Quanto è accaduto stamattina suona davvero come l’inaugurazione, in pompa magna, della linea dura che il ‘nuovo’ governo Rajoy – una fotocopia di quello vecchio – appena varato a Madrid con la complicità di Ciudadanos e dei socialisti, intende adottare nei confronti delle rivendicazioni catalane di autodeterminazione.
Alle sette di questa mattina alcuni Mossos d’Esquadra in borghese hanno suonato alla porta della giovane sindaca del comune catalano di Berga, Montse Venturós, l’hanno arrestata e l’hanno condotta in tribunale per ordine di un magistrato. L’accusa: aver più volte disobbedito ai giudici rifiutando di rilasciare una dichiarazione in qualità di indagata per violazione delle leggi dello stato e per non aver ottemperato all’ingiunzione di ritirare l’estelada, la bandiera indipendentista, dal balcone del suo municipio. Non è la prima volta che la giovane sindaca si è rifiutata di obbedire ai tribunali spagnoli in Catalogna da quando la militante della Cup, il movimento della sinistra indipendentista radicale, è stata eletta. Nei suoi confronti, presso il Tribunale di Giustizia della Catalogna (TSJC), sono aperte altre due inchieste.
Il 17 ottobre, dopo essersi rifiutata per l’ennesima volta di comparire davanti al tribunale, in una lettera aperta ai suoi concittadini aveva scritto: “Ribadisco la mia volontà di non sottrarmi alla sfida con lo Stato. L’indipendenza la conquisteremo dimostrando che la legittimità del voto popolare viene zittita e negata da una legalità che è espressione di una minoranza”. In seguito la Giunta Comunale espresse il proprio sostegno alla disobbedienza della prima cittadina ricordando che la decisione di esporre la bandiera catalana indipendentista venne adottata in seguito al voto della maggioranza dei consiglieri comunali il 6 settembre del 2012.
A difesa della militante della Cup – Candidature d’Unità Popolare, sinistra anticapitalista – si sono schierate praticamente tutte le formazioni regionaliste e indipendentiste catalane, a partire dai Democratici di Catalogna (come si chiama ora il partito di Mas e Puigdemont, ex Convergenza Democratica di Catalogna), secondo il quale la sindaca “stava solo compiendo la volontà democratica del popolo”. La presidente del Parlament, l’assemblea regionale catalana, Carme Forcadell, ha espresso il proprio totale appoggio a Venturós: “né la giudiziarizzazione della politica né i tribunali impediranno ai catalani e alle catalane di decidere il proprio futuro”.
Anche la sindaca di Barcellona Ada Colau – a capo di una coalizione che unisce Podem, le sinistre federaliste catalane e alcune formazioni locali di centrosinistra – ha voluto esprimere il proprio sostegno all’esponente della Cup: “contro la giudiziarizzazione della politica, in difesa della libertà di espressione e della solidarietà municipale: totale appoggio alla sindaca” ha scritto su Twitter.
Benet Salellas, deputato regionale della Cup, ha attaccato la polizia autonoma catalana – alla quale la formazione da mesi chiede espressamente di non obbedire agli ordini provenienti dalle istituzioni statali che siano in contrasto con la volontà popolare e i principi democratici – ed ha ricordato a Madrid che “in questo paese è in atto un processo di de-connessione irreversibile (dallo Stato Spagnolo, ndr)”.
In alcuni municipi catalani, durante la mattinata di oggi, è stata rimossa la bandiera spagnola e innalzata quella catalana in segno di solidarietà e complicità con la sindaca di Berga. Questa mattina si è tenuto un primo presidio, che ha visto la partecipazione di circa 200 persone, davanti al tribunale dove Montse Venturós era stata condotta dagli agenti. Nel pomeriggio di oggi, alle 19, numerose manifestazioni sono state indette in altrettante città dei Paesi Catalani.
Ai magistrati che la interrogavano, la sindaca di Berga ha risposto affermando di aver esposto la estelada sul balcone del proprio municipio anche durante i due ultimi appuntamenti elettorali per obbedire ad un mandato popolare e democratico. Rivolgendosi ai manifestanti che la aspettavano al di fuori del tribunale ha definito il suo arresto “un attacco assolutamente antidemocratico contro il popolo catalano”. Il deputato regionale Benet Salellas, che è anche il legale difensore della sindaca, ha spiegato che all’origine dell’operazione repressiva c’è una denuncia dell’estrema destra, in particolare di un gruppuscolo fascistoide che si chiama “Società Civile Catalana”, al quale però la magistratura ha deciso di concedere attenzione e legittimazione.
L’esponente della sinistra indipendentista ha attaccato i partiti al governo nella Comunità Autonoma – Democrates de Catalunya ed Esquerra Republicana de Catalunya – per la loro ambiguità rispetto all’invito alla disobbedienza e alla ‘deconnessione’ nei confronti delle istituzioni dello Stato Spagnolo lanciato e praticato dalla Cup: “ci dicano se stanno con la magistratura spagnola o se invece difendono gli eletti indipendentisti”. Inoltre la Cup ha ribadito il suo invito al ‘ministro’ catalano degli Interni e ai Mossos d’Esquadra affinché smettano di obbedire agli ordini ingiusti e di carattere politico provenienti da Madrid. Una richiesta alla quale il Dipartimento degli Interni della Generalitat ha risposto affermando che i Mossos non possono fare altro che “servire la legalità, far rispettare le leggi ed obbedire ai tribunali”.
La vicenda sta evidenziando un’enorme differenza di approccio e concezione tra la sinistra anticapitalista catalana e le formazioni di centrodestra e centrosinistra che pure si dicono indipendentiste ma che non hanno alcuna intenzione di intraprendere la via della disobbedienza, istituzionale e di massa, che pure era inclusa all’interno della “dichiarazione solenne di rottura” con la Spagna votata da tutti i consiglieri indipendentisti del Parlament il 9 novembre dello scorso anno.
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