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26/05/2016

Voragine Lungarno, perché Publiacqua ha una governance che privilegia i profitti a discapito di investimenti in manutenzione e controlli?

Non si sciacalla sulle disgrazie. Ma a queste devono seguire analisi che aiutino a capire cosa non è andato. In questo caso l'indice è puntato sul mancato controllo e manutenzione di una tubatura. Ma proprio in questi giorni che anche a Livorno si parla dei poteri taumaturgici del privato, vorremmo ricordare che a Firenze in Publiacqua il privato c'è, è ha il 40% delle quote, rappresentato da colossi come Acea e la multinazionale Suez. Come ci spiegano gli amici fiorentini in questo comunicato, il privato che entra nel business dell'acqua è interessato al profitto non ad un servizio migliore pagato meno dai cittadini. E le manutenzioni sono proprio quegli investimenti che un privato non vorrebbe mai fare perché si tratta solo di un costo. Il privato può portare al massimo garanzie per le banche e prestare i soldi ai comuni. Di sicuro non mette denaro fresco per le manutenzioni. Ed è sempre bene ricordare che gli investimenti sulla rete o in impianti sono pagati con le nostre bollette secondo il principio del full recovery cost (copertura totale del costo del servizio). Ma quindi di cosa stiamo parlando? Di profitti legati a entrate fisse dalle bollette dei cittadini. Stop. Ed intanto la rete idrica perde pezzi, la gente è disoccupata e lo Stato svende i beni comuni.

Redazione, 25 maggio 2016

Comunicato stampa perUnaltracittà-laboratorio politico

tratto da http://www.perunaltracitta.org/

E’ vero che alla base del crollo sul Lungarno c’è un evento meccanico accidentale come la rottura di una dorsale dell’acquedotto, ma è anche vero che la città è soggetta a rischi, pericoli, incidenti, anche fatalità. Invece di imprecare oggi contro la sorte malvagia e ria, e da domani continuare ad aumentare i rischi con interventi vari, bisogna cercare di creare reti di protezione, diminuendo i fattori di rischio o creando le condizioni per minimizzare i danni sulle strutture esistenti.

Publiacqa investa gli utili netti, che nel 2015 ammontano a 29 milioni di euro, nel controllo, nella manutenzione e nell’ammodernamento della rete idrica. Visto che i fiorentini pagano, tra l’alto, le tariffe più care d’Italia non meritano di essere tartassati e subire anche i danni di una rete idrica che fa acqua da tutte le parti.

Per non parlare dell’amianto che ancora accompagna ben 225 km di tubature di Publiacqua. Una governance Publiacqua che è figlia di Renzi sindaco, con Boschi nel cda e D’Angelis presidente.

Perché le città, come pure il resto del territorio, non sono entità statiche, substrati a disposizione degli appetiti o delle idee (spesso balzane) di amministratori, turisti, scavatori seriali, palazzinari e compagnia.

Quindi, come abbiamo detto molte altre volte, messa in sicurezza del territorio e rispetto per la sua fragilità che oggi non viene riconosciuta e viene spesso sfidata con mega opere che vanno a sconvolgere il sistema idrogeologico per operazioni speculative a cui esistono alternative non impattanti.

Buoni esempi sul territorio fiorentino sono il famigerato tunnel Tav che impatta la falda in più punti e il nuovo aeroporto che richiede la completa alterazione del complesso sistema idrico del Fosso Reale. Per non dire delle tramvie ipotizzate sotto il centro storico.

Il crollo del Lungarno deve far riflettere anche chi finora non ha valutato i rischi che si nascondono proprio in un sottosuolo che si vorrebbe sempre più sfruttare senza considerarne la intrinseca fragilità.

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