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26/05/2016

Libro, Elmetto e Moschetto

Gemellaggi e campi studio negli States, visite guidate ai droni e alle installazioni della base madre di Sigonella, incontri di basket e baseball, finanche “attività di volontariato civile a favore delle scuole”, con i marines reduci dalle scorribande in Africa e Medio Oriente inviati a ridipingere e stuccare i disastrati istituti dell’Isola. Il pressing del complesso militare industriale d’oltreoceano sui docenti e gli studenti siciliani non conosce soste. I processi di militarizzazione e le guerre hanno bisogno del consenso. E le scuole e le università restano le migliori fabbriche del consenso.

Il noto istituto superiore “Carlo Gemmellaro” di Catania ha fatto da battistrada lo scorso anno con il progetto denominato Gymnasium Joint Team US Navy – Gemmellaro. Scambi di esperienze tra docenti, studenti e i militari dei vari reparti operativi Usa di stanza a Sigonella e per concludere una giornata di lavoro volontario per “riqualificare”, tutti insieme, gli spazi per le attività sportive di istituto. Ancora nel capoluogo etneo, un mese fa, il blitz dei marines all’Istituto comprensivo “Dusmet-Doria” per “incontrare gli studenti e incoraggiarli a mangiare sano e mostrar loro alcuni semplici esercizi per mantenersi in forma”. Attività di “manutenzione dell’edificio scolastico e delle aree circostanti” e qualche lezione di lingua inglese dei giovani guerrieri a stelle e strisce invece per i fortunati frequentatori della scuola media “Foscolo” di Taormina. “Questo è un primo passo costruttivo per sviluppare nel modo migliore una più ampia sinergia che possa determinare benefici alla nostra scuola e alla comunità locale”, ha spiegato la dirigente Carla Santoro

Al Comprensivo “G. Marconi” di Paternò, il collegio dei docenti ha pensato invece a dar vita al progetto educativo di cittadinanza “Scuola bella: insieme si può fare”, previo protocollo di intesa con il comando della stazione aeronavale Usa di Sigonella. “Dopo la festosa accoglienza e i saluti, i militari – affiancati dalle docenti di inglese – indossato l’abito di lettori di lingua inglese, hanno incontrato gli alunni delle scuole primaria e media per fare conversation nelle aule, un modo originale per instaurare un colloquio e uno scambio interculturale”, riporta diligentemente il cronista locale. “Un evento che ha rappresentato l’ennesimo esempio di attività alla prossimità e volontariato civico e ambientale dei militari americani (così come rientra nel loro modo di operare), un segno tangibile di presenza e lavoro nel territorio e in funzione sociale”.

Per i giovani del comprensorio di Niscemi, dove all’interno di una riserva naturale e in aperta violazione con le normative ambientali e urbanistiche sorge una delle più grandi installazioni per le telecomunicazioni delle forze armate degli Stati Uniti d’America, dal 2012 il Consolato generale di Napoli ha promosso congiuntamente all’Associazione americana degli insegnanti d’italiano un Sister School Program. “Il Dipartimento di Stato Usa – spiegano al Consolato – è interessato a stabilire un’interessante opportunità di scambio educativo e saremmo particolarmente grati nell’identificazione di una scuola superiore statunitense da gemellare con il Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Niscemi. Si tratta di un’iniziativa per migliorare le odierne relazioni Usa-Italia riguardo a specifici sforzi militari e diplomatici e favorire gli interessi reciproci”. Ignorando lo straordinario contributo di studenti e docenti alle campagne di mobilitazione contro l’installazione del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina Usa, il 29 febbraio scorso, il dirigente del liceo di Niscemi ha invitato gli allievi del 3° e 4° anno a concorrere al programma Youth Leadership indetto dal Consolato di Napoli. “Anche quest’anno è stato rinnovato l’invito per due studenti per partecipare al programma di scambio culturale nell’università dell’Indiana. Criteri di selezione: merito scolastico, attitudine alla leadership e propensione al volontariato”. Caso vuole che proprio a Indianapolis, capitale dello Stato dell’Indiana, all’8021 Knue Road sorge una delle principali sedi del colosso Lockheed Martin, la società che ha realizzato il MUOS. Lockheed ha progettato pure i famigerati cacciabombardieri nucleari F-35, alcuni dei quali in costruzione nel complesso Alenia di Cameri, meta qualche mese fa di un viaggio premio degli studenti dell’Istituto aeronautico di Ragusa, partiti da Sigonella per il Piemonte a bordo di un velivolo Atlantic del 41° Stormo dell’Aeronautica italiana.

Anche la buona scuola di Renzi & C. sta consolidando la subalternità dell’educazione formale alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici  interalleati. Ai musei e ai siti archeologici, presidi e docenti sembrano preferire sempre più numerosi le visite alle basi Usa e Nato “ospitate” in Italia in barba alla Costituzione o alle caserme, agli aeroporti e ai porti militari, alle installazioni radar e alle industrie belliche “nazionali”. Ci sono poi le videoconferenze con i militari in missione in Iraq, Afghanistan e Libano; le attività di formazione per gli studenti in campo storico-militare o di informazione sul bullismo e il cyberbullismo presso il centro dell’Aeronautica di Vigna di Valle (Bracciano); i mini-corsi di pilota con gli avieri della scuola dell’Aeronautica di Guidonia (Roma) o dei reparti di Istrana, Pescara e Cameri; le classi di vela per gli studenti “più meritevoli” delle superiori presso l’Accademia navale di Livorno, la Scuola militare “Morosini” di Venezia o a bordo delle unità della Marina nel Tirreno o nel Mediterraneo centrale; le corse campestri nei poligoni inquinati e inquinanti; gli orientamenti professionali, gli stage e le alternanze scuole-lavoro presso i consorzi industriali realizzati in ambito Nato per realizzare bombardieri, elicotteri, missili e altri mille sistemi di distruzione e di morte.

Merita certamente una menzione per l’alto profilo “educativo militare” l’ispezione a fine ottobre degli allievi dell’Istituto tecnico tecnologico “Leonardo da Vinci” di Viterbo all’aeroporto cittadino “Fabbri” e il successivo incontro con il personale del 1° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Antares” e i responsabili del progetto industriale del distretto tecnologico aerospaziale della Regione Lazio. “Ai giovani sono state illustrate tutte le novità tecnologiche, rimarcando, nel contempo, il ruolo educativo della scuola e lo stretto legame che intercorre fra crescita culturale, formazione ed istituzioni, anche alla luce dei progetti di alternanza scuola/lavoro previsti nella legge 107/2015 Buona Scuola”, riporta il comunicato emesso dall’ufficio stampa dell’Esercito. “Il 1° reggimento Antares ha ospitato la NH-90 Users Conference 2015, l’evento annuale organizzato dal consorzio industriale NHI e ciò ha permesso di offrire una panoramica tecnologica particolarmente ampia e qualificata nonché un’opportunità per i giovani studenti dell’indirizzo di Costruzioni Aeronautiche”. Per la cronaca, l’NH-90 è il cosiddetto NATO Helicopter per gli anni novanta, l’elicottero multiruolo medio-pesante sviluppato dal consorzio internazionale NHIndustries, costituito da AgustaWestland (Finmeccanica) e dalle aziende Eurocopter e Stork Fokker Aerospace. L’elicottero da guerra è stato acquistato a partire dal 2008 dall’Esercito italiano e dalle forze armate di Francia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, Australia, Nuova Zelanda, Oman, ecc.. L’Italia ha ordinato sino ad oggi 116 NH-90 per una spesa complessiva che ha abbondantemente superato i 3,2 miliardi di euro.

Proprio l’aeroporto militare di Viterbo, il 7 aprile scorso, ha ospitato un incontro-dibattito tra la ministra Roberta Pinotti e oltre 500 studenti delle scuole superiori della città. “Quello che svolgono le forze armate è un lavoro di protezione che spesso si conosce poco e si conoscono poco anche le esigenze finanziarie e le risorse che sono necessarie per tenere in piedi questa organizzazione vitale per il Paese”, ha esordito la ministra Pinotti. “Nell’addestramento dei nostri militari ci sono dei valori che sono davvero quelli di cui oggi abbiamo bisogno e la formazione militare è svolta a 360 gradi perché quando si opera nelle aree di crisi non ci si limita alla gestione della forza ma si deve dialogare e mediare con le popolazioni e le autorità locali. La diffusione della cultura della Difesa tra i giovani è un mezzo fondamentale per far sviluppare nelle future generazioni un maggiore senso civico e una maggiore consapevolezza dei propri doveri...”.

Per comprendere il ruolo svolto quotidianamente dalle forze armate per la “salvaguardia della legalità, la difesa delle libere Istituzioni e la sicurezza dei cittadini”, oltre 270.000 studenti italiani sono stati impegnati nel progetto Insieme per la Legalità, istituito quattro anni fa dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica (MIUR) in collaborazione con il Ministero della Difesa. Nel settembre 2014, le ministre Stefania Giannini e Roberta Pinotti hanno istituzionalizzato la partnership libro – moschetto sottoscrivendo un Protocollo d’Intesa che avvia una serie di iniziative “didattiche e formative” per gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, statali e paritarie, così da “favorire l’approfondimento della Costituzione italiana e dei principi della Dichiarazione universale dei diritti umani per educare gli alunni all’esercizio della democrazia e di una cittadinanza attiva a tutti i livelli del sistema sociale”. Con la circolare del 15 dicembre 2015, il MIUR ha specificato le iniziative per l’anno scolastico in corso e per quello 2016-1017 grazie a cui le forze armate occuperanno quasi tutti i campi disciplinari: dalla storia alle scienze, dalle nuove tecnologie al diritto, dallo sport all’educazione stradale.

Per celebrare i 70 anni della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, MIUR e forze armate hanno promosso il concorso Nazioni Unite per la pace: alunni e studenti possono presentare composizioni scritte o figurative, progetti multimediali e/o interattivi sulle “sfide relative alla sicurezza di tutti gli Stati”. “Le tracce proposte dal bando di concorso costituiranno l’occasione per una riflessione sulla più grande organizzazione intergovernativa mondiale, con particolare riferimento all’impulso che essa ha esercitato nel tempo e ancora oggi esercita (anche attraverso i suoi organismi, fondi e agenzie specializzate) nella cooperazione internazionale, in difesa dei diritti umani e della sicurezza internazionale”, riporta il comunicato a firma del MIUR e della Difesa. Negli elaborati – si legge ancora nel bando di concorso – gli studenti dovranno focalizzare la loro attenzione sul “contributo specifico fornito dai caschi blu dell’ONU, ivi compreso il concorso delle Forze Armate italiane in missioni di pace nelle aree di crisi, nella promozione e salvaguardia della stabilità e della pacifica convivenza internazionale”. Proseguiranno inoltre gli incontri tra studenti di ogni ordine e grado e il personale militare interforze fornito dai Comandi di Regione competenti a livello territoriale sui temi della Costituzione e della cittadinanza attiva, “con particolare attenzione al ruolo che le Forze Armate svolgono al servizio della crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese, nonché alla ricorrenza del centenario della Grande Guerra”.

Agli alunni delle scuole primarie è riservato un ciclo di lezioni di educazione stradale della durata di 8 ore, denominato La buona strada della sicurezza, sempre a cura di esperti con tanto di stellette. “Questo progetto sperimentale – spiega la circolare del MIUR – è finalizzato ad educare i bambini al tema della sicurezza stradale, incentivando il senso di responsabilità individuale e collettiva e uno stile di comportamento che pone al centro il rispetto per la vita e per la persona”. Per gli studenti delle classi IV e V delle scuole secondarie superiori ci sarà invece il concorso dal titolo Scuola: spazio al tuo futuro. La ISS: innovatio, scientia, sapientia. “Il Ministero della Difesa intende offrire la propria collaborazione anche nella realizzazione di progetti di prestigio e ad alta valenza istituzionale a favore dei giovani, in particolare promuovendo la partecipazione in attività formative di eccellenza”, si legge nel bando. “Attraverso il concorso, gli studenti verranno chiamati ad elaborare proposte di sperimentazione innovative (manufatti veri e propri e/o protocolli di sperimentazione), da portare a bordo della International Space Station (ISS) nazionale”. Quello relativo alla Stazione spaziale internazionale è certamente uno dei programmi più controversi e dispendiosi della recente storia mondiale: avviato nel 1998 dopo la firma di un accordo intergovernativo tra Stati Uniti d’America, Giappone, Canada, Russia e i Paesi europei membri dell’agenzia spaziale europea (ESA), l’ISS punta a sviluppare la ricerca e la sperimentazione scientifica e tecnologica in ambito civile-militare. Il contributo diretto italiano all’International Space Station è assicurato dall’Aeronautica militare, dalle industrie del settore aerospaziale e dall’Agenzia spaziale italiana, grazie soprattutto alle risorse finanziarie attinte dal bilancio annuale del MIUR. Ai primi tre classificati nella graduatoria di merito di ciascuna area tematica andranno rispettivamente 2.000, 1.000 e 500 euro, somme messe a disposizione da Thales Alenia Space S.p.A., azienda aerospaziale controllata dai colossi militari-industriali Thales e Finmeccanica, “partecipante al progetto anche in veste di tutorship tecnica”.

Contro il dilagante processo di militarizzazione delle scuole italiane, Pax Christi-Italia ha lanciato nel 2013 la campagna “Scuole smilitarizzate” per chiedere alle scuole primarie e secondarie di rifiutare ogni attività in partenariato con le forze armate, di esporre manifesti pubblicitari di queste ultime, di propagandare l’arruolamento o far sperimentare la vita militare, di organizzare visite a strutture riferibili ad attività militari e, di contro, di intensificare i progetti che consentano l’approfondimento della nonviolenza. “La scuola italiana da sempre si è mostrata sensibile alle forze armate e spesso piuttosto ancorata alla retorica militarista, naturalmente con la dovuta eccezione dei tanti insegnanti che si adoperano, per iniziativa propria, nella promozione di una cultura della nonviolenza”, spiega Antonio Lombardi di Pax Christi Napoli. “Nell’ultimo decennio la relazione scuola-forze armate ha avuto un’accelerazione che può essere letta attraverso due lenti: l’impegno esteso delle FFAA italiane in operazioni internazionali, che richiede personale addestrato a disposizione, e la sospensione della leva obbligatoria a partire dal 1° luglio 2005, che ha, di fatto, allontanato i giovani dalla conoscenza diretta – potenzialmente attrattiva – della vita militare. Ciò ha reso ancor più necessario cercare sempre nuove vie per attingere al mondo dei giovani e rifornire di personale la struttura militare. La scuola, pertanto, è stata vista come il luogo ideale per creare consenso intorno alla figura del soldato che porta la pace e della guerra come missione di pace. Anziché opporre un rifiuto in nome di una pedagogia della pace, la scuola ha aperto le porte alle forze armate violando il suo mandato di luogo in cui si educano i giovani a relazioni senza violenza e al rispetto della Costituzione”.

“Ogni volta che la scuola spalanca le porte a chi propaganda la guerra, tradisce la sua specifica missione educativa e non tutela la propria sopravvivenza ed efficienza”, aggiunge Lombardi. “È così che si è creato il paradosso di una scuola che, da un lato, denuncia giustamente i tagli continui cui è sottoposta, dall’altro collabora con quella struttura militare che ingoia somme faraoniche per i suoi strumenti di morte, sottratte all’istruzione”.

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