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17/07/2016

La tappa turca della guerra senza limiti

La sera dell’annuncio del tentativo di colpo di stato in Turchia, quando ancora i contorni della vicenda erano piuttosto incerti, una giornalista di Russia Today, il canale russo all-news in lingua inglese, ha chiesto a una analista militare che veniva intervistata via Skype nel suo studio di Washington: “vedi legami tra quello che è accaduto in Turchia e l’attentato di Nizza?”

La risposta è stata interlocutoria ma la domanda rimane. Naturalmente non c’è alcun complotto globale, frutto di un disegno esoterico, che dispone di attentati oggi e di colpi di stato domani lungo tutta l’Europa. Lo stesso esercito turco, come si è visto nelle ore successive alla dichiarazione di colpo di stato, non è più quella entità compatta che operò tre golpe nel proprio paese tra il 1960 e il 1980. E infatti si è visto: la popolazione scesa in piazza era del partito di Erdogan e, da quello che si è potuto guardare sui media o sui social, l’isolamento sociale dei golpisti è sembrato palese. Quello che è accaduto, e che sta accadendo, non è solo l’effetto della situazione interna turca. Ma, oltre a quello, di un più generale movimento tellurico che riguarda il medio oriente e che, inevitabilmente tocca anche la Turchia.

Commentando la strage di Nizza scrivevamo che il massacro del 14 luglio era effetto di una guerra senza limiti che si dava “nel complesso in un vasto triangolo che ha come vertici la Libia come lo Yemen e il nord della Siria” e aveva come posta in gioco la ridefinizione di “confini, traffici, reti di potere politiche, quotazioni di borsa, controllo del cyberspazio che ha effetto su quelle zone”.

Ora, considerando che la Turchia è interessata, più che all’information warfare, ad una tipologia di controllo del cyberspazio, quella della censura su youtube e twitter, possiamo dire che è palese che la terra di mezzo tra Europa ed Asia sta pienamente in questi processi di ridefinizione. Con le caratteristiche ibride della guerra senza limiti: l’attore statale turco non ha un comando ed una natura coerenti, e si è visto proprio con l’emergere del colpo di stato. Inoltre la Turchia vive la proliferazione di una serie di attori non statali, privati, sovranazionali, ibridi che si adattano benissimo alla categorie della guerra senza limiti: quelle di poter essere armi da guerra oltre la pura dimensione del campo di battaglia. Era poi evidente che con il Medio Oriente in piena, caotica, ridefinizione anche la Turchia avrebbe subito delle metamorfosi. Gli stessi emendamenti di Erdogan alla costituzione turca, che già crearono rumors di colpo di stato nel marzo di quest’anno, fanno parte di questo processo di ridefinizione della Turchia al mondo esterno, lo costituzionalizzano. La Turchia per farsi egemone in Medio Oriente pensa, come fa da tempo, di islamizzarsi. Tenendo un legame con l’occidente che è sempre più di puro calcolo, quando questo è possibile, e sempre meno legato ad un processo di integrazione con l’Europa (dei 33 capitoli di trattativa per l'entrata turca in Ue ne risultato bloccati almeno più della metà, mentre solo due recentemente sono stati riaperti). E, come sappiamo se l’integrazione con l’Europa deve essere la Ue, quindi il disastro liberista, è anche comprensibile come la bilancia politica turca penda verso una maggiore islamizzazione del paese.

Se il Medio Oriente è scosso, e l’Europa vacilla è evidente che la Turchia non poteva non risentirne, anche nei conflitti che riguardano l’assetto interno, proprio perchè paese anello di questi due mondi. Ne è uscito fuori un tentativo di golpe che è parso isolato dalla società, quanto comprensibile nelle frizioni interne all’esercito in una situazione controversa. Altri effetti chiari: una possibile legittimazione di una nuova ondata repressiva per il partito di Erdogan, un crollo della lira turca che avrà conseguenze su altre guerre, quelle finanziarie, visto, ad esempio, che la Turchia è destinazione del 10 per cento dell’export italiano. Già, perchè c’è poi l’altro conflitto che la Turchia sta perdendo: quello legato alla produzione di ricchezza, dovuto al rallentamento dell’economia. E che rende più controverse e difficili da governare le controversie interne, dalla giustizia sociale alla questione curda, come il posizionamento in Europa e in Medio Oriente. Le scosse della guerra senza limiti – che si combatte sul campo, in borsa, con attori formali e informali anche senza coerenza o persino dialogo tra questi soggetti – sono quindi di una intensità che raggiunge la Turchia come Nizza. Con eventi diversi, non paragonabili tra loro. Ma l’origine della crisi – che sta tra la ridefinizione convulsa del Medio Oriente a quelle dei modi di produrre ricchezza – è simile. E simile la durata dei conflitti: senza fine.

Nel frattempo Nizza e la Turchia finiscono, in miriadi di immagini e testimonianze, sui social media. I soggetti che registrano di tutto in questa guerra senza limiti.

Redazione, 16 luglio 2016

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