/Allup non vuole approvare il decreto economico presidenziale? Cosa c’è di così importante in questo decreto che fa paura ai rappresentanti dell’opposizione, insediatisi a Miami e a Madrid grazie al denaro elargito dalla Casa Bianca attraverso le numerose “foundations” che si dicono portatrici della libertà? Quest’argomento ha occupato grande parte dell’intervento del presidente Maduro rivolto, inizialmente, al popolo venezuelano, per poi essere nuovamente messo a fuoco dai giornalisti di Reuters e di France Press.
Infatti secondo il presidente Maduro: ”...La nuova parola d’ordine è Economia, Economia, Economia, non solo per risolvere i gravi problemi che sono sorti con l’inasprirsi di una guerra economica voluta per rompere il rapporto di fiducia che il popolo ha verso il governo e la rivoluzione bolivariana...”. Per questo il presidente ha più volte ripetuto “...Il compito della Rivoluzione Bolivariana è di creare e di far funzionare un nuovo modello di economia, in cui tutti, e quando dico tutti non mi riferisco solo ai militanti bolivariani! ... Tutti significa, lavorare con tutti coloro che hanno amore per la patria venezuelana e cioè gli impresari, gli industriali, i tecnici che non votano per il PSUV, ma che vogliono che il Venezuela risolva i problemi economici provocati dalla rottura degli equilibri nei prezzi del petrolio... Quindi, un nuovo modello economico capace di liberare il paese dalla dipendenza del petrolio, perché gli Stati Uniti e i suoi amici associati nell’OPEC sono riusciti a fare cadere il prezzo del barile da 120 dollari fino a 48 e poi ad abbassarlo fino a 24. E perché hanno fatto questo? Per strozzare la nostra economia come quella della Russia che dipendono dall’esportazione del petrolio e del gas. Per questo stiamo lavorando nella definizione di 15 motori che dovranno ristrutturare l’economia, le linee di finanziamento, i livelli di alta e media tecnologia, oltre a diversificare le linee di produzione per sviluppare i settori produttivi, aumentare la produzione, ridurre le importazioni e ugualmente aprire nuove aree di produzione atte a rafforzare il volume delle esportazioni…”.
Pochissimi giornali occidentali hanno affrontato la questione dei 15 motori dell’economia e del biennio (2016/2018), in cui saranno implementati i progetti dei nuovi programmi produttivi. Infatti, il Venezuela, oltre al petrolio possiede altre importanti ricchezze naturali (bauxite per produrre l’alluminio) il legno, l’oro e le pietre preziose, che però hanno bisogno di molta energia elettrica per alimentare i centri di estrazione. Ciò significa realizzare grandi progetti idroelettrici nella regione amazzonica e nello stesso tempo costruire nuove centrali di energia alternativa (solare ed eolica) per avere un maggior equilibrio a livello nazionale nella distribuzione di energia elettrica per i centri urbani, le zone industriali e le aeree estrattive.
Un programma che potrebbe essere realizzato senza molti problemi se i capi dell’opposizione si comportassero da persone civili disposte al dialogo e alla pratica della democrazia. A questo punto il presidente Nicolas Maduro ha detto: ”...il governo, il PSUV, l’esercito, gli intellettuali, i lavoratori e il popolo in generale vogliono tutti la pace. Infatti, è con la pace che possiamo realizzare i progetti che cambieranno l’economia. Però, attenzione volere la pace non significa che dobbiamo rinunciare ai nostri ideali e alle nostre conquiste! La pace l’abbiamo costruita in questi diciassette anni realizzando elezioni libere e democratiche di cui due le abbiamo perse, ma le altre le abbiamo vinte in un clima di pace!...”. Ricordando poi che nel Venezuela bolivariano la pace è sempre stata associata alla libertà, per questo Maduro ha nuovamente ricordato: “...Vogliamo la pace perché viviamo in un regime di democrazia partecipativa, dove c’è libertà di stampa, non ci sono prigionieri politici, c’è libertà di associazione, non c’è repressione e a questo proposito vorrei ricordare che quando la CNN ha scritto delle barbarità sul nostro governo, falsificando brutalmente la realtà del Venezuela, abbiamo chiesto una rettifica. Se non lo faranno, interverremo in termini giudiziari. In altri paesi il giornalista autore di quelle falsità già lo avrebbero arrestato! Guardate cosa sta succedendo in Turchia, per esempio!...”
Comunque il discorso sulla pace ha immediatamente introdotto l’evoluzione dell’infame progetto eversivo “Freedom” che le eccellenze della Casa Bianca stanno implementando, utilizzando sottobanco alcune teste di legno insediate a Miami e a Madrid, per poi creare in Venezuela le condizioni adatte a far scoppiare una guerra civile. Per questo Nicolas Maduro ha ricordato: ”...Tutti i piani eversivi ideati e finanziati dall’imperialismo hanno sempre questo fine e quest’obiettivo. Per questo motivo la Costituzione Bolivariana stabilisce che le nostre forze armate, pur non essendo offensive, devono difendere la legalità democratica e l’autorità dello stato, proprio come disse il Comandante Chavez. Il quale aggiunse anche questa famosa frase “Cuidado, somos pacificos pero no se metan con nosotros...” cioè “Attenzione, siamo pacifici ma state alla larga da noi!”.
Un concetto, politicamente giusto e giuridicamente efficace quando si tratta di difendere il paese da una possibile aggressione che, invece i giornalacci spagnoli presentano come un possibile “autogolpe di Maduro”. Come risposta agli articoli pubblicati da ABC, El Pais, El Mundo e tanti altri giornali spagnoli, il presidente Maduro ha chiesto: ”...A cosa dovrebbe servire un aereo come quel Boeing della Forza Aerea degli Stati Uniti, dotato di una tecnologia speciale per registrare tutte le comunicazioni riservate e militari, oltre che filmare le zone militari, gli aeroporti, i centri di produzione e quelli d’interesse strategico? Per due volte la nostra Forza Aerea è dovuta intervenire per intercettare questi aerei dopo che avevano violato il nostro spazio aereo. Perché lo hanno fatto? Chiederemo una spiegazione al governo degli Stati Unito e vedremo cosa ci diranno, ammesso che ce lo diranno! Per questo le Forze Armate Bolivariane sanno che in questo momento bisogna essere vigili, perché il Venezuela è vittima di un progetto eversivo. Siamo attaccati dall’imperialismo e per questo ci difendiamo, ma chiediamo anche, a tutti i movimenti sociali e ai partiti progressisti di essere solidali con la rivoluzione bolivariana e con il popolo venezuelano. Una rivoluzione e una Costituzione che difenderemo sempre e fino alle estreme conseguenze.”
Alla stessa maniera di Hugo Chavez, anche il presidente Maduro ha inquadrato l’attuale situazione di crisi del Venezuela dentro la logica della geopolitica continentale, in cui l’imperialismo, dopo le disavventure in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria è ritornato in America Latina, cercando di imporre il suo grido di aquila assassina. Per questo il presidente bolivariano ha ricordato le recenti macchinazioni degli Stati Uniti in Medio Oriente, dove “...Paesi prosperi e ricchi come la Libia, l’Iraq e la Siria oggi sono stati distrutti e ridotti alla fame... La verità è che l’imperialismo pretende di fare lo stesso qui in America Latina e la prova l'abbiamo con il colpo di stato realizzato in Brasile, contra la presidentessa Dilma Rousseff. ...Sì, in Brasile c’è stato un colpo di stato, poiché Dilma non ha nessuna responsabilità nelle accuse che gli hanno fatto! E perché lo hanno fatto? Forse non tutti lo hanno capito, ma il Brasile gioca un ruolo importante nell’evoluzione progressista dell’America Latina ed ha una funzione ancora più importante nel processo di rafforzamento dei BRICS. Un processo che non è appena commerciale. E’ un progetto politico per cambiare il metodo di dominazione finanziaria che opprime il mondo attraverso mostri come l’FMI, la Banca Mondiale e le differenti forme di istituzioni legate alla speculazione finanziaria. Istituzioni che affamano i paesi e quando non fai quello che loro vogliono, reagiscono con il colpo di stato o altre misure destabilizzanti! Così fu con Allende! Così è stato con Gheddafi e Bashar al Assad. Così è stato fatto con Dilma! Per questo noi difendiamo Dilma che è il presidente legittimo eletto da 54 milioni di brasiliani. Un presidente che è stato esautorato ingiustamente per facilitare il ritorno dell’imperialismo in America Latina!...”.
Nella conferenza stampa la giornalista di France Press ha toccato l’argomento scottante del referendum abrogativo, che in questi giorni ha fatto scrivere centinaia di articoli, tutti, effettivamente, a favore delle tesi dell’opposizione. Infatti, gli autori di questi articoli o per poca conoscenza del diritto costituzionale bolivariano o semplicemente per mala fede, dicevano che il presidente Maduro vietava il referendum perché lo stesso avrebbe permesso le sue dimissioni. Come risposta alla giornalista francese, il presidente Maduro ha ricordato: ”...l’articolo e i rispettivi capitoli della Costituzione, relativi alla metodologia del referendum abrogativo, furono creati non dall’opposizione, ma dallo stesso presidente Chavez, secondo cui il referendum, poiché istituto giuridico opzionale, rappresenta il massimo della democrazia partecipativa. Infatti i referendum possono essere municipali, locali, provinciali, regionali e nazionali. E’ una forma di espressione opzionale...”.
Infatti, oltre a non essere una legge, per realizzare il referendum sono necessarie una serie di presupposti della giustizia elettorale e nello stesso tempo occorre seguire una specifica metodologia per evitare falsificazioni. Maduro ha quindi ricordato “...gli oppositori legati ad Allup sapevano benissimo che avevano tempo fino all’11 gennaio per presentare alla giustizia elettorale la richiesta di referendum. Invece hanno lasciato passare del tempo per poter, poi, attaccare il presidente della commissione elettorale, che è una donna onestissima, dicendo cose assurde persino sulla figura femminile. Nello stesso tempo, i media occidentali, agitavano l’opinione pubblica a partire dai centri eversivi insediati a Miami e Madrid, scrivendo che il presidente Maduro aveva dato ordine di bloccare il referendum. Vorrei ricordare che il Venezuela è un paese che ha le sue regole e che bisogna rispettarle. Soprattutto se si tratta di questioni referendarie, che in altre occasioni sono state oggetto di brutali tentativi di manipolazione. Inoltre, voi giornalisti dovreste leggere bene quello che la nostra Costituzione dice nel capitolo relativo al referendum abrogativo nei confronti del presidente della repubblica!...”.
Obiettivamente il messaggio del Presidente Maduro al popolo venezuelano e poi la conferenza stampa nel Palazzo di Miraflores, trasformata in un incontro con la stampa internazionale, hanno permesso di capire quello che sta succedendo in Venezuela e come il governo sta reagendo. Infatti la conferenza stampa con lo streaming internazionale di Telesur – una pratica di comunicazione che nessun presidente ha mai realizzato fino ad oggi – è stata molto utile per capire l’oggettività del concetto di democrazia bolivariana e gli aspetti della realtà venezuelana fuori dalle manipolazioni dei media occidentali, che, purtroppo, quando si tratta del Venezuela, o di un altro paese dell’ALBA, utilizzano solo la “velina” scritta dalle eccellenze della Casa Bianca!
Capitolo Italiano della Rete in Difesa dell’Umanità
NOTE
(1) A Roma, i giornalisti sono stati ricevuti nella sala stampa dell’Ambasciata del Venezuela nella FAO dall’ambasciatore Isaia Rodriguez, da dove sono state inviate le domande al Presidente Maduro formulate da Achille Lollo del giornale on-line “Contropiano”, Luciano Vasapollo, direttore della rivista “Nuestra America”, Rita Martufi del CESTES, Geraldina Collotti del Manifesto e Alessandro Bianchi di “L’antidiplomatico”. Lo streaming internazionale della conferenza stampa era poi trasmesso dalla Radio “Roma Città Aperta”, mentre i rappresentanti della centrale sindacale USB-FSM, della Rete dei Comunisti, dell’Associazione Marxista Politica e Classe riassumevano i principali argomenti dello streaming nei rispettivi siti.
Fonte
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