Dalla battaglia per la difesa e la liberazione di Kobane, nel 2014, sono cambiate molte cose. Le forze curde di autodifesa (YPJ, YPG) hanno quasi concluso la fase di preparazione e di mobilitazione per l’attacco finale a Raqqa, capitale delle milizie jihadiste di Daesh (Stato Islamico o ISIS). L’agenzia stampa russa Sputnik ha, infatti, riferito che il presidente del partito dell’Unione democratica Curda (PYD), Salih Muslim, ha presieduto ad un incontro nei pressi di Kobane con alti esponenti militari della coalizione a guida statunitense per la pianificazione dell’attacco conclusivo alla città – capitale simbolo di Daesh. La stessa fonte ha riportato che le truppe curde sono ormai a circa 40 Km a nord di Raqqa, pronte a sferrare l’attacco conclusivo con il supporto degli aerei della coalizione internazionale. Si calcola che le FDS (Forze Democratiche Siriane) siano composte da truppe curde, circa 25.000 uomini, e milizie arabo-assire, circa 5.000 uomini, con l’appoggio aereo degli Stati Uniti.
Proprio per questo motivo ci sono stati diversi incontri tra l’amministrazione statunitense e quella russa per garantire un miglior coordinamento ed una copertura aerea congiunta con l’obiettivo di supportare le milizie curde e arabo-assire, che combattono sul terreno. Il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov, ha dichiarato “Raqqa è uno degli obiettivi della coalizione antiterrorismo. Siamo convinti che avremmo potuto liberarla molto prima se ci fosse stato un coordinamento efficace con le truppe della coalizione (americana, ndr)”. Secondo i dati russi, riportati dal consiglio di sicurezza di Mosca, la coalizione siriana-russa-iraniana avrebbe eliminato in pochi mesi quasi 30 mila jihadisti su un totale di 80 mila, mentre la coalizione internazionale, a guida Usa, circa 5 mila combattenti in più di due anni.
A conferma della mobilitazione curda, sono sempre più numerose le informazioni relative alle difficoltà e alle numerose defezioni dei “foreign fighters” di Daesh da Raqqa. Dopo le numerose partenze di combattenti, prevalentemente “stranieri”, verso Deir Ez-zor le autorità jihadiste avrebbero imposto il divieto di abbandonare la città, la legge marziale e si starebbero preparando ad un ultima difesa.
Lo stesso dipartimento statunitense per voce del portavoce del Pentagono, Steve Warren, ha annunciato che, dopo diversi voli di ricognizione, numerose milizie di Daesh stanno ripiegando dalle vicine località ad ovest della capitale, come la città di Tabqa, portando armi ed equipaggiamenti verso Raqqa e starebbero preparandosi per difendersi da un possibile assedio della città.
Se da una parte, quindi, Daesh perderebbe quello che è diventato uno dei suoi simboli, vale a dire la sua capitale siriana, dall’altra aumentano i timori, sempre delle milizie curde, di uno sfondamento jihadista verso Aleppo. Le stesse autorità curde hanno annunciato che sono stati numerosi gli arrivi di milizie jihadiste, legate al fronte al Nusra, in rinforzo a quelle già posizionate nella parte est della città. Secondo alcune fonti giornalistiche arabe, questi nuovi contingenti sarebbero transitati indisturbati dal confine turco sotto la supervisione di Ankara. I timori curdi sono legati al fatto che Aleppo rischia di diventare, invece, la capitale siriana di Al Qaeda. Circa una settimana fa il New York Times, citando alcune fonti dei servizi segreti europei e statunitensi, aveva riportato la notizia che Al Qaeda stava inviando i suoi combattenti più esperti in Siria per la creazione di uno territorio sotto il suo diretto controllo. Sempre secondo il NYT fino ad oggi Al Qaeda aveva appoggiato il Fronte Al Nusra, rifiutandosi di creare un suo emirato in territorio siriano. Le numerose perdite subite in Pakistan e Afghanistan oltre alla continua rivalità con l’ISIS, tuttavia, l’hanno spinta a ripiegare sulla Siria. Al contrario di Daesh, però, punta a rinforzare la sua influenza sulle formazioni jihadiste moderate e più legate alla popolazione siriana, senza un ingente utilizzo di combattenti stranieri. C’è, inoltre, da aggiungere che tutti i gruppi che gravitano intorno al Fronte Al Nusra non sono stati riconosciuti come formazioni terroristiche dalla comunità internazionale come richiesto dalla Russia perché sponsorizzati principalmente da sauditi e turchi.
Da circa un mese la città di Aleppo è teatro di violenti combattimenti tra i gruppi jihadisti e le truppe lealiste fedeli al presidente Bashar Al Assad. Si calcola che le milizie giunte nella città siano all’incirca 6 mila e siano ben armate ed equipaggiate. Solo in questo mese le truppe jihadiste hanno tentato, con due violente offensive, di occupare la parte ovest della città, anche se entrambe gli attacchi sono stati respinti grazie all’utilizzo dell’aviazione siriana e di quella russa. Da parte sua Mosca ha, infatti, annunciato che comincerà a riprendere le operazioni militari e gli attacchi aerei. Il ministero della difesa russo ha annunciato in una nota ufficiale che “a causa degli attacchi nell’area di Latakia (zona dove Mosca ha una base militare aerea ed una navale, ndr), del riarmo dei gruppi jihadisti, sostenuti dell’asse Riyad-Ankara, e dell’aumento di attentati e scontri ad Aleppo, l’ora di una nuova tappa della presenza militare russa (attacchi aerei, ndr) comincerà in questi giorni”.
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