Confesso che lo slogan “Onestà! Onestà!”
mi ha sempre lasciato molto freddo ed ho... l’onestà di dirlo, anche a
costo di far infuriare gli amici del M5s che mi seguono. Non è che io
non apprezzi l’onestà come valore sociale, ma mi sembra una inutile
ovvietà che non ci sarebbe bisogno di dire.
Facciamo un esempio, che ne direste voi di un ristorante che esponesse questo cartello “Specialità del locale: l’Onestà. Noi non serviamo pesce avariato, non frodiamo il cliente sul prezzo e non cloniamo la sua carta di credito”. Fa un po’ ridere vero? Ma certo che non devi darmi roba andata a male e non devi clonarmi la carta di credito, è ovvio, però adesso vediamo se non scuoci la pasta e sai fare il risotto.
Capisco che nella vita politica, ormai,
sono più i ristoranti che ti servono roba marcia e ti fregano il
cappotto appeso all’attaccapanni che esercizi dove non lo fanno, e
capisco anche che la gente sia giustamente infuriata per questo, ma non è
un motivo per ridurre il dibattito politico all’esame dei certificati
penali. Anche perché, se un politico disonesto difficilmente sarà un
politico di alto livello (anche se pochi, ci sono anche riusciti) non è
affatto detto che un politico virtuosissimo, ma magari fanatico, poi non
si riveli un castigo di Dio (ed il nome di Robbespierre dovrebbe dir
qualcosa). L’onestà non è (e non può essere) un programma politico, ma
solo una precondizione necessaria da esigere da chiunque si candidi ad
un ruolo pubblico e che, se scoperto, deve essere mandato a casa, magari
con una sosta al carcere circondariale, lungo il percorso.
Ma, poi, detto questo, perché mai l’obbligo dell’onestà deve essere chiesto solo ai politici?
Ma perché, il banchiere che truffa la sua clientela, l’imprenditore che
corrompe, il manager che porta al fallimento la sua azienda mettendo
sul lastrico centinaia di famiglie, il magistrato che fa sentenze
compiacenti, il manager che allunga una tangente ad un emiro per avere
il petrolio, ma poi si fa girare il 10% sul suo conto off shore eccetera
eccetera, non meritano di essere sbattuti in galera e per lunghi
periodi di meditazione?
Immagino che voi tutti siate d’accordo e che
magari qualcuno pensa anche ad un capestro, però, diciamocelo, mentre
per i politici c’è attenzione e si fanno proposte di legge (anche il M5s ne
ha fatte), per tutto il resto si vede poco o niente (ed anche il M5s
tace in proposito). Ad esempio, se vogliamo spezzare le mani alla
finanza corsara, occorre una politica di revisione dei meccanismi
finanziari, mettere le mani nei bilanci, promuovere accordi
internazionali che limitino brutalmente i conti off shore, eccetera, ma
di questo io non sento parlare da nessuno. Anche sul piano penale ci
sarebbe da fare: ad esempio, se non altro sul piano psicologico, avrebbe
un bell’impatto proporre l’ergastolo per i reati finanziari, ma non
vedo nessuno che lo fa.
Poi, il dovere di onestà riguarda solo i decisori ed i colletti bianchi?
Credo che sarete d’accordo con me nel dire che osservare i propri
doveri d’ufficio (quanti pubblici dipendenti non lo fanno?), non frodare
i clienti (anche qui: quanti commercianti sono in regola? E gli
amministratori di condominio?), non fare l’obiettore di coscienza agli
aborti in ospedale per andare a fare gli aborti nelle cliniche private
che pagano profumatamente, non fare testimonianze compiacenti o
reticenti, ecc. siano altrettanti comportamenti da osservare. E qui il
discorso si allarga, perché qui, molto più che le misure penali serve la
prevenzione e soprattutto la formazione culturale.
Soprattutto, chiediamoci: cosa significa essere onesti?
Certamente, ordinariamente, l’osservanza delle leggi è un requisito
fondamentale della persona onesta. Ma siamo sicuri che legalità ed
onestà coincidano? Ci sono molti obblighi legali ai quali disobbedire è
moralmente lecito e talvolta obbligatorio: ad esempio, nascondere un
evaso non è cosa moralmente giusta in generale, ma se si stratta di un
ebreo dal campo di concentramento, voi che dite? Ma, soprattutto ci
sono molti comportamenti perfettamente legali ma moralmente discutibili:
quante truffe commerciali o bancarie sono legali? L’insegnante che fa
quello che i regolamenti gli chiedono, ma non dedica ai suoi studenti
l’attenzione che sarebbe loro dovuta, ha ottemperato davvero ai suoi
obblighi? Siamo sicuri che un politico che accumula posti di potere,
senza avere la competenza necessaria per il suo compito, sia più onesto
di un altro che prende tangenti ma è competente?
E, per andare su un piano un po’ più
astratto, parliamo di come si distribuisce la ricchezza. Immagino saremo
tutti (o quasi) d’accordo sul fatto che le retribuzioni siano funzione
anche del livello di preparazione del lavoratore, del grado di
responsabilità raggiunto, dei rischi che questo comporta eccetera. Per
cui è ovvio che la paga di un manovale sia inferiore a quella del suo
amministratore delegato. Ma entro quali limiti? Ad esempio, se il
divario fra l’uno e l’altro è di 1 a 9.000 è accettabile? E non mi
venite a dire che questo è funzione del valore prodotto, perché poi
dovreste dirmi come si fa a misurare la quota di valore apportato dai
lavoratori dipendenti rispetto a quella dell’amministratore delegato. Eppure mai come in questa epoca le diseguaglianze sociali sono diventate
così abissali. E’ giusto (e quindi “onesto”) tollerarle? Ed è giusto ed
onesto che prosegua la politica di land grabbing che sta togliendo la
terra ai popoli africani?
Come si vede il problema è molto più
serio e complesso di quanto un po’ semplicisticamente non faccia pensare
quello slogan. Ed allora, per piacere, piantiamola con le banalità e parliamo di cose serie, anche se questo non significa chiudere gli occhi
sulle ruberie di un ceto politico di morti di fame genetici.
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