Come fa un governo dell’Unione Europea, a corto di soldi e con qualche (sacrosanto) timore di esser troppo coinvolto, a dimostrare di voler sostenere l’Ucraina golpista di Yatseniuk e Poroshenko?
Semplice: cerca di contribuire ad isolare le Repubbliche Autonome di Lugansk e del Donbass.
Con che metodi? Cercando di intimidire quanti, per motivi politici o anche solo sindacali, si recano in quelle repubbliche passando là dove è possibile. Ovvero dalla frontiera con la Russia, visto che quella ucraina è sbarrata (si spara e si bombarda, e comunque non ti farebbero passare).
Ecco qui come funziona: il Ministero degli Affari Esteri scrive a quanti sono andati a Lugansk o in Donbass – in modo ufficiale e con i regolari documenti – minacciando provvedimenti “ai sensi dell’art. 332, comma 1, del locale codice penale”.
Traduciamo? Del codice penale ucraino, che evidentemente costituisce l’unica base “legale” per cercare di fermare i viaggi di qualsiasi tipo verso zone “non riconosciute” dal governo italiano. Tanto è vero che il Mae non può fare appello a nessuna legge o regola, né italiana né dell’Unione Europea, ma solo a un vago orientamento conforme di tutti i paesi dell’Unione Europea”.
Cosa peraltro un po’ inesatta, visto che il popolo olandese ha recentemente rifiutato di accettare una convenzione tra la Ue e l’Ucraina, con tanto di regolare referendum. Come peraltro avverrebbe in molti altri paesi, se solo si potesse votare su certi accordi internazionali presi alle nostre spalle.
Qui la lettera dal tono vagamente minaccioso inviata a Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale Usb e segretario internazionale dei lavoratori del pubblico impiego per la Wtu-Fsm (la Federazione sindacale mondiale), andato di recente nelle Repubbliche Autonome per un congresso sindacale.
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