Si avvia alla fine il tormentone nazional-militarista sui “due marò”, La Corte Suprema indiana ha infatti accettato di rendere immediatamente esecutivo l’ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell’Aja di far rientrare in Italia il fuciliere di Marina Salvatore Girone per tutta la durata del procedimento arbitrale (l’altro è in Italia da tempo, perché colpito da un ictus di lieve entità). Una ‘sezione feriale’ della Corte di New Delhi, riunitasi oggi, ha preso la decisione “tanto attesa”.
Una storia ignobile sta dunque per essere depositata negli archivi, ma il premier più narcisista del mondo non rinuncia a spremere ciò che resta di un limone guasto: “sarà con noi il 2 giugno”, ha twittato dal Giappone (dove lo attendeva una riunione del G7). Aprendo così un altro tormentone di previsioni sulla possibile presenza dei due alla parata militare di Roma.
Storia ignobile, dicevamo, perché da quattro anni ci si sforza di dipingere la presenza dei due fucilieri di marina a bordo di una privatissima petroliera come qualcosa di molto diverso da quel che era: un servizio di scorta “affittato” dal governo italiano con decisione risalente all’ultimo governo Berlusconi, quando il ministro della difesa era nientepopodimeno che Ignazio La Russa.
Non fosse bastato il commercio al dettaglio di militari professionisti “affittati” a un privato, ci si è messa anche l’imperizia o l’ansia di prestazione dei due che, alle prese con un banale peschereccio avvicinatosi all’enorme petroliera nelle acque territoriali di New Delhi, si erano messi a sparare uccidendo due pescatori indiani.
Per non farsi mancare nulla, tutto il sistema mediatico nazionale aveva assunto la versione ufficiale del governo d’allora come verità indiscutibile: “avevano pensato a un attacco dei pirati”. Sorvolando sul non banale dettaglio che i pirati da cui andava protetta la petroliera bazzicano le acque al largo della Somalia. Sempre Oceano Indiano è, ma dal lato opposto, a qualche migliaio di chilometri dalle coste del Kerala, teatro del fattaccio.
Prepariamoci dunque a qualche giorno di retorica nauseabonda, con i due marò paparazzati e portati dappertutto come eroi, a dispetto dell’incerscioso episodio per nulla bellico di cui si sono resi protagonisti. E consoliamoci sperando che, dopo, questa ignobile vicenda sia rinchiusa in uno dei tanti armadi della vergogna che arredano le caserme italiane.
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