Milano ha dei nuovi padroni: Arabi del Qatar, Cinesi, Russi e Azeri.
Sono i nuovi grandi investitori dell’immobiliare meneghino. Cambia il
ritratto dei signori del denaro sotto la Madonnina. Ma chi sono i nuovi
padroni e che partita stanno giocando? Proviamo a studiarli
separatamente.
I Cinesi (Fondo Fosun International Ltd)
hanno comprato un simbolo storico della finanza italiana: Palazzo
Broggi di Piazzale Cordusio. Quando si parlava del Credito Italiano nei
telegiornali lo si chiamava “Piazzale Cordusio” per la sua sede. Ma non
c’è solo il mattone che riguarda i Cinesi. A Milano abbiamo la più
grande comunità cinese in Italia, che è una piattaforma di relazioni
economiche. C’è poi la sede del gruppo telefonico H3G e del gruppo
produttore di servizi tecnologici Huawei. Infine, la nuova società di
rating cinese Dagong ha scelto come sede europea Milano. Perché proprio a
Milano? Non potevano andare a Londra o Francoforte? Troppe cose tutte
insieme. Fa pensare una strategia paese che ha messo Milano nel mirino.
Gli Arabi del Qatar.
Nel 2012 i milanesi hanno visto in televisione un’insolita presenza
dello sceicco del Qatar alla prima della Scala (vedi l’articolo
precedente sull’importanza della Prima della Scala) insieme all'affascinante moglie. Sembrava solo un episodio esotico di vita mondana.
Invece, negli ultimi anni il Qatar Investment Holding ha acquistato
dalla Hines il complesso di Porta Nuova, l’Hotel Excelsior Gallia e il
palazzo del Credit Suisse vicino alla Galleria. E’ un piano di
investimenti immobiliari formidabile. Forse la ragione si trova nella
competizione in atto con gli altri Paesi arabi per guadagnare prestigio a
livello internazionale.
Continuiamo con i Russi.
Sono da tempo investitori abituali nel settore immobiliare, in cerca di
case e ville di prestigio (e complessi alberghieri come il Forte
Village in Sardegna), perché Milano è una piazza economicamente più
interessante, mentre Parigi, Berlino e Londra sono città politicamente
ostili ai Russi per la crisi internazionale in Ucraina.
Ma l’ultimo colpo di scena lo ha riservato una ex repubblica sovietica, l’Azerbaijan,
che attraverso il proprio Fondo Sovrano ha acquistato Palazzo Turati
(sede della Camera di Commercio). Cosa lega il Paese che si affaccia sul
Mar Caspio all’Italia? Risposta: un lungo gasdotto che dal giacimento
azero di Shah Deniz II attraversa la Turchia e l’Adriatico fino alle
coste pugliesi: il Trans Adriatic Pipeline (TAP). Un progetto strategico
nello scenario energetico europeo. Forse è ardito collegare i due
fatti, ma la successione temporale non è da sottovalutare.
I soldi non servono solo a comprare beni
o a realizzare buoni investimenti, ma anche fama e prestigio. Anche per
far vedere che si è ricchi e si conta qualcosa nel mondo. E Milano è il
luogo ideale per questo scopo, perché è la capitale economica e
finanziaria del Sud Europa e del Mediterraneo. La nostra rivale
Barcellona non è una capitale finanziaria (non ha la Borsa) e Marsiglia
non produce un PIL sufficiente, mentre tutte le altre città mediterranee
sono capitali regionali. Ma soprattutto è anche un grande palcoscenico
d’Europa. Quello che succede a Milano si viene a sapere in tutto il
mondo. Una grande operazione a Milano fa più notizia che a Berlino o
Vienna. Inoltre, lo shopping di lusso e la sua vocazione a insegnare al
mondo come ci si veste e si mangia, la rendono città modello per le
classi dirigenti di Paesi ambiziosi.
Questi grandi investimenti arabi,
cinesi, russi e azeri sono un indicatore efficace del valore della
città, ma anche una leva di sviluppo, non solo immobiliare. Non
dimentichiamo che la presenza di Cinesi, Russi e cittadini ex-sovietici,
che scelgono Milano rispetto a Parigi e Londra, ha salvato negozi del
centro e boutique del quadrilatero della moda, e contribuisce al
successo del Salone del Mobile e settimane della moda. E allora conviene
non trascurare i nuovi estimatori della città di Sant’Ambrogio.
Ecco alcune idee per amministratori pubblici e operatori economici per sostenere queste opportunità di crescita:
• Le procedure burocratiche per assumere impiegati di madrelingua
(Russo, Cinese, Arabo) extracomunitari sono una tortura per i datori di
lavoro. Non si potrebbe fare un accordo quadro tra il Comune e la
Prefettura, per ottenere processi più snelli e aiutare imprese ed
esercizi commerciali?
• La città è dotata di buone strutture per imparare il Russo, come
l’Associazione Italia Russia. Non è altrettanto facile trovare posti per
imparare il Cinese e l’Arabo. Lo studio di queste lingue andrebbe
incentivato, anche grazie a storiche istituzioni come le scuole civiche e
il Circolo Filologico.
• Milano è una capitale degli smartphone, per diffusione e l’uso assiduo che ne fanno gli italiani. Come mai non abbiamo una fiera di livello internazionale per questo settore? La più grande fiera europea della telefonia cellulare è la Mobile Conference di Barcellona. Bisogna creare a Milano un evento concorrente.
• Gli aeroporti milanesi sono il principale hub continentale europeo di EasyJet. Ethiad, controllata dall’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) ha comprato e salvato Alitalia. Le strategie del trasporto aereo sono un argomento forte nelle relazioni internazionali di una città. Siamo sicuri che vendere la SEA-Aeroporti di Milano (come vediamo scritto nei programmi di alcuni candidati sindaco di Milano) non sia una autocastrazione economica e politica poco intelligente?
Ugo Poletti
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